venerdì 16 settembre 2016

16 09 06 Serve o vale?
A cosa serve? A niente. Allora, cosa vale? Attenti, può darsi che valga moltissimo. A che serve un bel tramonto? O un'alba trepidante di luce sorgiva? Servono ad essere belli. A che serve la bellezza? Non serve ad altro, non porta a nessun risultato. Oppure, per un momento, ci fa toccare il cielo con un dito, ci fa assaggiare un granello di quella sempre inarrivabile felicità. Non serve: è.
La bellezza è il risultato. A che serve essere onesti? Ad essere onesti. Questi sono punti di arrivo del mondo. La logica strumentale attraversa le cose e le azioni, e le abbandona, senza arrivare mai a casa. La logica ammirativa riposa ed esulta nello scopo raggiunto. A che serve cucinare e tenere bene la casa? Oh, è chiaro: serve molto bene a vivere bene. A che serve curarsi? A restare sani, è ovvio. Così una quantità di nostre continue azioni. Ma ciò che ottengono finalmente non serve: regna.
La vita compiuta è sempre un passo ancora in là, ma quando ne raggiungiamo un piccolo momento, la nostra azione non serve più: siamo arrivati, esultiamo, siamo nella pace, sentiamo il piacere.
Il bello, il giusto, il buono, il vero sono inutili per la mentalità funzionale, perché non producono altro che se stessi. Una cosa che “funziona” non è ancora il compimento della vita. La tecnologia, se diventa tecnocrazia riduce il mondo ad un mezzo. Per quale fine? Se non c'è risposta a questa domanda, l'uomo non c'è ancora, deve ancora nascere, e anche lui è solo uno strumento. Gira in tondo senza uscita, carico di strumenti così tanto utili che sono inutili. Siamo molto poveri nel tipo di vita oggi imperante: abbiamo tutto e non abbiamo niente. Ma questo non è del tutto vero: tanta gente sa ammirare un albero, un ruscello, un fiore, e gustare una musica. Almeno vorrebbe. Magari corre chilometri all'impazzata per un momento a guardare il mare. Ma è questo che desidera, anche se lo inzacchera di chiasso. Anche se la pubblicità gli ha distorto i sensi. L'umanità è in cammino perché è disperatamente scontenta.
E. P.

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