venerdì 8 marzo 2019

19 03 08 + Matteo 9, 14-15 + Il tempo dello sposo

[14] Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?".
[15] E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

Gesù ha appena detto (vv. 11-13) "Misericordia io voglio e non sacrificio", in risposta ai farisei sacndalizzati percbhé mangia insieme a pubblicani e peccatori. Ha detto che non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Ed ecco i discepoli di Giovanni, maestro di severo ascetismo, scandalizzati anche loro perché i discepoli di Gesù non digiunano come fanno loro (in questo si accomunano ai farisei, forse più formalisti), non fanno sacrifici, non sono in lutto per il mondo perduto nel male. Gesù non ignora lo stato del mondo, sa che verrà il tempo del sacrificio inflitto dagli avversari, ma ora non è il momento; ora lo sposo - che è lui stesso portatore della gioia del vangelo, e dell'unione nuziale del Padre con l'umanità - è con chi lo segue, ora è giusto festeggiare queste nozze. Parole giuste per noi cristiani che, da una tradizione di quaresima tutta penitenza nella cenere, più che preparazione alla Pasqua, siamo passati ad ignorare la qualità dei diversi tempi, sia il tempo gioioso dello sposo sia il tempo della perdita, in un piattume di vita veloce segnata quasi solo dagli avvenimenti esteriori che si accavallano su di noi.

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