lunedì 9 novembre 2020

 

20 11 06 [ Versione migliorata ] Incanto e disincanto

Si parla di disincanto per dire la scristianizzazione, e in generale l'uscita dall'illusione religiosa, dalla religione come illusione, quindi la desacralizzazione della società. Cerco in Google alla voce "disincanto" e trovo: <<Liberazione da, o cessazione di, uno stato d’incantesimo; condizione di chi è ormai privo d’illusioni: ormai pensa al passato con disincanto>>

Dunque, uscita da un "incanto". Quando avviene che ci “incantiamo”? che cosa ci incanta? “Incanto” viene definito etimologicamente anche come invocazione di mali spiriti, per dominare un soggetto, mediante canti, canzoni, cantilene magiche. Il soggetto incantato è ammutolito, la sua voce e la sua ragione libera è tacitata dagli effetti di un'altra voce dominante, con poteri nuovi e segreti, che lo "incanta".

Così, la "vendita all'incanto", alcuni la spiegano col latino "in quantum?", cioè: “fino a quale prezzo” offri? Non so valutare se sia una etimologia fondata.

Però c'è un altro significato di incanto: io resto incantato davanti ad una eccezionale bellezza, della natura, o di una persona fisica, o di un'opera d'arte, di una musica. Resto incantato, cioè ammutolito: taccio. Oppure canto, parlo un linguaggio che non avevo, che non fa parte della vita normale, quotidiana. Non sono passivo, ma molto attivo nel recepire quella bellezza, che mi sovrasta beneficamente, questa volta, non maleficamente come nell'incantesimo dominante. Ora sono incantato, nel senso che non ho più da chiedere altro, ed esulto, sono saziato nei miei più alti desideri, non mi muovo perché non ho più bisogno di nulla. Ho già tutto. Non sono dominato, ma liberato, portato ad identificarmi con un valore di bellezza.

Si tratta di quella "attenzione" (Simone Weil) per cui tutta la bellezza e la verità in questo incantesimo vengono a me, indipendentemente da altre loro manifestazioni, ad altre persone, o a me in altri momenti. Per cui Simone arriva a dire: "Ogni religione è l'unica vera", come ogni quadro di grande bellezza è tutta la bellezza per me, mentre lo ammiro. Non nego altre bellezze, ma non ne cerco altre. L'ammirare sostituisce la parola: nell'ammirare taccio, ma ho udito e visto, ho risposto, ho comunicato, ho cantato.

Allora, incanto, disincanto, non sono solo un inganno o una liberazione dall'inganno: l'incanto può essere una vera esperienza di vita, di valori della vita; e l'uscire da questo incanto cercandone uno più luminoso è pure una esperienza positiva, di ricerca, di nuova luce, non di annullamento.

Per tornare al punto iniziale: le religioni sono illusioni, o esperienze di qualche valore? Per l'una o l'altra persona, possono essere l'una o l'altra cosa. Non sono certezze afferrabili e inoppugnabili. La stessa bellezza artistica può incantare te e non dire nulla a me. Ma nemmeno possono essere identificate, le religioni, come pure e semplici illusioni. La famosa frase di Marx, "la religione è l'oppio dei popoli", può signficare che è molto utile per addormentare la coscienza del popolo e dominarlo meglio; e può significare anche - diceva Ernesto Balducci - che il popolo oppresso e sofferente si anestetizza il dolore con l'oppio, per soporavvivere, ma quindi reagisce, agisce, ha una volontà.

La consapevolezza di una unità di significato in tutta la realtà, che mi permette di viverne con un senso tutti i momenti, e non subirne alla cieca i casi, e di inserirmi personalmente attivo in questo significato, questa consapevolezza è illusione o realtà? La verifica sarà nell'esistenza. Se in quella religione senti più sensata la tua vita, con uno scopo positivo, allora sei "incantato" (nel senso migliore) da questa verità e bellezza. Se non fai questa esperienza positiva, ti liberi da quella proposta religiosa e cerchi un significato più valido della tua vita. Sarai disincantato da una illusione non valida per te, ma potrai forse rinunciare a cercare un significato, possibilmente una bellezza, che ti appaghi? Chi non rinuncia, e non si appaga di poco, cerca una luce incantevole. Se sei vivo hai diritto a vivere. Il desiderio è seme di luce.



E. P.

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