venerdì 8 maggio 2020

La guerra (non santa) a papa Francesco

La guerra (non santa) a papa Francesco

Enrico Peyretti    (22 aprile 2020)

Le chiese cristiane, anche nel dialogo profondo con le altre religioni, danno oggi un contributo di civiltà umana e spirituale, quindi un respiro, come ogni ricerca del vero, del buono, del giusto, del bello. Aiutano le persone a non annegare nel funzionalismo, come puri strumenti, tra il mito e la paura del futuro. Forse proprio per questo sorgono opposizioni dure contro il risveglio evangelico, e in particolare contro l'azione di papa Francesco. Qui raccolgo alcune osservazioni da varie persone attente, su questa vera e propria "guerra al papa", condotta da determinate forze. Nella divulgazione televisiva, questa "guerra" è stata documentata da Rai3 in Presa diretta il 13 gennaio e in Report il 20 aprile 2020.

1- Teologia imperiale statica, o teologia della sottomissione
Una prima osservazione legge la contestazione al papa come opposizione teologica. Per una certa teologia, Dio deve essere un riferimento di sicurezza e di ordine, perciò la sua legge è tutta definita e definitiva, il male è ben individuato: Dio lo punisce, e anche la società deve vietarlo e punirlo. Non c'è bisogno di comprendere di più e meglio la parola di Dio, dobbiamo solo eseguire. È un tradizionalismo angusto e statico, mentre la tradizione viva e vitale è dinamica, cammina e cresce.
Francesco, col vangelo di Gesù, presenta Dio come padre di misericordia che tutti ama, accoglie e sempre perdona e rianima, e ispira larga fraternità. Per quegli avversari, ciò è causa di disordine, licenza, disobbedienza. Pensare che «la Scrittura cresce con chi la legge» (Gregorio Magno) e che «il genere umano passa da una concezione piuttosto statica dell'ordine, a una concezione più dinamica ed evolutiva» (Concilio, GS 5), per loro è allontanarsi da una verità tutta già vista e posseduta.
È pur vero che quella teologia usata contro Francesco, ha avuto un peso storico: Dio visto come "fondamento dei troni" (lo denunciava Ernst Bloch), ragione ultima delle gerarchie del mondo, sorvegliante dei sottomessi e giudice definitivo e terribile. Quella teologia oggi è utilizzata da poteri politici ed economici diversi, ma uniti in questa lotta. Essi sanno bene che il vangelo è pericoloso per la loro pretesa assoluta e sovrana, perché crea dignità umana e libertà di coscienza. J. B. Metz opponeva religione "borghese" a religione "messianica".
Quei poteri, che producono disastri sociali e ambientali, temono di essere contestati anche moralmente, e allora cercano di sostenersi con ragioni alte, anche religiose, facendole pesare sopra strati popolari culturalmente indifesi. Si armano di strumenti di influenza e fanno un rozzo uso politico di una religione superstiziosa, miracolistica, addomesticante, con l'apparenza di un valore tradizionale.


2. Teologia nazionalistica
Tra le forze anti-Francesco, c'è anche quel tradizionalismo identitario, quella religiosità etnica, nazionalista, diffusi nell'Europa orientale e in Russia, che si presenta anche con rozze ricadute italiane nella destra nazional-fascista, nell'ideologia populista del "prima noi", nel razzismo che disprezza le diversità e i bisogni altrui, verniciando tutto ciò di religione nazionale.
La religione etnica simil-cristiana intende risalire alla chiamata divina del "popolo eletto", Israele, come se l'elezione fosse "selezione", mentre è invece un incarico, una missione verso tutti i popoli, ai quali infatti si allarga il messaggio di Gesù, come già annunciavano i profeti ebraici.


3. A-teologia tecnocratica
Nemico di Francesco è anche quel "progressismo relativistico", ultracapitalistico e laicistico, delle imprese multinazionali, aziende e gruppi economici, di cui hanno scritto Nello Scavo nel libro I nemici di Francesco e Sergio Paronetto in Papa Francesco: l'uomo più pericoloso al mondo. A quella posizione si può ricondurre il progetto "transumanista" (v. L. Manicardi, Memoria del limite). Leggo Thierry Magnin, in Munera (www.muneraonline.eu ) n. 3/2019, Transumanesimo, una sfida alla finitezza umana. È l'idea di potenziare l'essere umano, fino a superare la mortalità, in base ad un paradigma tecnocratico e utilitaristico, nel dominio del mondo. La tecnoscienza salverà gli umani, liberandoli da tutti i limiti. La tecnica con la sua potenza diventa una filosofia dell'esistenza, e il progresso umano consiste nella massima prestazione tecnica ed economica. L'essere umano vale in quanto funzionante con forza sul mondo e le cose.
Questa idea dell'uomo è molto lontana non solo dalla visione cristiana, ma dalle grandi sapienze umane antiche, simili nella loro varietà, che hanno prodotto le civiltà diverse e sorelle nella storia umana. Si vedano gli studi sul "consenso etico tra culture" o ethos mondiale, di Bori, di Kueng, Kuschel, Boff, espresso nell'universale "regola d'oro".
In queste antiche provate sapienze, l'uomo è umile e grande: è carne, anima, spirito. La vita umana è materia viva, è anima sensibile e intelligente, è ricerca e accoglienza del mistero più grande. La riduzione della persona umana a razionalità funzionale, che fa uso economico delle persone, si scontra con le culture dei valori oltre l'utile, e quindi anche con il messaggio evangelico. Oggi chi porta più chiaramente questo messaggio è papa Francesco: così libera l'anima e lo spirito delle persone, che invece il progetto tecnocratico vuole usare come pedine della produzione materiale potente.
Dunque, contro il papa non c'è solo un tradizionalismo angusto, ma anche un "progressismo" tecnocratico. Questo concetto di potenza dei forti e abili non sopporta la critica evangelica delle dure diseguaglianze sociali, e non riconosce che tutti i popoli siano un'unica famiglia umana, invece di competere duramente nell'efficientismo. Queste forze, insieme a un certo clero e notabili ecclesiastici, conducono campagne mediatiche miliardarie per fermare, nel prossimo conclave, la chiesa di Francesco: meno gerarchica, più fraterna e sinodale (che vuol dire "camminare insieme"), solidale con tutta l'umanità.
Dunque, fanno guerra al papa non solo tradizionalisti, ultraconservatori, o fascisti che strumentalizzano la religione, ma uomini moderni dei centri di potere. Tutti questi non sopportano un papa che rappresenta esigenze di giustizia contrastanti con i loro progetti.
Ateismo tecnocratico, umanesimo autosufficiente e potente, si oppongono alle religioni autentiche, cioè alla coscienza sia del limite umano (la pandemia dovrebbe insegnarci qualcosa) sia della liberazione spirituale, che ci fa crescere insieme nella pace e giustizia, la possibile felicità di tutti. La vita spirituale contesta l'homo oeconomicus, perché propone valori non monetizzabili sul mercato competitivo.

4. Teologia capitalistica della prosperità
Papa Francesco ha denunciato subito l'economia oggi imperante: «Questa economia uccide» (Evangelii Gaudium, n. 53). Questo giudizio è imperdonabile per chi intende la vita come commercio e utilità. È motivo sufficiente per abbattere papa Francesco, e a questo scopo tutto serve, la religione passiva, la calunnia, l'utilitarismo, il materialismo come lo spiritualismo, le trame di palazzo e di curia, la potenza politica, l'accusa di eresia e paganesimo, la corruzione... e anche la proposta di un cristianesimo più allettante di quello di Gesù Cristo. Tutto serve.
Ecco allora che la destra statunitense, sia cattolica sia "evangelicale", propina a tutto spiano una “teologia della prosperità”, ossia la dolce dottrina per cui la ricchezza è segno della benedizione divina. Questa era anche un'idea giudaica che prosperò sino all'epoca di Gesù, il quale però indica i poveri come prediletti da Dio, e denuncia il pericolo della ricchezza non condivisa.
Soltanto nella parabola del ricco Epulone ("mangione") e del povero Lazzaro, in Luca 16, l'Ade, che è il luogo di tutti i morti, compare come terribile luogo di fuoco, a punire il ricco egoista. Il fuoco compare anche in Matteo 25 per coloro che rifiutano di soccorrere il prossimo bisognoso. Gesù usa il linguaggio corrente del suo ambiente, ma il suo messaggio non dice che Dio tortura ferocemente in eterno i peccatori di egoismo (come dirà poi l'immagine tradizionale dell'inferno), ma dice che la loro vita finisce nel nulla, come il fuoco distrugge ciò che tocca. L'Ade infuocato è un severo ammonimento pedagogico contro la ricchezza opulenta: altro che benedizione o benevolenza divina! La "teologia dell'opulenza" della destra cristianoide statunitense (che ha prodotto Trump), è l'opposto della evangelica "teologia della liberazione", o teologia popolare della dignità e del riscatto dei poveri.
È importante questo aspetto: la guerra a papa Francesco non è solo teologica-morale, ma è anche teo-politico-imperiale. Cioè, la potenza materiale (Mammona) va contro lo spirito di umanità e libertà, che è il vangelo, predicato da Francesco. Non attacca tanto una dottrina cristiana, ma la carità e umanità operante: la guerra a Francesco è guerra ai poveri, perciò al vangelo dei poveri. È la stessa guerra che clero e impero fecero a Gesù. Perciò la memoria della sua passione è "sovversiva" (J. B. Metz). È sempre la guerra del tempio-palazzo contro la strada di tutti, contro la fede e il culto «in spirito e verità», che Gesù insegna alla Samaritana, in Giovanni 4, rivelandosi a lei come messia. Gesù realizza e supera la religione, così come la carità realizza e supera la legge. «In spirito e verità», scriveva Bori, unisce la dimensione verticale (Dio è oltre ogni immagine, si trova solo nello spirito) e quella orizzontale (Dio si trova nella giustizia), e supera, compiendola, la questione di quale sia la vera religione. L'accusa a Francesco di non essere vero cristiano e papa è falsa e malevola, perché - con la pazienza di non abbandonare nessuno, di stare in mezzo al gregge, di farsi anche condurre, di avere l'odore del gregge – egli procede davvero al fedele compimento graduale, per processi e non strappi, del vangelo di Gesù nel mondo di oggi.

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