martedì 6 febbraio 2018

Una dichiarazione di fede (25 giugno 2015)
Ad  una corrispondente, che non conosco di persona, in una lista mail, ho risposto con questa che mi è venuta una specie di dichiarazione di fede. La comunico agli amici che ne fossero curiosi.
Ciao, Enrico
Cara Luisa, ti ascolto volentieri, anche - anzi! - quando mi correggi! Credo bene alla gioia che hai sentito con l'unzione degli infermi. All'occasione sarei contento di riceverla. Non disprezzo i sacramenti, i riti. Anch'io ho studiato teologia, per 4 anni all'Università Gregoriana, col titolo finale di licenza. Ma oggi (avrò 80 anni a ottobre), mi preoccupo meno dell'ortodossia, della dottrina, del culto, e sto - cerco di stare - attaccato allo Spirito vivo nella vita vissuta. Ero diventato prete e ho voluto essere laico, uno del popolo. Partecipo attivamente ad una piccola comunità ecclesiale "periferica". Non credo in una speciale sacralità dei preti. Non mi pento del presbiterato, e ancor meno di averlo lasciato, in pace con la chiesa e col mio vescovo di allora, Pellegrino. Ho parlato con papa Giovanni e con papa Montini, che mi conosceva da tempo, non coi successori, mai visti da vicino, perché non ne ho avuto né cercata l'occasione. Della gerarchia dico: non senza, non contro, non sotto. Rispetto vescovi e papi, amo Francesco, ma non dipendo da loro. Sono sia cattolico che protestante, e interreligioso. Ho tanti amici non credenti. Ho frequentato Bobbio e scritto un libro con  39 lettere sue e molti colloqui. Credo nel sacramento diffuso (che siano 7 o 700, fa lo stesso), nello Spirito che "replevit orbem terrarum", nella chiesa che è tutta l'umanità (diceva don Michele Do), nel sacerdozio universale, nella "pluralità delle vie" (Pier Cesare Bori, con Pico della Mirandola) su cui Dio viene a noi, e noi a lui, nelle varie religioni e anche non-religioni. Certo, credo soprattutto a Gesù, che è luce piena venuta a me, come a te, ma so che riflessi diversi dell'unica luce sono dappertutto. Non confondo luci e nebbie. C'è anche il male, ma il Bene (nome più vero di Dio) è all'Origine e alla Meta. Ti ho scritto in libertà, voglio rispettare e amare le differenze. Ti sono grato di questa occasione per una sintetica dichiarazione personale di fede. Oggi non sono nessuno, salvo marito, padre, e soprattutto nonno, alunno di 4 nipotini. Lavoro nella cultura di pace. Soffro molto per le violenze che ci offendono tutti nelle vittime. Tutto il male è nel dominio. Al di sopra di questi momenti scuri, e altri tristi (muoiono sempre più spesso gli amici, oggi Renato Solmi) oso dire che sono felice. Io ti ringrazio tanto. Forse siamo coetanei, o quasi. Certamente "amici di mail". Un abbraccio, Enrico

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