D
I F E S A S E N Z A G U E R R A
BIBLIOGRAFIA
STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE
a
cura di Enrico
Peyretti
>>>
Ultimo aggiornamento parziale e correzioni 2
febbraio 2014 <<<
Questo
testo sostituisce i
precedenti ed è sostituito dai successivi.
«Gli
storicisti debbono riconoscere che sul piano storico non è vero
che
il nonviolento perde sempre e il violento vince sempre, se è
vero
che i partigiani giudei antiromani furono sopraffatti e venivano
crocifissi,
e solo si vendicò magnificamente su Cesare uno di questi
crocifissi
che era per la nonviolenza, e anche Spartaco e i suoi non
vinsero
affatto; mentre Gandhi ha vinto senza toccare un capello
ai
soldati inglesi e alle loro famiglie nell’India, e William Penn,
quando
si presentò con i suoi amici quaccheri ai pellirosse, e senza
alcuna
arma, i capi gettarono via le proprie armi, e sorse uno stato
di
pace, a differenza di tutti gli altri dell’America del Nord.
Esistono
vittorie senza violenza».
Aldo
Capitini, La
nonviolenza oggi,
Milano, Edizioni di Comunità 1962,
ora
in Aldo Capitini, Le
ragioni della nonviolenza,
Antologia degli
scritti
a cura di Mario Martini, Pisa, Edizioni ETS 2004, p. 136.
«Esiste
una storia della nonviolenza, che è anche la storia delle lotte
contro
la violenza degli “uomini irragionevoli”. È sorprendente che
questa
storia non abbia maggiormente attirato l’attenzione degli
uomini
“ragionevoli” che raccomandano e giustificano la violenza».
Jean-Marie
Muller
Il
principio nonviolenza. Una filosofia della pace
Edizioni
Plus, Pisa University Press, 2004, p. 297
Questa bibliografia non è una
bibliografia generale sul pacifismo e sulla nonviolenza, ma soltanto
sui casi storici che ho potuto reperire di difesa di diritti umani e
di diritti dei popoli, e di liberazione da tirannie, senza uso della
violenza armata. Essa comprende fino ad ora circa 60 gruppi di libri,
opuscoli, articoli, nella prima parte e circa 20 nella seconda. Ogni
gruppo indica per lo più diversi titoli, che quindi arrivano ad
essere alcune centinaia.
Questa
raccolta è sempre in
corso di completamento e aggiornamento.
È nata come appendice ad una mia relazione Possibilità
del pacifismo nonviolento,
tenuta al Centro Studi Piero Gobetti, di Torino, in dialogo con
Norberto Bobbio, il 21 gennaio 1994. Una redazione aggiornata alla
primavera 1995 è comparsa, insieme a quella relazione, su
Testimonianze n.
376, giugno-luglio 1995, pp. 7-26. Un aggiornamento al marzo 1996 è
stato pubblicato in appendice alla mia lezione dell'aprile 1995, La
Resistenza civile nelle ricerche storiche,
in Fascismo-Resistenza-Letteratura,
I Quaderni del Museo Nazionale del Risorgimento, n. 2, Torino 1997,
pp. 61-87. Una breve presentazione delle principali opere indicate
nella presente bibliografia e dei relativi casi storici è contenuta
in un mio articolo dal titolo Nonviolenza
pubblicato in Effe,
rivista delle librerie Feltrinelli, n. 9, estate 1998, pp. 35, 37,
39. La bibliografia, aggiornata a quella data, è pubblicata anche
nell’Annuario di
pace, Italia/maggio
2000-giugno 2001, ed. Asterios, Trieste 2001, pp. 339-352 ed è
comparsa più di una volta nel quotidiano telematico La
nonviolenza è in cammino (nbawac@tin.it).
Una selezione della bibliografia è pubblicata in Assessorato
all’Istruzione, Regione Campania, Ponti
di pace sul Mediterraneo,
Agenda 2004, a cura di Giuliana Martirani, Edizioni Qualevita, Torre
dei Nolfi, AQ, 2003. Una versione ridotta è uscita in appendice al
volume di Jean-Marie Muller, Il
principio nonviolenza. Una filosofia della pace,
editrice Plus, Pisa University Press, 2004. Intera, e via via
aggiornata, la bibliografia si dovrebbe trovare ora (ma non sempre
nella versione più aggiornata) nei seguenti siti:
http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=63
http://www.serenoregis.org
(e anche direttamente cliccando in Google “Difesa senza guerra”)
Questa
bibliografia raccoglie elementi di quella storia delle lotte
nonarmate e/o nonviolente, alternative alla violenza in conflitti
politici acuti, alla cui scoperta un ramo della cultura di pace sta
lavorando in questi anni. Dico nonarmate
le lotte che fanno a meno delle armi per una ragione di fatto, per
impossibilità o convenienza, e nonviolente
le lotte che fanno questa scelta per una ragione di principio, pur
potendo usare le armi. Anche le prime, comunque, dimostrano le
possibilità e la relativa efficacia delle lotte condotte con l'arma
semplice e potente della noncollaborazione popolare ad un potere
ingiusto. Queste possibilità è dimostrata anche nei casi in cui
giuste rivoluzioni nonviolente hanno avuto in seguito delle
involuzioni per altri versi negative.
La dominante ideologia della
violenza ha di fatto ignorato queste forme di resistenza e di
liberazione, facendole apparire impossibili. Per quanto possa essere
difficile, quel che è fatto è possibile. Ma anche se non vi fosse
alcuna esperienza efficace di lotta nonviolenta, sarebbe un dovere e
una necessità inventare oggi questa lotta, per chi vuole affermare
la giustizia senza contribuire all’ingiustizia.
Oltre
a singoli ricercatori, lavorano alla storia della pace istituzioni
come quella diretta a Harvard da Gene Sharp (vedi sotto), come il
Council on Peace Research in History, in Usa, lo European Working
Group on Peace Research in History, lo Instituto de la Paz y los
Conflictos de la Universidad de Granada, España. I "racconti di
pace" presenti in tante culture sono punto d'appoggio per
immaginare, volere, costruire la pace (cfr Elise Boulding, Inventare
futuri di pace, Ed.
Gruppo Abele, Torino 1998). Tutto questo lavoro dovrà poter
modificare la cultura della difesa ancora dominante, ristretta
sull'esclusivo e riduttivo modello armista del monopolio militare.
La
prima parte
(p. 3-15) di questa bibliografia indica le opere
generali o riguardanti
momenti storici diversi, la seconda
(p. 16-22) le opere relative alla Resistenza
al nazismo e al fascismo.
L'ordine è, per quanto possibile, quello di pubblicazione. La
documentazione sulle lotte nonviolente di una determinata regione, o
problema, può trovarsi indicata in più di una delle voci di questa
bibliografia. Si consiglia di cercare col programma “trova”: per
esempio Palestina, palestinesi, oppure Kossovo (o Kosovo), oppure
diritti civili.
Quasi
tutti i lavori indicati si possono consultare presso la biblioteca
(forse la più ricca in Italia su pace, nonviolenza, ecologia) del
Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13,
10122 Torino, tel 011/53.28.24, fax 011/51.58.000; e-mail:
info@serenoregis.org
; http://www.serenoregis.org.
A questi indirizzi (o a quello del curatore:
enrico.peyretti@gmail.com)
sarà gradita ogni segnalazione che integri l'attuale aggiornamento.
Ringrazio i molti ricercatori che in tante occasioni mi hanno
indicato opere a cui non sarei arrivato da solo.
Evidenzio con asterisco * i
lavori che mi sembrano di maggiore importanza. (e.p.)
I
- OPERE GENERALI
O
SU CASI DIVERSI DALLA RESISTENZA 1939-45
1.
Aldo Capitini, Le
tecniche della nonviolenza,
parte IV, Feltrinelli, MIlano 1967 (ripubblicato da Linea
d'Ombra, 1989).
Riporta casi storici da Roma antica repubblicana, al Sudafrica
1900-1910 e 1952, all'India 1917-1947, alla Norvegia 1940-43. Altri
casi storici significativi, Capitini elenca nel brano citato in
epigrafe, tratto da La
nonviolenza oggi,
Milano, Edizioni di Comunità 1962.
1
bis. Mulford
Q. Sibley,
The
quite
battle
- Writings
on
the
theory
and
practice
of
non-violent
rsistence,
pp.386. Beacon
Press, Boston, 1963. Sibley era professore di scienze politiche
all'Università del Minnesota e un forte oppositore della guerra
prima di Galtung e Sharp. Il libro è notevole per la ricchezza di
documenti allegati ad ogni personaggio/evento (segnalazione di Piero
P. Giorgi).
2.
Thich Nhat Hahn - Cao Ngoc Phong, La
lotta non-violenta del buddismo nel Vietnam,
Città Nuova Ed., Roma 1970.
*
3. Jean-Marie Muller, Il
vangelo della nonviolenza,
Prefazione di Matteo Soccio, Ed. Lanterna, Genova 1977 (1969).
L'Autore analizza la resistenza morale francese all'occupazione
nazista consistente nella noncooperazione col nemico, come
mirabilmente esemplificata da Vercors (pseudonimo di Jean Bruller,
1902-1991), in Le
silence de la mer (Ed.
de Minuit, Paris, 1942, ora in Le Livre de Poche, n. 25, ed. Albin
Michel, 1951; traduzione italiana Einaudi, Torino, numerose edizioni
a partire dal 1945). Muller esamina poi altri casi storici: gli
insegnanti norvegesi sotto il governo filo-nazista di Quisling, la
resistenza danese all'occupazione nazista, gli avvenimenti della
Cecoslovacchia nell'agosto 1968, le lotte operaie con metodi
nonviolenti in vari momenti storici.
*
4. M.K. Gandhi Teoria e
pratica della nonviolenza (a
cura di Giuliano Pontara), Einaudi, Torino 1973 e seguenti; ediz.
economica Einaudi 1996, col saggio introduttivo di Pontara su Il
pensiero etico-politico di Gandhi riveduto
e rinnovato, nel quale l'Autore, a p. CXXIX, elenca otto serie di
esempi storici di lotte nonviolente nel '900 in ogni parte del mondo,
già registrati in altri punti di questa bibliografia. Libro
fondamentale, dal punto di vista storico utile soprattutto per il
caso indiano, ma anche per gli interventi di Gandhi sugli altri
grandi conflitti.
5.
AA.VV., Difesa popolare
nonviolenta, atti del
convegno di studio di Verona, ottobre 1979, Ed. Lanterna, Genova
1980. Casi storici del '900 - Germania, Paesi scandinavi, Olanda,
Cecoslovacchia, Algeria, India, Vietnam, Iran - nelle relazioni di
Soccio e Drago. Casi di lotte sociali, antimilitariste, antinucleari
in Italia nei lavori delle commissioni.
*
6. Theodor Ebert, La
difesa popolare nonviolenta,
Ed. Gruppo Abele, Torino 1984 (originali 1967-1982). Analizza i
seguenti casi: Berlino 1920, Ruhr 1923, Danimarca 1940-45, Norvegia
1940-43, Finlandia 1948, Berlino 1953, Ungheria 1956, Cecoslovacchia
1968, Polonia dal 1980.
7.
Jacques Semelin, Per
uscire dalla violenza,
Ed. Gruppo Abele, Torino 1985 (1983). Casi considerati: Kady (Urss)
1937, testimonianze di generali nazisti nella 2a guerra mondiale,
Norvegia 1942, Cecoslovacchia 1968, Italia 1974, Argentina 1977, Iran
1979, Polonia 1980, Irlanda 1916-1976 e 1981, opposizione di Sacharov
1981.
*
8. Gene Sharp, Politica
dell'azione nonviolenta,
3 volumi, Ed. Gruppo Abele, Torino 1985, 1986, 1996 (1973).
-
Nel vol 1°, Potere e
lotta, cap.III,
pp.133-136, Sharp propone sette spiegazioni del fatto per cui
gli storici hanno trascurato ed ignorato questo genere di lotte.
Egli presenta la teoria del potere come consistente essenzialmente
nell'obbedienza dei sottomessi. Questa teoria ha illustri precedenti,
p. es. Etienne de la Boétie con Tirannia
servitù volontaria,
pubblicato tra il 1546 e il 1550. Ciò permette di vedere le
possibilità di controllo nonviolento del potere mediante la gestione
del proprio consenso da parte della società consapevole.
-
Nel vol 2°, Le
tecniche, Sharp elenca
198 tecniche osservate nella storia di tutti i tempi e luoghi, per
ognuna delle quali colleziona numerosi casi storici; si tratta dunque
di una raccolta, pur sommaria, di molte
centinaia di realtà
storiche di nonviolenza attiva in luogo della guerra. Da
oltre 30 anni Sharp promuove questa ricerca nel Program on Nonviolent
Sanctions in Conflict and Defense at the Center for International
Affairs, Harvard University.
9.
W.H.Conser, R.M.McCarthy, D.J.Toscano, G. Sharp, Resistance,
Politics, and the American Struggle for Independence, 1765-1775,
Lynne Rienner Publishers 1986, Boulder, Colorado, 580 pages.
10.
Johan Galtung, Gandhi
oggi, Ed. Gruppo
Abele, Torino 1987. Vi si trovano riferimenti ad altre lotte oltre
quelle condotte da Gandhi.
*
11. Johan Galtung, Palestina-Israele.
Una soluzione nonviolenta?,
Ed. Sonda, Torino 1989 (1989). Insieme a scritti precedenti la prima
Intifada (1987), il libro contiene una riflessione su questa lotta
(violenza limitata, ma non ancora nonviolenza) e un'intervista e
scritti di Mubarak Awad, il "Gandhi palestinese", promotore
di lotte nonviolente, cittadino di Gerusalemme Est, espulso da
Israele nel '69 e nell'88. Sulla componente nonviolenta dell'Intifada
e il ruolo delle chiese cristiane: Paolo Naso, Come
pietre viventi,
Immagini e testimonianze dei cristiani palestinesi, Claudiana, Torino
1990. Su Mubarak Awad e lo stato attuale delle correnti nonviolente
in Palestina: Francesca Paci, La
non violenza è viva,
in La Stampa,
22 agosto 2003. (Vedi sotto, il n. 58).
*
12. Sull’importantissimo contributo del movimento femminile e
femminsta ai metodi nonviolenti di lotta:
-
Birgit Brock-Utne, La
pace è donna (titolo
che non rende bene l'originale Educating
for Peace. A Feminist Perspective,
Pergamon, New York 1985), introduzione di Elisabetta Donini, Ed.
Gruppo Abele, Torino 1989. Descrive, dopo l'azione culturale e
organizzativa di Bertha von Suttner (pp. 63-70) e le organizzazioni
femminili per la pace, alcune tipiche lotte nonviolente condotte da
donne (fino al 1985, data di pubblicazione dell’originale): per la
pace in Irlanda del Nord, 1976; contro le armi nucleari e per la pace
in Danimarca, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Norvegia, Svezia,
1979-1981; contro le violenze della dittatura militare e
l'occupazione delle Malvine, le Madri della Plaza de Mayo in
Argentina, dal 1977; contro l'installazione missilistica di Greenham
Common, in Galles, dal 1981; contro le esercitazioni militari nella
terra shibokusa, in Giappone, dal 1982; contro la corsa al riarmo le
Donne Australiane per la Sopravvivenza, dal 1983; contro il
Pentagono, simbolo di tutte le violenze maschili, donne statunitensi
nel 1981; contro l'apartheid le donne sudafricane fino dal 1913,
1943, 1952, 1956, 1981 (pp. 72-88).
-
Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne
disarmanti. Storie e
testimonianze su nonviolenza e femminismo, Editrice Intra Moenia,
Napoli 2003. Oltre la riflessione problematica sulla predisposizione
delle donne alla nonviolenza, il libro – con contributi delle
maggiori studiose e guide delle lotte femminili - richiama anche
esperienze storiche e contiene un manuale di comportamento per
l’azione diretta nonviolenta.
-
Si veda anche il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia.
13.
Jan Zielonka, Political
Ideas in Contemporary Poland,
Gower Publishing Group, Aldershot UK, 1989. Volume
ricco di informazioni storiche sull’esperienza nonviolenta di
Solidarnosc.
14.
Steven Duncan Huxley, Constitutionalist
Insurgency in Finland,
SHS, Helsinki, 1990, sulla resistenza non armata dei finlandesi alla
Russia nell’800.
*
15. Su Islam e nonviolenza: Eknath Easwaran, Badshah
Khan, il Gandhi musulmano,
Ed. Sonda, Torino 1990 (1984). Il volume è ripubblicato nel 2008 con
prefazione di Elvio Arancio e Luisa Mondo, e Postfazione di Nanni
Salio. Anche popolazioni guerriere e feroci come i Pathan della
Frontiera indiana, musulmani, seppero adottare la nonviolenza contro
le repressioni molto violente del dominio inglese. Il loro leader,
Abdul Ghaffar Khan, trovò nella sua fede islamica l'ispirazione alla
nonviolenza. Gandhi osservò che proprio il violento coraggioso nella
difesa di diritto e dignità è il più disponibile a capire e vivere
la "nonviolenza del forte". Una seconda edizione di questo
volume è comparsa nel 2008 con una postfazione di Nanni Salio.
-
Chaiwat Satha-Anand, Islam
e nonviolenza, ed.
Gruppo Abele, Torino 1997. L'autore, studioso thailandese, musulmano,
in questo libro, in cui sostiene la speciale attitudine della cultura
islamica all'azione nonviolenta (nonostante fenomeni contrari vistosi
ma limitati), narra ed analizza (pp. 24-31) un'azione nonviolenta nel
Pattani (Thailandia) nel 1975.
Sulla rivoluzione
nonviolenta in Iran nel 1978-1979, posso segnalare:
-
Il n. 22 della collana Quaderni
della DPN, col titolo
Resistenze civili: le
lezioni della storia
(ed. La Meri-diana, Molfetta 1993, pp. 163) è la traduzione della
seconda edizione 1989 di Les
leçons de l'histoire. Résistances civiles et défense populaire
non-violente, in Les
dossiers de Non-violence Politique,
n. 2, che illustra ampiamente numerosi casi storici di lotte
nonviolente (vedi sotto, al n. 23), tra cui anche Iran 1978-79. La
traduzione italiana purtroppo esclude anche le tre ampie pagine 81-83
della rivista francese che descrivono il sollevamento popolare in
Iran 1978-1979, il quale, opponendosi senz'armi all'esercito (in quel
tempo il quinto al mondo per potenza) per lunghi mesi, portò infine
alla cacciata dello Scià senza compiere alcuna violenza, sebbene col
sacrificio di centinaia di vittime della repressione. Solo dopo il
ritorno dell'ayatollah Khomeiny dall'esilio in Francia ci furono
violenze civili e statali. Queste pagine, tradotte da Simona Di
Raimondo, dei Traduttori per la Pace, sono disponibili nel mio
computer per chi le richiede.
-
David Morrison, Philip Taylor, Shastri Ramachandaran, Media,
guerre e pace, Ed
Gruppo Abele, Torino 1996. Nella seconda parte del libro (I
mezzi di comunicazione come risorsa per la pace),
Ramachandaran, nel paragrafo I
mezzi di comunicazione dei popoli
(pp. 132-146), esamina in breve, sotto questo specifico aspetto, il
caso Iran 1979, insieme a vari altri casi storici. Sull'Iran,
l'Autore scrive, alle pp. 138-139: «La più sorprendente rivoluzione
basata sui mezzi di comunicazione del popolo – la cosiddetta
"stampa di bazar" - per ironia qualificata "anti-moderna”
è l'esperienza iraniana».
-
Mouna Naïm, La fuite
du chah d'Iran, su Le
Monde, 18 gennaio
1999, e col titolo Vent'anni
dopo, su
Internazionale,
19 febbraio 1999.
-
Ryszard Kapuscinski ha scritto sull'Iran Sha in
Shah (Feltrinelli, 2001). Nell'anno drammatico della
rivoluzione, Kapuscinski, il grande viaggiatore, è in Iran per uno
dei suoi più brillanti e memorabili reportage, in cerca di risposte:
come avviene la rivoluzione in Iran? Quali sono le sue origini? Quali
saranno gli esiti? E riesce a temperare la complessa ricostruzione
storico-giornalistica con un'appassionante capacità narrativa.
-
Sulla vicenda iraniana ha scritto anche Foucault. Devo ancora
rintracciare le indicazioni precise dei suoi scritti.
-
Ho riunito alcuni miei scritti sull'argomento Islam, pace,
nonviolenza in E. Peyretti, La
politica è pace, ed.
Cittadella, Assisi 1998, nei capitoli Islam
e pace, p. 124, Studi
su Islam e nonviolenza,
p. 127, Uomini di pace
nell'Islam, p. 131.
-
Mahmoud Mohamed Taha (1909 o 1911- 1985, Il
secondo messaggio dell'Islam,
Emi, Bologna 2002. Taha, detto il Gandhi del Sudan, imprigionato
dagli inglesi, fu condannato e impiccato come eccessivo riformatore
dell’Islam. Il nuovo messaggio è per lui quello della prima fase
del Profeta, alla Mecca, libero dalle compromissioni con le esigenze
politiche del periodo di Medina, perciò più spirituale e teso alla
pace del musulmano «con sé stesso, con il suo Signore, con ogni
essere e ogni cosa».
-
Ramin Jahanbegloo, Leggere
Gandhi a Teheran, I
libri di Reset, Ed. Marsilio 2008. L’autore, filosofo iraniano,
incarcerato per 5 mesi nel 2006, lavora oggi alla Toronto University,
Canada. La sua interpretazione politica di Gandhi ispira una versione
del pluralismo che unisce la libertà alle tradizioni spirituali
dell’oriente.
-
Cfr anche il n. 24 di questa prima parte della bibliografia, sulla
resistenza nonviolenta della popolazione albanese del Kossovo, in
gran parte musulmana.
-
Cfr anche il n. 59 sulla resistenza civile della popolazione al
terrorismo islamista in Algeria.
16.
Voce Lotte sociali
nonviolente, stesa da
Giorgio Giannini per L'abecedario
dell'obiettore, a cura
di Diego Cipriani e Guglielmo Minervini, Ed. La meridiana, Molfetta
1991, pp.82-89.
*
17. Sulle lotte nonviolente per i diritti civili negli Stati Uniti il
libro a cura di Paolo Naso, L'altro
Martin Luther King,
Claudiana, Torino 1993, contiene un'ampia bibliografia.
-
Powerful
Days. The Civil Rights Photography of Charles Moore,
Yexu by Michael S. Durham. Introduction by Anfrew Young. Stewart,
Tabori & Chang. N. York, 1984.
-
The
Power of the People.
Active
Nonviolence in the USA.
Edited by Robert Cooney & Helen Michalowski, New Society
Publishers, Philadelphia 1987.
-
King.
A filmed Record Montgomery to Memphis,
Arte G.E.I.E., 2/a rue de la Fonderie, F-67080 Strasbourg Cedex. In
inglese con sottotitoli in francese, la videocassetta rende
direttamente i grandi discorsi di M.L. King e mostra dal vivo sia le
grandi manifestazioni, nel loro spirito e nei metodi organizzativi,
sia gli episodi di repressione.
-
Una pagina di bibliografia su Martin Luther King è comparsa in
Cahiers de la
Réconciliation, n.1,
1998.
*
18. Sulle esperienze e ricerche di riconciliazione nella verità e
giustizia, senza violenza, nei conflitti profondi, troviamo anzitutto
lavori sul caso della lotta contro la segregazione razziale in
Sudafrica, poi su altri casi nel mondo:
-
Eugenio Melandri, I
protagonisti, Emi,
Bologna 1984, contiene anche un breve profilo di Albert Luthuli.
-
Michael Cassidy, Politics
of Love,
con introduzione di Desmond Tutu, Hodder & Stoughton, London
1991.
-
Steve Biko, Black
Consciousness in South Africa,
edited by Millard Arnold, Vintage Books, New York 1979.
-
Mary Benson, Nelson
Mandela, biografia,
ed. Agalev, Bologna 1988. Il capitolo 9 di questo libro descrive la
separazione di Mandela da Luthuli, il capo spirituale e politico del
movimento nero, sulla strategia di lotta, proprio nel 1961, quando
Luthuli ricevette il premio Nobel per la pace per la cinquantennale
tradizione nonviolenta dell'ANC (African National Congress); Mandela
decise di adottare dapprima il sabotaggio, che non comportava perdita
di vite umane, e poi anche la lotta armata, pur rispettando l'impegno
di Lutuli per la nonviolenza
-
Ruth First,
Un mondo a parte. 117 giorni,
Oscar Mondadori, Milano 1989
-
Allan A. Boesak, Se
questo è tradimento, sono colpevole,
Claudiana, Torino 1989. Sono discorsi e studi, del periodo 1979-1989,
del pastore nero della Chiesa Riformata Missionaria Olandese, che si
è opposto all'ideologia giustificatrice dell'apartheid su basi
teologiche, dominante in quella chiesa, fino ad ottenerne la condanna
da parte dell'Alleanza Riformata Mondiale, di cui Boesak è stato
presidente.
-
Per un avvio alla conoscenza di Nadine Gordimer, Vivere
nell'interregno,
Feltrinelli, Milano 1990.
- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà, libro autobiografico, Feltrinelli, Milano 1995.
- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà, libro autobiografico, Feltrinelli, Milano 1995.
-
Johan Galtung, Giurisprudenza
di riconciliazione in Sudafrica,
"Lectio
magistralis" nell'Università di Torino, 16 gennaio 1998, sulla
Commissione Verità e Riconciliazione presieduta da Desmond Tutu. Il
testo è pubblicato in inglese col titolo After
the Violence: Truth and Reconciliation? South Africa, Latin America:
Reflections on a New Jurisprudence,
sul Notiziario dell'Università di Torino L'Ateneo
, Anno XIV, n. 5,
novembre-dicembre 1998, pp. 17-22; testo italiano presso il Centro
Studi Sereno Regis di Torino. Galtung indica nell'esperienza
sudafricana la possibilità di una modifica della concezione del
processo penale nel senso di ridurre la violenza punitiva dello stato
e di ricostruire il rapporto umano e sociale tra reo e vittima.
-
Marcello Flores (a
cura di), Verità senza
vendetta. L'esperienza
della commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione,
manifestolibri ed., Roma 1999. L'ampia introduzione del curatore
premessa al rapporto finale della commissione, mostra, nella storia
del Sudafrica, il carattere violento tanto della repressione
governativa quanto della lotta anti-apartheid condotta in un secondo
tempo dall'African National Congress, ma indica l'originaria
ispirazione nonviolenta data all'ANC da Albert Luthuli negli anni '50
e '60 (p. 21); mostra la duplice de-escalation della violenza per
merito di De Klerk e Mandela dal 1990 (pp. 16-17). Nel rapporto della
commissione, introdotto dal presidente, il vescovo anglicano Desmond
Tutu, si vede la scelta di evitare la "giustizia dei vincitori"
e di basare la riconciliazione della società sulla base della verità
e della dignità restituita alle vittime, dell'amnistia personale in
cambio della verità e ammissione di colpa, piuttosto che sulla base
della pura giustizia retributiva.
-
Antonello Nociti, Guarire
dall'odio, Franco
Angeli editore, Milano 2000: lo straordinario insegnamento del
Sudafrica per costruire una pace interrazziale, che è problema della
nostra società.
-
A.M. Gentili, A. Lollini, L’esperienza
delle Commissioni per la verità e la riconciliazione: il caso
sudafricano in una prospettiva giuridico-politica,
in G. Illuminati, L. Stortoni, M. Virgilio (a cura di), Crimini
internazionali fra diritto e giustizia,
Torino, Giappichelli 2000, pp. 163-215.
-
Desmond Tutu, Non c’è
futuro senza perdono,
Feltrinelli, Milano 2001: "Fare giustizia non significa punire
bensì risanare" (p. 119-120). Arcivescovo anglicano di Città
del Capo e protagonista nella vicenda, Tutu racconta intensamente e
documenta l’esperienza sudafricana dall’apartheid alla
riconciliazione. Dello stesso autore e protagonista di questa
vicenda, si veda pure: Anch'io
ho il diritto di esistere,
Queriniana, Brescia 1985; e Anche
Dio ha un sogno,
L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2004.
-
Alejandro Bendaña, Charles Villa-Vicencio, La
riconciliazione difficile.
Dalla guerra a una pace sostenibile, Ed Gruppo Abele, Torino 2002. La
prima parte del libro, stesa da Villa-Vicencio, direttore
dell’Institute for Justice and Reconciliation di Cape Town,
analizza con acume critico l’esperienza sudafricana.
-
Enrico Peyretti, Una
giustizia ricostruttiva: la Commissione Verità e Riconciliazione in
Sudafrica, in
Minorigiustizia,
rivista interdisciplinare di studi giuridici, psicologici, pedagogici
e sociali sulla relazione fra minorenni e giustizia, n. 1-2/2002
(minorigiustizia@dag.it
), Pinerolo, febbraio 2003, pp. 214-222. Si tratta di una relazione e
ulteriore riflessione attuale sul caso sudafricano e le indicazioni
che offre. Ho ripreso e aggiornato queste considerazioni nello
scritto Sul processo
“Verità e Riconciliazione” in Sudafrica per uscire dalle
violenze dell’apartheid,
seguito da schede sui film che trattano questa vicenda, nel libro
collettivo Teoria e
pratica della riconciliazione,
Edizioni Qualevita 2009, pp. 39-50.
-
Danilo Franchi, Laura Miani, La
verità non ha colore,
Aguzzini e vittime dell’apartheid testimoniano alla Commissione per
la verità e la riconciliazione sudafricana, Edizioni Comedit 2000,
Milano 2003. In 200 pagine su 270 il libro riporta ventuno
drammatiche testimonianze rese alla Commissione, più alcuni
documenti tra cui le conclusioni di Desmond Tutu, presidente della
TRC.
-
Nell’aureo libretto di Carlo Maria Martini e Gustavo Zagrebelsky,
La domanda di
giustizia, Einaudi
2003, (una serie di Note
a margine ho
pubblicato in il
foglio, n. 307,
dicembre 2003, p. 6), il secondo dei due Autori dedica grande
attenzione alla vicenda sudafricana (pp. 28-40), che valorizza
acutamente. Egli fornisce anche una breve bibliografia, grazie alla
quale integro la presente:
-
R. A. Wilson, The
Politics of Truth and Reconciliation in South Africa. Legitimizing
the Post-Apartheid State, Cambridge
University Press, Cambridge 2001.
-
T. Groppi e X. Philippe, La
Démocratie imparfaite en Afrique du Sud,
in S. Siccardi (a cura di), Le
democrazie imperfette,
Giappichelli, Torino 2002.
-
Missione oggi,
mensile dei missionari saveriani, n. 6/2004, giugno-luglio 2004, è
tutto dedicato (pp. 3-47) agli atti del convegno Verità
e Riconciliazione. Lezioni dal Sudafrica,
Brescia, 8 maggio 2004, con relazioni di Massimo Toschi, Michael
Lapsley, Valerio Onida, e altri, con indicazioni bibliografiche e
sitografiche.
-
Il film di John Boorman In
my country, (2004),
racconta questa vicenda sudafricana, ed esprime bene, incarnato da
diversi personaggi, il civile concetto africano di Ubuntu,
che significa senso di umanità, sentire gli altri come se stessi.
Pur col legittimo carattere celebrativo di epopea nazionale, il film
rende correttamente il singolare lavoro della Commissione Verità e
Riconciliazione, attraverso toccanti storie personali di vittime e di
aguzzini, ora posti faccia a faccia, e sono storie fedeli ai
documenti. Il film può servire bene a far conoscere al grande
pubblico la nuova via sudafricana alla giustizia, nella
trasformazione dei conflitti.
-
A numerose altre ricerche e azioni di riconciliazione è dedicato un
numero della rivista teologica Concilium,
n. 5/2003 (www.queriniana.it)
. La prima parte tratta di esperienze in Perù, Nepal, Australia,
Stati Uniti e Canada (popoli nativi), America Centrale; la seconda
parte contiene riflessioni di autorevoli rappresentanti di buddhismo,
induismo, ebraismo, cristianesimo; la terza parte offre articoli
sulla prospettiva delle Nazioni Unite, sul processo di
riconciliazione sociale, sulla religione come risorsa di
riconciliazione, sull’amore dei nemici nelle lotte sociali. Una
conclusione fa il punto sul movimento verso una cultura di
riconciliazione.
19.
Trasforming Struggle. Strategy and Global Experience of Nonviolent
Direct Action, published
by the Program on Nonviolent Sanctions in Conflict, Harvard
University, 1992, pagg.142. Il
libro è recensito da Chiara Pent in IPRI
Newsletter n.10, marzo
1994 (IPRI, Italian Peace Research Institute, via Garibaldi 13/a,
10122 Torino, tel 011/53.28.24).
20.
AA.VV. La nonviolenza
come strategia di mutamento sociale,
Cedam, Padova 1992. Alcuni dei saggi di tipo empirico raccolti in
questo volume (altri saggi sono teorici) riguardano casi studio di
lotte nonviolente.
*
21. Il Comitato Scientifico dell'IPRI per la DPN (Progetto Nazionale
di Ricerca sulla Difesa Popolare Nonviolenta, Comitato Scientifico,
via S. Giovanni Maggiore Pignatelli 14, 80134 Napoli, tel
081/55.10.286, fax Antonino Drago 081/239.45.08) ha pubblicato gli
atti di quattro dei cinque Convegni nazionali di ricerca, nei quali
ricorrono anche esempi storici di lotte popolari nonviolente:
-
Una strategia di pace:
la difesa popolare nonviolenta (1°
convegno, Boves, novembre 1989), a cura di A. Drago e G. Stefani, Ed.
Fuori Thema 1993;
-
La difesa popolare
nonviolenta in Italia e nelle crisi internazionali (3°
convegno, Bologna, nov. 1991), a cura di Gino Stefani, Ed. Fuori
Thema 1992;
-
Per un modello di
difesa nonviolento: che cosa ci insegna il conflitto nella
ex-Iugoslavia, (4°
convegno, Vicenza, nov.1994), a cura di A. Drago e M. Soccio,
Editoria Universitaria, Venezia 1995.
-
La difesa della pace
con mezzi civili, (5°
convegno, Roma, 4-5 novembre 1995), a cura di A. Drago, Ed.
Qualevita, Torre dei Nolfi, 1997. Da notare la relazione di Andrea
Riccardi sulla mediazione civile della Comunità di S. Egidio nella
guerra in Mozambico.
*
22. Sulle esperienze di Difesa Popolare Nonviolenta: I
Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN)
comprendono ormai oltre 30 titoli pubblicati prima dal Movimento
Nonviolento, poi dalla Editrice La Meridiana, dei quali almeno una
dozzina su precisi casi storici in Italia e nel mondo: Norvegia,
Danimarca, Cecoslovacchia, Germania Est, Resistenza nel Bergamasco,
Polonia, Filippine, Resistenza a Forlì.
-
Il n. 21, Volontari di
pace in Medio Oriente,
uscito nel 1993, contiene il saggio di Alberto L'Abate, Forze
nonarmate e nonviolente di pace. I precedenti storici (pp.
17-35), che raccoglie molti casi storici.
-
Sui fatti dell’Europa orientale nel 1989 (vedi anche sotto, al n.
28): il n. 27 della collana Quaderni
della DPN, Q. Eglitis,
Azione nonviolenta
nella liberazione della Lettonia, pubblicato
nel 1994; n. 29, G. Miniotaite, Lituania:
la storia della liberazione nonviolenta,
pubblicato nel 1995.
*
23. Il n.22 della collana Quaderni
della DPN, col titolo
Resistenze civili: le
lezioni della storia
(già citato sopra, al n. 15), illustra ampiamente i casi: Ungheria
1859-67, Finlandia 1898-1905, India 1915-1948, Germania 1920, Ruhr
1923, Guatemala 1944, Sudafrica 1950-1960, Germania Est 1953,
Congo-Zaire 1959, Algeri 1961, Cecoslovacchia 1968, Bolivia 1978,
Iran 1978-79, Polonia 1980-83, Filippine 1986, Intifada 1987. La
traduzione italiana esclude i capitoli, particolarmente ampi, sulla
Resistenza per non interferire col libro di Semelin Senz'armi
di fronte a Hitler,
indicato nella seconda parte di questa bibliografia. Purtroppo la
traduzione italiana esclude anche le tre ampie pagine 81-83 della
rivista francese sul sollevamento popolare in Iran 1978-1979, che
portò alla cacciata dello Scià senza alcuna violenza. Solo dopo il
ritorno dell’ayatollah Khomeiny dall’esilio in Francia ci furono
violenze civili e statali.
Si
possono aggiungere i seguenti altri Quaderni DPN e altre
pubblicazioni:
-
n. 20 Peace
Brigades International: Dossier,
1993
-
n. 32. M.G. Bonollo, Solidarietà
e pace a Sarajevo,Un'esperienza di diplomazia popolare di "Beati
i costruttori di Pace",
1997
-
Due libri a cura di Francesco Tullio, La
difesa civile e il progetto Caschi Bianchi,
F. Angeli, Roma, 2000; Le
ONG e la trasformazione dei conflitti. Le operazioni di pace nei
conflitti internazionali.
Analisi, esperienze, prospettive., Edizioni Associate, Roma, 2002
-
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, L'attività
dei volontari civili a protezione delle popolazioni nei territori di
guerra, Atti del
Convegno 29 marzo 2003, Repubblica di San Marino.
*
24. Sulla straordinaria decennale resistenza nonviolenta di massa del
90% di popolazione albanese (in massima parte musulmana; vedi sopra,
n. 15) del Kosovo al regime di occupazione militare serba, resistenza
che, se fosse stata capita e sostenuta dalla comunità degli stati,
avrebbe fatto evitare la guerra Nato alla Serbia del 1999, si possono
vedere:
-
Ibrahim Rugova, La
question du Kosovo, Ed
Fayard, Paris 1994.
-
Valentino Salvoldi, Lush Gjergji, Resistenza
nonviolenta nella ex-Jugoslavia. Dal Kossovo la testimonianza dei
protagonisti, Ed. EMI,
Bologna 1993.
-
V. Salvoldi, Kossovo,
ex-Jugoslavia. Dove la nonviolenza è vita,
Velar, Gorle (Bergamo), 1994.
-
Giancarlo e Valentino Salvoldi, Lush Gjergji, Kosovo,
un popolo che perdona,
Presentazione di Bernhard Haering, Emi, Bologna 1997.
-
Kossovo. Conflitto e
riconciliazione in un crocevia balcanico,
in Religioni e società,
n. 29, anno XII, settembre-dicembre 1997.
-
Alberto L'Abate (a cura di), Prevenire
la guerra nel Kossovo per evitare la destabilizzazione dei Balcani.
Attività e proposte della diplomazia non ufficiale.
Quaderni della DPN n. 33, Ed. La Meridiana, Molfetta 1997. Il
quaderno è stato ripubblicato, con l'aggiunta di un'ampia
introduzione dell'Autore che lo aggiorna al 1999, nel volume Kossovo,
una guerra annunciata,
Ed. La Meridiana, Molfetta 1999. L’Abate riprende tutta la vicenda
nel suo contributo Il
Kossovo e la riconciliazione. Una speranza o una tradizione perduta?,
nel libro collettivo già citato Teoria
e pratica della riconciliazione,
Edizioni Qualevita 2009, pp. 55-70.
-
Campagna Kossovo, Conflitto
e nonviolenza. Diaci anni di impegno,
Cdrom a cura di M. Cucci, Bologna, 2003
-
P. Fumarola, G. Cartelloni, Il
Kossovo tra guerra e soluzioni politiche del conflitto. I care!,
Sensibili alle foglie, 2000
-
M. Cereghini, Il
funerale della violenza. La teoria del conflitto nonviolento e il
caso del Kossovo, Ist.
Di Sociologia Internazionale, Gorizia 2000.
-
Una sintesi di tutta la vicenda storica fino ad oggi è nell’articolo
di Alberto L’Abate e Etta Ragusa, Un’occasione
perduta, in Mosaico
di pace, giugno 2008,
pp. 30-32.
*
25. François Vaillant, La
nonviolenza nel Vangelo,
prefazione di Filippo Gentiloni, Ed. Gruppo Abele, Torino 1994
(originale 1991). Vaillant, considerando la situazione storica e
politica in cui visse Gesù, esamina alcune sue azioni tipicamente
nonviolente, come la cacciata dei mercanti dal tempio (interpretata
di solito come violenta!) (pp. 31-39), la donna adultera (pp. 42-46),
il tributo a Cesare (pp. 46-49), la strategia decolpevolizzante che
ritroviamo anche in Martin Luther King (pp. 49-58). Anche Gesù,
minacciato e braccato, fu tentato dalla violenza, ma nella preghiera
si convertì alla nonviolenza e alla pazienza forte fino ad accettare
la morte e rovesciarne il potere (pp. 81-91).
26.
Gene Sharp, Dopo la
guerra fredda. La via della non-violenza,
in Il Regno-attualità,
n.14/1994, 15 luglio 1994, pp. 435-445. Le realtà storiche delle
lotte nonviolente sono richiamate, in un rapido ed ampio giro
d'orizzonte, a mostrare la possibilità della strategia nonviolenta.
27.
Christian Mellon et Jacques Semelin, La
non-violence,
Collection encyclopédique "Que sais-je?", Presses
Universitaires de France, Paris 1994. In
appendice, questo limpido e ricco libretto elenca 31 casi storici tra
il 1770 e gli anni successivi al 1990 relativi a tutto il mondo (tra
cui alcuni non ancora comparsi in questa bibliografia), e 11 casi
riguardanti la Francia tra il 1957 e gli anni '90.
*
28. Sulle rivoluzioni nell'Europa dell'Est del 1989, che sono un
notevole esempio delle possibilità dell'azione nonarmata e
nonviolenta:
-
Giovanni Salio, Il
potere della nonviolenza. Dal
crollo del Muro di Berlino al Nuovo Disordine Mondiale, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1995. Contiene la più ampia rassegna critica
delle interpretazioni di quegli avvenimenti.
-
Johan Galtung, Il nuovo
disordine mondiale,
nel volume di atti sopra citato Per
un modello di difesa nonviolento: che cosa ci insegna il conflitto
nella ex-Iugoslavia,
pp. 19-35.
-
Sul maggio cinese, vedi sotto, n. 37.
-
AA. VV., Le rose
sbocciano in autunno. La rivoluzione nonviolenta dell’89,
Quaderni Satyagraha n. 15, Gandhi Edizioni, Pisa 2009.
-
Pechino/Berlino: i due
Ottantanove, fascicolo
di Testimonianze, n. 466-467, luglio-ottobre 2009, pp. 31-134
(infotestimonianze@gmail.com
)
29.
Jacques Semelin, Quand
les dictatures se fissurent... Résistances
civiles à l'Est et au Sud, Culture de paix, Desclée de Brouwer,
Paris 1995. Per
ognuna delle quattro parti (Resistenza e religione; Resistenza e
diritti dell'uomo; Resistenza e comunicazione; Resistenza e
legittimità) singoli studiosi esaminano un caso del Sud e uno
dell'Est nel decennio precedente le rivoluzioni del 1989: Filippine
1986 e Polonia; dissidenza cecoslovacca dalla Carta 77 e Bolivia dal
1978; Benin 1987-1992 e Piazza Tiananmen a Pechino 1989; tentativi di
colpi di stato in Spagna 1981 e a Mosca 1991.
30.
Giuliano Pontara, in discussione con Norberto Bobbio sulla
nonviolenza e la politica, elenca circa 15 casi recenti in N. Bobbio
Elogio della mitezza e
altri scritti morali,
Ed. Linea d'ombra, Milano 1994, p.44. Questo testo riveduto compare
in G. Pontara, Guerre,
disobbedienza civile, nonviolenza,
Ed. Gruppo Abele 1996, raccolta di saggi su etica e politica, pace e
guerra (casi storici di difesa senza guerra a p. 94-95).
31.
Peter Ackerman - Christopher Kruegler, Strategic
Nonviolent Conflict. The Dynamics of People Power in the Twentieth
Century,
Praeger, Westport Connecticut - London, 1994. Il
volume esamina i seguenti casi: Prima rivoluzione russa, 1905; Ruhr,
1923; Lotte per l'indipendenza indiana 1930-1931; Resistenza danese
1940-1945; Salvador 1944; Soldarnosc 1980-1981.
32.
Il puzzle della
nonviolenza (quasi un
manuale per imparare a costruire un'azione nonviolenta), MIR, Centro
Ricerche per la Difesa Popolare Nonviolenta, Padova 1994. Si tratta
di un libro a schede, ampliabile, preparato da S. Bergami, F.
Curinga, F. Tipolla, F. Varotto, A. Zangheri, per conto del Mir (via
Cornaro 1/a, 35128 Padova, tel e fax 049/80.73.836). La prima parte
presenta, in ampie schede con relativa bibliografia, undici casi
tratti dalla storia del Novecento: India 1930, Bulgaria 1940-44,
Montgomery 1955, Larzac 1970-81, Bolivia 1979, Polonia 1980-90,
Comiso 1981-87, Filippine 1986, Pechino 1989, Mosca 1991, Madagascar
1991-93.
33.
Bojan Aleksov, Disertori
della guerra in ex-Jugoslavia,
a cura di Gianni Caligaris ed Emilio Rossi, Ed. Alfazeta, Parma 1995.
Documenta la realtà di oltre 100.000 disertori, che l'Europa non
accoglie né riconosce come dovrebbe, quale forte risorsa umana
contro quell'assurda guerra e le sue conseguenze. Esiste una buona
legge italiana, di fatto non applicata alla frontiera.
34.
Corazon C. Aquino, Martirio
e redenzione sulla via filippina verso la pace,
in Testimonianze n.
380, dicembre 1995, pp. 84-96. La leader filippina racconta i
precedenti e lo svolgimento della rivoluzione del 1986, con speciale
riferimento al ruolo della religione.
35.
Andrew Rigby (Department of Peace Studies. University of Bradford),
Unofficial
Nonviolent Intervention: Examples from the Israeli-Palestinian
Conflict, in
Journal
of Peace Research,
vol 32, no. 4, 1995, pp. 453-467. L'articolo
dimostra che le possibilità di intervento nonviolento sono molto più
ampie della sola interposizione testimoniale o sacrificale.
36.
Alexander Allan, Le
Larzac et après: l'étude d'un mouvement social novateur,
ed. L'Harmattan,
Paris 1995. Sulla lotta delle 105 famiglie dell'altopiano del Larzac
contro l'esproprio militare, lotta che coinvolse fino a 100.000
persone (1971-1981), infine vittoriosa e proseguita come movimento
per unire il Nord col Sud del mondo (1981-1992).
37.
Rodolfo Venditti, La
difesa popolare nonviolenta: storia, teoria, esempi concreti.
Aperture dell'ordinamento giuridico italiano,
Eirene, Studi per la pace, Bergamo 1996 (via F. Scuri 1/C, 24100
Bergamo, tel 035/26.00.73). Il fascicolo richiama o descrive 15 casi
storici. Questo è il 16° opuscolo della collana "Ricerche e
Documentazione", che comprende anche: S. Cattaneo, J. Galtung,
B. Jenkins, S. Piziali, G. Sharp, La
nonviolenza nel Maggio Cinese. Pechino 1989.
38.
Alberto Melandri, José
Ramos Horta e mons. Carlos Felipe Ximenes Belo, leaders della
resistenza nonviolenta di Timor Est, in
Azione Nonviolenta,
nov. 1996, pp. 6-7.
*
39. Nonviolenza nella
storia. Casi di resistenza civile nel Novecento.
Materiale ancora inedito di un corso di aggiornamento per insegnanti,
organizzato a Torino nei mesi a cavallo tra 1996 e 1997 dal Centro
Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino e dall'Istituto
Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società
Contemporanea (via Fabro 6, 10122 Torino, tel. 011-56.28.836). Sono
15 lezioni distribuite nelle seguenti sezioni del corso: 1) La
resistenza civile in Europa durante la seconda guerra mondiale (J.
Semelin, A. Bravo, A.M. Bruzzone, E. Peyretti, A. Dogliotti Marasso,
F. Levi); 2) Lotte di liberazione dai sistemi coloniali (G. Sofri);
3) Lotte politiche e civili nei paesi occidentali (G. Bouchard, E.
Donini); 4) Lotte nei paesi dell'Est e forme di resistenza civile
nell'ex-Jugoslavia (G. Salio, A. Zangheri, A. L'Abate, M. Granero);
5) I movimenti per la pace (S. Albesano, G. Salio).
40.
AA.VV., Invece delle
armi: obiezione di coscienza, difesa nonviolenta, corpo civile di
pace europeo, a cura
della Segreteria per la Difesa Popolare Nonviolenta, con la
collaborazione del Centro Eirene di Bergamo, ed. Fuorithema, Bologna
1996. Il volume contiene nella prima parte gli atti di una importante
conferenza internazionale su "Difesa nonviolenta, Partecipazione
Popolare, Obiezione di Coscienza" tenutasi a Firenze nel
settembre 1992 con la presenza dei maggiori studiosi mondiali
(Pontara, Papisca, Sharp, Ebert, Muller, Galtung); nella seconda
parte i documenti del dibattito in corso "Per un corpo civile di
pace europeo". Nanni Salio (pp. 23-29) esamina i casi storici
proponendone una classificazione per tipologie e strutture. Segue una
mia bibliografia (pp. 29-31), molto meno aggiornata e completa della
presente. Alberto L'Abate ricorda una mezza dozzina di casi storici -
Algeria 1962, Aden 1967, Pechino 1968, Filippine 1986, Nicaragua
1989, Mosca 1991 (pp. 145-148) - e indica diversi studi ad essi
relativi, apparsi su riviste internazionali di peace research.
41.
Voci e azioni di
nonviolenza nell’antichità classica,
a cura di Rocco Campanella, Libreria Editrice Fiorentina, 1996. Nel
libro leggiamo le pagine di Giuseppe Flavio (37-100 d.C.) sulla
resistenza nonviolenta degli ebrei sotto gli imperatori Tiberio
(14-37 d.C.) e Caligola (37-41 d.C.) e quelle di Tito Livio sulla
secessione della plebe a Roma (nel 494 e nel 471 a.C.).
*
42. David Morrison, Philip Taylor, Shastri Ramachandaran, Media,
guerre e pace, Ed
Gruppo Abele, Torino 1996. Nella seconda parte del libro (I
mezzi di comunicazione come risorsa per la pace),
Ramachandaran, nel paragrafo I
mezzi di comunicazione dei popoli
(pp. 132-146), raccoglie ed esamina in breve, sotto questo specifico
aspetto, i casi Iran 1979, India 1975-77, OLP, Filippine 1986, Europa
orientale 1989, America Latina in vari momenti. Si può aggiungere
qui la Resistenza danese, caratterizzata dal mezzo della
comunicazione popolare (v. il n. 1 della seconda parte di questa
bibliografia).
*
43. Hildegard Goss-Mayr, Come
i nemici diventano amici,
Insieme per la nonviolenza, la giustizia e la riconciliazione, EMI,
Bologna 1997. E' il racconto di vita di una coppia che ha lottato
insieme per oltre 30 anni. Jean Goss (morto nel 1991) e sua moglie
Hildegard, eminenti attivisti ed educatori del MIR (Movimento
Internazionale della Riconciliazione) hanno compiuto insieme azioni
dirette nonviolente e lavoro di formazione, hanno avviato
associazioni e opere culturali, hanno posto le basi di rivoluzioni
nonviolente (come nelle Filippine, nel 1986), hanno sospinto vescovi
e leaders sociali all'impegno per la giustizia col metodo della forza
nonviolenta. Il campo della loro azione va dall'Unione Sovietica (già
nel 1961) alla Polonia, dal Concilio Vaticano II all'America Latina,
dall'Asia all'Africa.
I
coniugi Goss trovano nel vangelo l'ispirazione alla lotta
nonviolenta, ma sanno scoprire e valorizzare le analoghe potenzialità
presenti nelle culture e religioni proprie dei diversi popoli:
vediamo un bell'esempio nelle "regole nonviolente"
individuate nella tradizione africana della "chiacchierata",
vero metodo di risoluzione nonviolenta dei conflitti (p. 230).
Il
capitolo conclusivo, raccogliendo l'esperienza, prospetta con lucida
sintesi la resistenza nonviolenta all'impero liberalcapitalistico
oggi impostosi al mondo, su varie linee d'impegno: l'incontro tra le
religioni e il loro compito per la pace, il movimento per la pace e
il servizio di pace (qualcosa di più del servizio civile!), i mezzi
di comunicazione nel mondo unito e la loro possibile funzione di
«portatori di speranza».
44.
Robert L. Holmes, La
sfida della non violenza nel nuovo ordine mondiale,
nel volume di James Burk, La
guerra e il militare nel nuovo sistema internazionale,
Franco Angeli, Milano 1998, pp. 211-229. Holmes esamina la tendenza
ad un nuovo militarismo dopo che gli Usa sono rimasti unica
superpotenza e, di contro, la lezione delle rivoluzioni nonviolente
nell'Europa dell'est per una strategia e per istituzioni atte alla
risoluzione nonviolenta dei conflitti, ai fini di una maggiore tutela
generale della società dalla violenza diffusa.
*
45. Emanuele Arielli - Giovanni Scotto, I
conflitti. Introduzione a una teoria generale,
Ed. Bruno Mondadori, Milano 1998. Questo studio scientifico fa il
punto sulla ricerca interdisciplinare, promossa da molti studiosi e
istituzioni in tutto il mondo, delle strategie per una trasformazione
e risoluzione senza violenza dei conflitti. Il volume richiama tutti
i casi più significativi di lotte nonviolente, collocandoli
opportunamente nel sistema teorico proposto, specialmente nella terza
parte del libro (Strategie
di trasformazione costruttiva).
Una
nuova edizione del lavoro, col titolo Conflitti
e mediazione. Introduzione a una teoria generale
è uscita nel 2003 presso il medesimo editore.
*
46. Jean-Marie Muller, Vincere
la guerra, Principi
e metodi dell'intervento civile,
Ed. Gruppo Abele, Torino 1999 (1997). Lavoro descrittivo, ricco di
informazioni sulle ingerenze davvero umanitarie e non belliche in
zone di conflitto. Mancano alcune significative esperienze italiane,
ma il panorama mondiale è ampio e così il catalogo dei metodi.
Tanto basta per vedere che le alternative alle guerre ci sono, se le
si vuole conoscere e praticare. La prefazione di Antonino Drago
critica il carattere che l'intervento civile ha nell'esperienza
francese e nella proposta di Muller, non abbastanza alternativo al
militare, ma dipendente da esso. Drago mostra le possibilità uniche
al mondo ormai inserite nella legislazione italiana.
47.
Due esempi di resistenza nonviolenta alla violenza politica e a
quella economica, mediante le nuove possibilità date dalla
comunicazione informatica di base:
-
Rafal Robozinski, Mapping
Russian Cyberspace: Perspective on Democracy and the Net,
Paper presented at the United Nations Research Institute for Social
Development (UNRISD) conference on Information Technology and Social
Development, 22-24 June 1998, Geneva. L'Autore
rileva, tra l'altro, il ruolo giocato dai fax e dalla iniziale rete
informatica nel galvanizzare la resistenza dell'opinione pubblica
russa al golpe del 1991 contro Gorbaciov.
-
Stephen Kobrin, The
MAI and the Clash of Globalization,
Foreign Policy 112(fall), 1998: 97-109. L'Autore
esamina la vincente campagna informatica mondiale delle ONG nel 1998
contro il MAI, l'Accordo multilaterale sugli investimenti favorevole
alle multinazionali. Queste due pubblicazioni sono citate a p. 78 del
Rapporto 1999 su Lo
Sviluppo Umano,
dell'United Nations Development Programme, vol. 10, La
Globalizzazione,
Rosenberg & Sellier, Torino 1999
*
48. AA.VV., Le
periferie della memoria.
Profili di testimoni di pace, edito dal Movimento Nonviolento,
Verona, e dall’Associazione Nazionale Perseguitati Politici
Italiani Antifascisti, Torino, a cura di Sergio Albesano, Torino
1999. Il volume, di 180 pagine, raccoglie 22 “medaglioni”
esclusivamente di italiani/e che, nel periodo dall’unità ad oggi,
hanno agito nell’opposizione alla guerra. Fra loro personaggi noti,
ma anche altri finora del tutto ignoti, anarchici e cattolici,
valdesi e vescovi, scrittori e filosofi, pedagogisti e politici,
soldati e disertori. La raccolta testimonia la presenza spesso
ignorata di esperienze e metodi alternativi alla guerra.
*
49. Arundhati Roy, Per
il bene comune, in
Internazionale,
n. 306, 22-28 ottobre 1999, pp. 17-25. L’articolo, mentre denuncia
la devastazione umana e ambientale causata dalle Grandi Dighe indiane
nella valle della Narmada, racconta la lotta nonviolenta di
resistenza delle popolazioni implicate. L’autrice è la più famosa
scrittrice indiana (Il
dio delle piccole cose).
Sono pubblicati in italiano i volumi La
fine delle illusioni,
Ugo Guanda, Parma 1999, e Guerra
è pace, Guanda, Parma
2002, che ricupera interamente il volume precedente ed aggiunge altri
saggi.
*
50. Centro di ricerca per la pace, Viterbo (nbawac@tin.it),
ha pubblicato nel 1999 la Guida
pratica all’azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la
pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri.
Questa tecnica nonviolenta del “pallone frenato” è stata
sperimentata efficacemente per alcune ore davanti all’aeroporto
militare di Aviano, da cui partivano nel 1999 gli aerei che
bombardavano la Jugoslavia.
*
51. Enrico Peyretti, Per
perdere la guerra,
Beppe Grande ed., Torino 1999. In questa raccolta di scritti
pubblicati durante la guerra della Nato alla Serbia per il Kossovo,
indicando le varie alternative alla guerra, praticate o praticabili,
sono richiamate anche alcune esperienze storiche.
*
52. Gilles Gesson, La
non-violence crée l'événement à Seattle,
in Non-violence
Actualité
(janvier 2000, pp. 16-18). L'articolista,
presente alle manifestazioni di "Nonviolent Direct Action"
che hanno impedito la cerimonia di apertura del vertice della
Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO-OMC), il 30 novembre 1999,
vertice fallito, scrive che l'avvenimento segna l'entrata
dell'opinione pubblica internazionale sulla scena delle negoziazioni
ufficiali relative all'economia globalizzata, in difesa degli aspetti
umani (lavoro, giustizia, ambiente, salute, culture) trascurati e
violati dal carattere finanziario e speculativo della
globalizzazione. Contro alcune interpretazioni deformanti, testimonia
il carattere nonviolento delle manifestazioni, accuratamente
preparato, di cui espone le tecniche e le tattiche, concludendo:
«Consciamente o no, [i manifestanti] hanno agito come degni eredi
dei teorici della resistenza civile. Questo è forse il segno che
essa è oggi entrata nel costume».
* 53. Sulla storia della
pace, è possibile segnalare:
-
Francisco A. Muñoz, Mario Lòpez Martìnez (eds.), Historia
de la Paz. Tiempos, espacios y actores,
Instituto de la Paz y los Conflictos, Editorial Universidad de
Granada, 2000. Questo volume, pioniere
nella costruzione di una specifica storia della pace, percorre,
attraverso i tempi e le culture umane, soprattutto le idee,
situazioni, strutture, protagonisti di relazioni pacifiche tra
differenti popoli e civiltà. Specialmente nei paragrafi sul
pacifismo della nonviolenza (pp. 326-340), sul pacifismo antinucleare
(pp. 340-349), sul pacifismo dopo la caduta del Muro di Berlino verso
il muovo secolo (pp. 349-357) Mario Lòpez Martìnez raccoglie in una
ampia bella sintesi più o meno tutti i casi storici di interventi e
soluzioni nonviolente dei conflitti a cui si riferiscono le opere
segnalate in questa bibliografia.
-
Cruttwell, A History
of Peaceful Change in the Modern World,
Oxford University Press, 1937.
-
Johan Galtung, Storia
dell’dea di pace,
Satyagraha, Torino 1995 (rapido excursus di 78 pagine).
-
Alessandro e
Daniele Marescotti, L'altra
storia. Percorsi alternativi alla guerra e alla violenza
dall’antichità a oggi,
in http://italy.peacelink.org/storia
. Si tratta di materiale per una storia
della pace: un lungo
testo (290 pagine in corpo 12), soggetto a revisione continua, che
consiste in una grande quantità di schede sintetiche, ben curate, su
eventi, movimenti, figure, testi che documentano fatti di pace
rintracciati nella storia di tutti i tempi e popoli. Contatti con gli
autori per fornire altri materiali da collegare alla storia della
pace: 099-73.03.686 o 347-14.63.719;
http://italy.peacelink.org/storia/articles/art_2707.html
-
Renato Moro, Storia
della pace . Idee, movimenti, battaglie, istituzioni.
Il Mulino 2004.
-
A. Marrone, P. Sansonetti, Né
un uomo né un soldo. Una cronaca del pacifismo italiano del
Novecento, Baldini
Castoldi Dalai editore, Milano 2003.
-
Rina Gagliardi, Un
movimento per la pace. Per una storia del pacifismo,
Edizioni Alegre, Roma 2003.
54.
Laura Coppo, Terra
gamberi contadini ed eroi,
Emi, Bologna 2002. L’Autrice ha trascorso due mesi nell’ ashram
di una straordinaria coppia di indiani, Krishnammal e Jagannathan,
due delle figure piu' prestigiose della nonviolenza in cammino e ha
ricostruito, con la freschezza e la vivacità della narrazione dei
protagonisti, 70 anni di storia indiana, visti con gli occhi di chi,
fin da giovanissimo, si affiancò a Gandhi nelle grandi iniziative di
lotta nonviolenta. Dopo la morte di Gandhi, essi continuarono a stare
a fianco dei contadini, dei pescatori, delle comunità che, anche
dopo l'indipendenza, si trovavano in situazioni di povertà e
pativano ingiustizie. La più recente battaglia nonviolenta - che
dura da una ventina di anni - è quella intrapresa contro il dilagare
degli allevamenti intensivi di gamberi nelle zone costiere del Sud
dell'India: in terreni privati o demaniali, o acquistati a prezzi
irrisori, industriali indiani o società multinazionali hanno
abbattuto le aree verdi dove crescevano le mangrovie - una
vegetazione con importanti funzioni di protezione delle coste, che
ospita una varietà di specie viventi (pesci, crostacei, arbusti)
utili alle popolazioni locali - per costruire vasche in cemento in
cui vengono allevati gamberi per esportazione, quelli che troviamo
nei nostri mercati e nei panini al bar. Contro queste attività
distruttive per l'ambiente e per le popolazioni, Krishnammal e
Jagannathan organizzarono proteste, digiuni, petizioni, e vinsero
anche una causa presso la Corte Suprema indiana. Il problema ha
assunto una dimensione mondiale, e in questo impegno nonviolento si
uniscono in tutto il mondo comunità di contadini e pescatori in
difesa del loro ecosistema vitale contro le industrie che alimentano
forzatamente il commercio internazionale dei gamberi.
*
55. Enrico Euli e Marco Forlani (a cura di), Guida
all’azione diretta nonviolenta,
ed. Berti 2003. La prima parte del volumetto riferisce sulle
esperienze di Comiso 1981-83, Mostra navale bellica di Genova
1982-89, Genova Mobilitebio 2000, Genova G8 2001, Brescia Exa 2000,
Missioni di pace all’estero.
*
56. Autori Vari, Pace!,
Voci a confronto sulla lettera enciclica Pacem
in terris, del 1963,
di Giovanni XXIII, Ed. Paoline 2003. Giuliana Martirani, nel capitolo
da lei curato (pp. 35-57) analizza la vicenda dell’assedio della
basilica della Natività a Betlemme, per 39 giorni dal 2 aprile 2002,
come un’azione di difesa popolare nonviolenta, nella quale i frati
francescani hanno svolto il ruolo di terza parte tra i palestinesi
assediati e gli israeliani assedianti, e sono state attuate le cinque
regole di Theodor Ebert (v. sopra, n. 6). Il caso di Betlemme è
analizzato e documentato nel libro di Giuseppe Buonavolontà e Marc
Innaro, giornalisti testimoni della vicenda, L’assedio
della Natività, Ponte
alle Grazie, Milano 2002, che contiene anche il diario del
francescano Ibrahim Faltas, uno dei protagonisti.
*
57. Pierluigi Consorti (a cura di), Senza
armi per la pace.
Profili e prospettive del “nuovo” servizio civile, Edizioni PLUS,
Università di Pisa, 2003. Fra le esperienze di servizio civile, che
con la caduta della leva diventa volontario, il volume riferisce su
interventi, ovviamente disarmati, in situazioni di conflitto bellico,
quali Sry Lanka, Mozambico, Burundi, Iraq, Kurdistan, ex-Yugoslavia,
Timor Est, Chiapas, Turchia, Zambia, Cile, Kenia, Russia, Bolivia,
Palestina, ed altre, ad opera di vari enti quali la Caritas italiana,
Emergency, Medici senza frontiere, la Comunità di Sant’Egidio,
l’Operazione Colomba, i Caschi Bianchi, l’Unicef, Amnesty
International, l’Unicri, la Regione Toscana, la ASL fiorentina, le
Misericordie d’Italia.
*
58. Nonviolenza per
Gerusalemme, è il
tema del n. 5, giugno 2004, di Satyagraha,
la rivista di studi scientifici su «il metodo nonviolento per
trascendere i conflitti e costruire la pace», che esce a cura di
Rocco Altieri, che ne è il Direttore, nelle edizioni Plus,
dell’Università di Pisa (www.pdpace.interfree.it
, poi www.gandhiedizioni.com).
Ogni numero della rivista presenta elementi utili per la presente
raccolta bibliografica. Questo n. 5 affronta l’enorme drammatico
conflitto Israele-Palestina, con uno spirito di intensa originale
ricerca e documentazione sulle potenzialità e realtà di una sua
trasformazione nonviolenta. Dei dodici autori (Rocco Altieri, Giorgio
La Pira, John Paul Lederach, Marc Gopin, Abdul Aziz Said, Ibrahim
Faltas, Mohammed Abu-Nimer, Angela Dogliotti Marasso, Michal Reifen,
Maria Chiara Tropea, Mouvement pour une alternative non-violente,
Franz Amato), cinque partecipano a questa ricerca direttamente
dall’interno del conflitto, come israeliani o palestinesi. Nei loro
scritti troviamo aspetti storici, religiosi, educativi, esperienze di
percorsi di pace, azioni e riflessioni costruttive di nonviolenza,
tradizioni di nonviolenza nelle culture e nelle religioni implicate,
documenti di resistenza culturale e spirituale. (Vedi anche, sopra,
il n. 11).
-
Esperienze costruttive
di pace e riconciliazione, oggi, tra Israeliani e Palestinesi,
di Angela Dogliotti Marasso, nel libro collettivo Teoria
e pratica della riconciliazione,
Edizioni Qualevita 2009, pp. 71-80.
-
In generale, sulla resistenza nonviolenta palestinese all'occupazione
israeliana, si possono vedere i siti seguenti:
http://www.forumpalestina.org
;
www.operazionecolomba.com
(oppure .it
).
L' Operazione
Colomba
è un Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII,
Rimini, attiva in Palestina, in Albania, in Colombia.
59.
Su La Stampa,
2 ottobre 2004, in una intervista concessa a Barbara Spinelli,
Khalida Toumi Messaoudi, ministro della cultura del governo algerino,
descrive la vincente lotta civile della popolazione, e in particolare
delle donne, contro la violenza estrema compiuta lungo gli anni ’90
da gruppi terroristici mossi da fanatismo religioso contro i diritti
umani. Disobbedendo agli ordini minacciosi degli integralisti, i
civili, e specialmente le donne, ne hanno indebolito e superato
l’arroganza. L’esempio dell’Algeria, che ha condotto questa
lotta senza alcun aiuto internazionale, vale come condanna
dell'intervento Usa in Iraq, col pretesto della impossibile
imposizione dall’esterno della democrazia. Cfr anche , sopra, il n.
15.
*
60. Una forza più
potente, 2006,
cofanetto DVD (2 ore e 52 minuti, sottotitoli in italiano,
distribuito da Movimento Nonviolento, via Spagna 8, Verona tel. 045
8009803, fax 045 8009212, email: redazione@nonviolenti.org,
sito: www.nonviolenti.org
) contenente 6 filmati su lotte nonviolente del Novecento: Nashville:
eravamo guerrieri. India: la sfida alla Corona. Sud Africa: libertà
durante la nostra vita. Danimarca: vivere con il nemico. Polonia:
abbiamo preso Dio per un braccio. Cile: sconfitta di un dittatore.
Il DVD A force more
powerful, è tra i
video sulla nonviolenza più diffusi al mondo, forse il più
conosciuto dopo il film su Gandhi. L'associazione che l'ha prodotto,
Nonviolent Conflict, ha un intero sito internet per info sul DVD, il
libro allegato, e addirittura un videogioco molto carino sulla
strategia dell'azione nonviolenta. Trovi tutto su
http://www.aforcemorepowerful.org/
Ne è stata distribuita agli iracheni la versione in Arabo, ad
Amman.
61.
Un eloquente documento sulla resistenza attiva nonviolenta religiosa
delle donne nello Zimbawe si legge, nel maggio 2007, nel sito
www.wozazimbabwe.org
. Proponiamo qui una sintesi del testo dal titolo Per chi
pregate?, tradotto da M.G. Di Rienzo
“Women of Zimbabwe Arise” (WOZA), è una
delle poche organizzazioni dello Zimbabwe, composta da donne, che è
ostinatamente disposta a scendere in strada per protestare contro la
mancanza di democrazia nel proprio paese, contro l’instabilità
economica e sociale, e le violazioni dei diritti umani. Le donne del
WOZA dichiarano di ispirarsi al movimento per i diritti civili negli
Usa, alle proteste contro l’apartheid del Sudafrica, ed alla
resistenza nonviolenta di Gandhi. Perciò pregano, sfilano in corteo,
e regalano rose a cui sono legati messaggi di pace. Dicono di
prendere coraggio da uno slogan anti apartheid: “Colpire una donna
è come colpire una roccia”. Quando la polizia interrompe le loro
attività, obbediscono quietamente, sentendo che il loro
atteggiamento svergogna costantemente le autorità per il
maltrattamento di donne che potrebbero essere le loro madri, figlie e
sorelle. Chiamano la loro coraggiosa resistenza “amore duro”:
“... perché amiamo abbastanza il nostro paese da accettare il
sacrificio di essere arrestate e picchiate.” (Ndt.)
Cinquecento
aderenti a Women of Zimbabwe Arise (WOZA) ed alla nuova
organizzazione “sorella”
Men of Zimbabwe Arise (MOZA) hanno tenuto una veglia di preghiera
nella chiesa cattolica di Santa Maria a Bulawayo, sabato 31 marzo
2007. Le attiviste e gli attivisti rischiavano l’accusa
di violazione delle recenti norme sull’ordine
di pubblico che vietano simili raduni. Il giorno è stato scelto per
commemorare il 31 marzo 2005, la notte delle elezioni parlamentari,
quando oltre 250 donne furono arrestate e molte di esse picchiate
brutalmente ad Harare, mentre tenevano una veglia di preghiera.
«Condurre
di nuovo quest’azione
aveva per noi un significato speciale, giacché la violenza politica
sta aumentando e centinaia di attiviste sono state arrestate e ferite
nelle scorse settimane. Le preghiere si sono concentrare sulla
necessità che i cittadini non aspirino alla vendetta, e che le forze
dell’ordine si rifiutino
di far del male alle persone. Il servizio religioso si è aperto con
l’inno “Nkosi
Sikelela iAfrica” (“Dio
benedica l’Africa”),
il canto anti-apartheid che oggi forma metà dell’inno
nazionale sudafricano. Dopo di che abbiamo pregato perché gli
abitanti dello Zimbabwe continuino a scegliere la nonviolenza e
l’amore a fronte della
violenza e dell’odio, ed
usino la resistenza pacifica per costringere il governo e gli altri
politici a rispondere della propria cattiva amministrazione della
cosa pubblica. Le donne assalite nel 2005 hanno poi recato la loro
testimonianza, chiedendo che i cittadini e le cittadine rimangano
aderenti ai principi dell’azione
nonviolenta. Dopo un po’
è arrivata la polizia sui furgoni cellulari. Non sono entrati nella
sala, ma sono rimasti all’esterno
ad osservare: fra loro, quindici ufficiali del dipartimento “Legge
ed Ordine”. Uno dei
sergenti ha afferrato una delle aderenti a WOZA in prossimità della
soglia, e torcendole il collo e minacciandola la ha intimato di dire
cosa stava accadendo all’interno.
Quando il servizio religioso è terminato, i poliziotti erano ancora
là. Prima che uscissimo, l’Arcivescovo
Pius Ncube è venuto a stringere le mani a tutti i partecipanti,
dicendo parole di incoraggiamento e raccomandando loro di lasciare il
luogo pacificamente. WOZA desidera ringraziare pubblicamente
l’Arcivescovo per il suo
coraggio, e per il sostegno che ha dato a persone che dovevano
passare in mezzo a membri della polizia già ben conosciuti per aver
commesso gravi atti di brutalità. Infine anche le organizzatrici
hanno cominciato a lasciare il posto, inclusa la presidente di WOZA,
Jenni Williams. Uscendo, Jenni ha salutato gli ufficiali di polizia,
che grazie alla ventina di arresti finora subiti conosce molto bene.
Il sergente di cui sopra l’ha
affrontata accusandola di aver partecipato ad una riunione proibita.
Jenni ha risposto che si trattava di una veglia di preghiera. “Ah
sì?”, ha detto ironico
il sergente, “E per chi
stavate pregando?” “Per
te.”, ha risposto Jenni.
Quella sera nessuno è stato arrestato».
II
- OPERE SULLA RESISTENZA AL NAZIFASCISMO
Desidero
informare chi legge o utilizza questa bibliografia che essa verrà
ampiamente integrata, appena possibile, soprattutto grazie alla
collaborazione di Peppe Sini, autore e responsabile del quotidiano
telematico La
nonviolenza è in cammino
(nbawac@tin.it
), grande raccoglitore e distributore di cultura di pace. (E. P.).
Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate nella prima parte di questa bibliografia.
*
1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza
europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella più ampia serie
di scritti storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni
della Difesa Popolare Nonviolenta,
pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research
Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento
Internazionale della Riconciliazione), con la collaborazione di
altro volontariato culturale di pace, in parte ripubblicati come
Quaderni di Azione
Nonviolenta (la
rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964:
redazione@nonviolenti.org),
e poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di
Molfetta, (edizionilameridiana@servizioinformazione.it)
del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli,
tutti in veste grafica molto semplice. I quaderni che
documentano i casi storici più chiari nel periodo qui considerato
sono:
-
n.1, M. Skodvin, Resistenza
nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si
oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di
nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo
deve ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.
-
n. 3, J. Bennet, La
resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi
furono salvati dai connazionali grazie ad un’azione compatta e
organizzata. Su questo caso esemplare: Bo Lidegaard, Il
popolo che disse no,
Garzanti 2014.
-
n. 10, S. Piziali, Resistenza
non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
-
n. 18, R. Barbiero, Resistenza
nonviolenta a Forlì,
Molfetta 1992.
*
2. Jacques Semelin, Senz'armi
di fronte a Hitler. La resistenza civile in Europa 1939-1943,
Ed. Sonda
1993 (Payot, Paris 1989). Il
lavoro si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le
sole forme di lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non
quelle successive, combinate con questa. Studiando le forme sociali
della resistenza nonarmata al nazismo in tutti i paesi occupati e
nella stessa Germania, ne realizza la raccolta storica finora più
ampia. L'edizione italiana contiene anche due appendici, una di
Stefano Piziali, Commento
bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp.227-234)
e una mia (che successivamente ho disconosciuto, perché l’ho molto
riveduta e corretta in un testo inedito), Un
caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp.
235-240), con un contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai
del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin.
*
3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166
Roma, tel 06/61.55.07.68) ha organizzato alcuni convegni di cui gli
atti sono pubblicati e disponibili:
-
La lotta nonarmata
nella Resistenza,
Roma, ottobre 1993, (contributi di Giannini, Parisella, Drago,
Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed altri);
-
La Resistenza
nonarmata, Roma,
novembre 1994, patrocinato dal Comitato nazionale per il 50ennale
della Resistenza e della guerra di liberazione (contributi di
Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer, Peyretti,
L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La
Resistenza nonarmata,
a cura di G. Giannini, Ed. Sinnos, Roma 1995.
-
L'opposizione popolare
al fascismo, Roma,
ottobre 1995. Atti pubblicati con lo stesso titolo, a cura di G.
Giannini, ed. Qualevita, Torre dei Nolfi 1996.
-
Sull’esperienza di resistenza non armata all’occupazione e ai
soprusi dell’esercito tedesco, da parte di centinaia di persone
nella tenuta Tor Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al
giugno 1944, è possibile leggere la testimonianza, di cui possiedo
il testo, resa dal cav. Paolo Sabbetta (paolosabbetta@libero.it).
Un’ampia scheda è pubblicata in Catena di Sanlibero, n. 342, del
24 ottobre 2006 (libero@sanlibero.it).
Di Paolo Sabbetta (scomparso alla fine del 2008) è comparso un
libro La cittadella
degli eroi. La Resistenza non armata di Tor Macina,
Edizioni del Rosone, Foggia 2009. Il libro è in sostanza una
raccolta di documenti (informazione da Antonio Vigilante,
febbraio 2009)
4.
G. Giannini, La
resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
Bozze 94,
n.2/1994, pp.77-84.
5.
Jean-Marie Muller, Désobéir
à Vichy,
La résistance civile de fonctionnaires de police, Presses
Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia
occupata nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative
disobbedienze.
6.
Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in
una relazione su La
resistenza civile nelle ricerche storiche,
pubblicata (con molti errori di stampa) in Fascismo
- Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del Novecento
italiano, Museo
Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni del Museo n. 2,
Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
*
7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In
guerra senza armi. Storie di donne 1943-1945,
Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti dell'opposizione
delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la
pietà per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della
guerra sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico
di Anna Bravo, Donne,
guerra, memoria -
mostra la vasta realtà della resistenza senz'armi attuata dalle
donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa che
supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del
cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento
nella considerazione della resistenza civile da parte di uno storico
quale Claudio Pavone. Infatti, è interessante notare come Pavone,
autore dell'importante e ampio volume Una
guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza
(Bollati Boringhieri,
Torino 1991), nel quale non si dimostrava sensibile alla ricerca
sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del tutto la figura
di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il fascismo con
insolita profondità di motivi, ma senza mai prendere le armi; e,
attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea
del tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione
«metastorica» e irresponsabile; cfr ivi, p. 414), introducendo
invece, nel 1995, il numero della rivista Il
Ponte dedicato al 50°
della Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel
fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In
guerra senza armi),
per rilevare il «valore euristico» del concetto di resistenza
civile ivi proposto, che è – scrive Pavone - «qualcosa di
più ampio» della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice
appunto Anna Bravo - una «pratica di lotta» con mezzi diversi dalle
armi (I percorsi di
questo speciale,
articolo introduttivo del fascicolo de Il
Ponte, n.1/1995,
dedicato a Resistenza.
Gli attori, le identità, i bilanci storiografici,
p. 13.). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la
tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad
adottare «il criterio militare come criterio prevalente» (ivi, p.
12). Pavone scrive ancora: «La Resistenza civile rimane una forma di
Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di
quella più palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura è
invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si
ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"»
(ivi, p. 13). (Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima
parte di questa bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo
fenomeno del coraggioso e determinante rifiuto di collaborazione con
la Repubblica Sociale Italiana da parte di centinaia di migliaia di
militari italiani internati in Germania dopo l'8 settembre 1943:
-
AA.VV., I militari
italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 (atti
del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.
-
Resistenza
senz'armi. Un
capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945 (dalle testimonianze dei
militari toscani internati nei lager nazisti), prefazione di Leonetto
Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.
-
Orlando Lecchini, Per
non chinare la testa.
Un Lunigianese nei lager nazisti, Edizioni “Il Corriere Apuano”,
Pontremoli, 1988.
-
AA.VV., Fra sterminio e
sfruttamento (atti del
convegno 23-24 maggio 1991), Ed. Le Lettere, Firenze 1992.
-
Gerhard Schreiber, I
militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo
Reich 1943-1945, a
cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'esercito, 1992.
-
Luigi Collo, La
resistenza disarmata,
Introduzione di Nuto Revelli, Marsilio, Venezia 1995.
-
Giampiero Carocci, Il
campo degli ufficiali, Giunti,
Firenze 1995.
-
Alessandro Natta, L'altra
Resistenza. I militari italiani internati in Germania,
Einaudi, Torino 1997.
-
Gabriele Hammermann, Gli
internati militari italiani in Germania 1943-1945,
Il Mulino, Bologna 2004.
*
9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o
nei territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle
biblioteche 10-20 titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio
1944. L’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza conserva
circa 80 titoli di cui 32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4
pubblicazioni promosse dal Consiglio Regionale Piemontese. Ho
raccolto gli aspetti civili e nonviolenti che si possono rintracciare
entro la realtà limitata e prevalentemente militare della resistenza
interna al nazismo, nella relazione La
Resistenza antinazista in Germania,
tenuta nel
corso di aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella storia.
Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi sopra, prima
parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che rientrano
nella presente bibliografia.
- Jacques Semelin, Senz'armi
di fronte a Hitler, La
Resistenza civile in Europa, 1939-1943, Ed. Sonda, Torino 1993
(1989), p. 120-129, 171-172.
-
Uno degli episodi più significativi di resistenza nonviolenta
efficace da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro
la persecuzione razzista, è quello della Rosenstrasse, a Berlino nel
1943, riferito in alcuni libri. L’opera fondamentale è quella di
Nathan Stoltzfus, Resistance
of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi
Germany, pubblicato
nel 1996 (traduzione francese: La
Résistance des coeurs,
La révolte des femmes
allemandes mariées à des juifs, Phoebus,
Paris, 2002). Posso
indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest
in der Rosenstrasse.
Gebt uns
unsere Männer wieder,
Rasch und Röhring, Berlin 1993 (Protesta delle donne nella via delle
Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina Schröder, Le
donne che sconfissero Hitler,
Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers
unbeugsame Gegnerinnen,
Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Un articolo,
preciso e documentato, di Dominique Vidal, Il
coraggio delle donne della Rosenstrasse,
è comparso in Le Monde
Diplomatique – il manifesto,
maggio 2005, p. 17, nell’ambito del dossier Il
lato oscuro della seconda guerra mondiale,
pp. 11-17. Lo
stesso Autore pubblica Ces
femmes courageuses de la Rosenstrasse (probabilmente
è lo stesso articolo), in Manière
de voir,
n. 82, août-septembre 2005 (bimestrel édité par Le
Monde Diplomatique).
Rosenstrasse è
la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono
per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti all’edificio
dell’organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in prigione,
costringendo infine Göbbels e Hitler, per timore che, dopo la
sconfitta di Stalingrado, la protesta civile si estendesse, a
liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne,
arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei quali già
internati in lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von
Trotta ha presentato nel settembre 2003 al Festival di Venezia il
film Rosenstrasse.
Dice la regista: "Il fatto dimostra che in quel periodo si
poteva davvero agire contro il nazismo se si fosse stati più
coraggiosi" (La
Stampa, 7 settembre
2003). Il film è andato in programmazione in Italia (almeno a
Torino) il 27 gennaio 2004, giornata della memoria della Shoà, ma
subito ha sorpreso le persone attente perché il fatto risolutivo
sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la concessione
dolorosa di favori sessuali da parte di Lena von Eschenbach (una
delle mogli di ebrei, di famiglia altolocata) a Göbbels. Lo storico
della Freie Universität di Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi
informa il 31 gennaio che in Germania c’è una forte polemica, fino
dallo scorso autunno, per questa concessione della regista ad aspetti
pruriginosi, riducendo la realtà storica dal politico al personale
privato. Il direttore del "Zentrum für Antisemitismusforschung"
della Technische Universität, Wolfgang Benz ha scritto un articolo
molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a un'analisi molto
approfondita sul caso fatto dal suo istituto che contraddice
l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il principale
storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14 febbraio
che l’unica fonte storica valida è il libro di Stoltzfus e che, a
giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione
fantasiosa (fantaisiste)
e non storica, dei fatti. Ciò nonostante che, almeno nell'edizione
italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla
storicità dei fatti. Storicità fondamentale che c'è, ma nella
vicenda come è narrata nel film, è falsata nel punto essenziale (v.
il foglio,
n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di indagini
di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo giudizio.
- Enzo Collotti, La
Germania nazista,
(dalla Repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano), Einaudi,
Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso autore vedi anche l'articolo
Per una storia
dell'opposizione antinazista in Germania,
in Rivista storica del
socialismo,
gennaio-aprile 1961, pp. 105-137, che contiene più ampie referenze
bibliografiche.
- Giorgio Vaccarino, Storia
della Resistenza in Europa, 1938-1945,
Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
-
La «parola nuda come arma di resistenza» (come dice Julian Aicher,
in Il Margine,
Trento, n.8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei
fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d’azione
nell'Università di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La
Rosa Bianca, ed.
Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una
bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die
Weisse Rose, Fischer
Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non
integrale La Rosa
Bianca, a cura di
Carlo Francovich, La Nuova Italia editrice, Firenze 1978, 4ª
edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza è il libro
di Romano Guardini, La
Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del 1946 e 1958). Il testo intero
dei sei volantini scritti e diffusi dal gruppo di studenti resistenti
è commentato da vari qualificati scrittori in Paolo Ghezzi, Noi
non taceremo. Le parole della Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 1997. Ancora di Paolo Ghezzi segnalo Sophie
Scholl e la Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 2003, sulla limpida affascinante figura della
più giovane, 21 anni, componente del gruppo, con testimonianze dai
suoi diari e lettere. Merita
una visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Università di Monaco,
dove si possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere
documenti. Nell’ottobre 2005 va in programmazione in Italia il film
La
Rosa Bianca. Sophie Scholl,
di Marc Rothemund, premiato al Festival di Berlino 2005 per la
migliore attrice e la migliore regia. Ci riserviamo di valutarne la
resa storica. Dispiace che un volantino di pubblicità del film, con
belle foto di scena nell’Università di Monaco, parli soltanto di
«resistenza passiva» (termine, peraltro, usato anche dai resistenti
della Rosa Bianca nei loro volantini), mentre quell’azione lunga e
intensa fu una attiva, forte, coraggiosa testimonianza e sfida morale
e culturale alla violenta dittatura nazista.
- La limpida grande figura di
Franz Jägerstätter, contadino austriaco che, sostenuto solo dalla
comprensione della moglie, rifiutò per ragioni morali e religiose il
servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9 agosto 1943,
è illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande
distanza di tempo: Gordon Zahn, Il
testimone solitario. Vita
e morte di Franz Jägerstätter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz,
Franz Jägerstätter,
Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo
libro (da me recensito in Il
Margine, n. 6/2002) è
più preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si è
tenuto un grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del 60°
anniversario della morte di Jägerstätter, con sosta anche a Bolzano
per Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca:
vedi il mio resoconto Pellegrinaggio
ai martiri anti-nazismo,
in il foglio,
n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista Humanitas).
Le lettere dal carcere di
Franz Jägerstätter,
molto toccanti e profonde e coraggiose, sono pubblicate, insieme ad
altri suoi scritti, col titolo Scrivo
con le mani legate,
(espressione contenuta in una lettera), a cura di Giampiero Girardi,
Editrice Berti, Piacenza 2005. La chiesa cattolica ha riconosciuto
nella vita e morte di Jägerstätter il carattere di martirio per
opporsi all’idolatria nazista, che significava anche fedeltà
eroica all’evangelo della pace: la cerimonia di beatificazione è
avvenuta a Linz il 26 ottobre 2007. Nell’occasione, a cura di
Giampiero Girardi, è uscito Franz
Jägerstätter, il contadino contro Hitler. Una
testimonianza per l’oggi,
con scritti di Tanzarella, Comina, Valpiana, Palini, Peyretti,
Stabellini, Cipriani, Travisa, Perrini, ed. Berti, Piacenza 2007 (111
pagine di piccole dimensioni). In Italia l’associazione degli
interessati alla testimonianza di Jägerstätter
fa capo
a Giampiero
Girardi,
cell. 347
4185 755, email:
franzitalia@gmail.com
-
Francesco
Comina,
Non
giuro
a
Hitler,
La
testimonianza
di
Josef
Mayr-Nusser,
San
Paolo,
Milano
2000. Altoatesino,
fervente
cattolico,
arruolato
d’autorità
nelle
SS
dopo
l’8
settembre
1943, Mayr-Nusser
si
rifiutò
di
giurare
a
Hitler
par
ragioni
di
fede,
come
Jägerstätter.
Dapprima
internato
in
manicomio,
muore
di
sfinimento
durante
il
viaggio
verso
Dachau.
Comina
documenta
la
lucidità
del
suo
precoce
giudizio
morale
e
poltico
sul
nazismo.
Di
Mayr-Nusser
ha
scritto
anche
Isabella
Bossi
Fedrigotti
sul
Corriere
della
Sera,
2 febbraio
2002, p.
29. La
rivista
"La
Civiltà
Cattolica"
nel
numero
13 del
2008 ha
pubblicato
un
ampio
articolo
di
padre
Piersandro
Vanzan,
S.I.,
osef
Mayr-Nusser,
obiettore
di
coscienza
e
martire,
trasmesso
dall’agenzia
Zenit.org
sabato
26 luglio
2008.
- Sui resistenti, ribelli e
disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei fatti e dei dati in
Quelli dell'ultima ora,
uscito, come parte di una più ampia relazione tenuta per l’Iprase
di Trento nell’aprile 2000, nel volume Maestri
e scolari di nonviolenza,
a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli ed., Milano 2000, pp.
243-256.
- Ho raccolto parecchi casi di
boicottaggio personale della Shoah, compiuto in vari paesi europei,
ed anche da molti cittadini tedeschi, in un ampio scritto intitolato
Molti Schindler: dunque
si poteva resistere al nazismo,
pubblicato sul quotidiano telematico La
nonviolenza è in cammino (nbawac@tin.it
), nn. 803 e 804, 8 e 9 gennaio 2005.
Successivamente ho aggiornato la bibliografia là indicata. Sul
particolare caso danese vedi qui sopra al n. 1.
- Sulla probabile obiezione degli
scienziati tedeschi alla costruzione della bomba atomica: Leandro
Castellani, La grande
paura, Storia
dell'escalation nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino
1984, pp. 96-106; Thomas Powers, La
storia segreta dell'atomica tedesca,
Mondadori, Milano 1994 (1993), pp. 503-509.
- Sul problema di coscienza
relativo all'uccidere Hitler, cfr la mia recensione del libro di
Peter Hoffmann, Tedeschi
contro il nazismo. La Resistenza in Germania,
Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in Servitium,
n. 102, nov.-dic. 1995, fascicolo "Resistenza al male", pp.
117 e 119-120.
- Documenti di alta resistenza
morale, che ricordano in qualche momento gli atti dei martiri
cristiani sotto l’impero romano, sono: Helmuth James von Moltke,
Futuro e resistenza
(dalle lettere degli
anni 1926-1945), Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer,
Dieci anni dopo. Un
bilancio sul limitare del 1943, in
Resistenza e resa.
Lettere e scritti dal carcere,
Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.
- Max Josef Metzger, La
mia vita per la pace.
Lettere dalle prigioni naziste scritte con le mani legate, Traduzione
e cura di Lubomir Žak, ed. San Paolo 2008. Metzger (1887-1944) era
un prete cattolico impegnato in modo deciso per la pace politica, per
l’unione tra le chiese cristiane, riconoscendo ciascuna i propri
errori. Sono qui raccolte le principali lettere che scrisse dal
carcere, letteralmente con le mani legate, alla sua comunità, ma
anche a governanti nazisti perché riconoscessero la sconfitta
prevedibile e riducessero i mali per il popolo tedesco, a Pio XII
perché indicesse un concilio ecumenico per l’unità cristiana e
per la pace. Fu condannato a morte per la sua opposizione morale al
nazismo e decapitato il 17 aprile 1944.
- La rivista bimestrale Humanitas
(http://www.morcelliana.com
; redazione@morcelliana.it
), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il fascicolo a
Figure della resistenza
al nazismo. La
Prefazione è stesa da Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore
ispiratore dei giovani della Rosa Bianca (vedi sopra). Segue,
pubblicata integralmente per la prima volta, l’autodifesa di Kurt
Huber nel processo che lo condannò a morte, coraggiosa e franca
sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del
tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la
violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la
vicenda di Franz Jägerstätter con alcuni documenti in più anche
rispetto al libro di Erna Putz (vedi sopra).
-
Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza
antinazista: 1) DRAFD, Deutsche in der Résistance, in den
Streitkräften der Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies
Detschland (Tedeschi nella Resistenza, nelle forze armate della
coalizione antihitleriana, nel movimento Libera Germania). Telefono
sede centrale di Berlino: 0049/30/509.88.52. Contatto diretto con un
partigiano del DRAFD: Peter Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528
Frankfurt, tel 0049/69/672.631.
2)
Bundesvereinigung Opfer der NS Militärjustiz (Associazione vittime
dei tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116,
D-28758 Bremen, tel 0049/421/622.073, fax 621.422. Contatto diretto
con il presidente Ludwig Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen,
tel 0049/421/66.57.24.
3)
Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca
della pace), Bartolomäuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin,
tel 0049/30/508.12.07.
4)
Mahn- und Gedenkstätte für die Opfer der Nationalsozialistischen
Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio
nazista), Mühlenstrasse 29, D-40591 Düsseldorf. Catalogo
di 202 pagine Verfolgung
und Widerstand in Düsseldorf 1933-1945,
(Persecuzione e Resistenza a Düsseldorf , 1933-1945), Düsseldorf
1990.
*
10. Ermes Ferraro, La
Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in
Una strategia di pace:
la difesa popolare nonviolenta,
cit. (nella prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di
Hitler, l'esercito dei guastatori doveva lasciare «cenere e fango»
al posto della città. Una popolazione in gran parte femminile, quasi
senza armi, inflisse all'esercito tedesco «l'unica sconfitta
popolare da esso subita nel mondo» (A. Drago, Una
nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie
storiche nonviolente,
dattiloscritto).
11.
Lotte nonviolente nella
storia, materiale
preparato per un volume non uscito, come proposta di lavoro rivolta a
insegnanti e studenti. Contiene una parte metodologica generale e una
parte storica limitata al periodo della Resistenza al nazifascismo,
in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il lavoro contiene
molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero di
molto il presente elenco. Esso è stato compiuto da un gruppo di
ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno
Regis" di Torino (www.serenoregis.org).
12.
Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi
è narrato brevemente in Neera Fallaci, Vita
del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo.
Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219,
nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu
creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei
prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri
contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro
spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal
pievano e da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione.
*
13. Antonio Parisella, Sopravvivere
liberi. Riflessioni
sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione,
Gangemi editore, Roma 1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di
saggi, valorizza la lotta nonarmata, definita «una scoperta del
Cinquantenario» (v. sopra, n. 7), partita dalla cultura nonviolenta
e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici. Parisella
mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi
dall'essere "attendismo", è componente essenziale e
basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di
resistenza. La liberazione è il compimento della sopravvivenza, e
questa è l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e
Klinkhammer: «Quando la resistenza civile assume forme collettive
può avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato».
Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto
ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta
il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata;
immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.
14.
Bianca Ballesio, La
guerra di Kira, La
resistenza civile nel Canavese, prefazione di Ersilia Perona,
L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
15.
Lidia Menapace, Resisté,
Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90. L’autrice racconta, in base
alla propria esperienza partigiana, che nella Resistenza si poteva
fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che la
vicenda fu molto più ricca di quanto la tradizione della
storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e
popolare) ci abbia trasmesso.
*
16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La
Resistenza taciuta.
Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino
settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone è autrice di vari libri
sulla Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La
Resistenza taciuta,
dopo la prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita,
compare in forma nuova e bella, arricchita da una intelligente
prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone di In
guerra senza armi; si
veda il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia). Queste
opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne,
effettiva ma per lo più disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno
promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento,
dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza
nonarmata e nonviolenta, concetto «di valore euristico» (Claudio
Pavone, Il Ponte,
n. 1/1995), realtà ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora
per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti,
e cioè per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi
nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il
giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione
umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per
l'insegnamento prezioso che da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, 2004. Il titolo allude all’espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e li protessero.
18.
Die verborgene Tugend –
La virtù nascosta,
Eroi sconosciuti e dittatura in Austria; Catalogo bilingue della
Mostra fotografica dell’Associazione Biblioteca Austriaca di Udine,
a cura di Francesco Pistolato, Europrint edizioni, Quinto di Treviso
2007, formato 21x30, pp. 158. Con una cinquantina di fotografie
ampiamente commentate, il catalogo documenta la Resistenza austriaca
all’Anschluss nazista, ancor meno conosciuta di quella tedesca. In
Austria l’opposizione fu più difficile perché il nazismo ebbe
consensi nella speranza di miglioramenti di vita, perché divisa tra
socialisti e conservatori, perché non ebbe un gruppo dirigente.
Eppure, quasi 70.000 persone furono arrestate nelle prime settimane,
deportate alcune prima a Dachau poi a Mauthausen, il primo lager in
Austria. La Resistenza ebbe molte forme popolari, morali e religiose,
testimoniali, e nonviolente: basti ricordare Franz Jägerstätter (v.
sopra, al n. 9).
19.
Oltre
quel
muro.
La
Resistenza
nel
lager
di
Bolzano.
- Dario
Venegoni
e
Leonardo
Visco
Gilardi,
figli
di
deportati
nel
lager
nazista
di
Bolzano
tra
il
1944 e
il
1945, hanno
realizzato
per
conto
della
Fondazione
Memoria
della
Deportazione
di
Milano
una
mostra
documentaria
in
26 pannelli
dal
titolo
“Oltre
quel
muro.
La
Resistenza
nel
lager
di
Bolzano”.
Nella
mostra
sono
presentati
per
la
prima
volta
diverse
decine
di
immagini
e
circa
un
centinaio
di
documenti
inediti
che
testimoniano
dell’intensissima
attività
di
resistenza
di
un
comitato
unitario
interno
al
campo,
in
stretto
collegamento
con
una
struttura
clandestina
esterna
e
con
il
CLN
Alta
Italia
di
Milano.
I
due
autori
della
mostra
illustrano
in
questo
video,
realizzato
da
Vera
Paggi,
la
struttura
dell’organizzazione
di
Resistenza,
con
i
principali
protagonisti
di
questa
eccezionale
pagina
di
storia
italiana.
(notizia
del
4 marzo
2009). Per
prenotare
la
mostra
occorre
prendere
contatto
con
la
Fondazione
Memoria
della
Deportazione
di
Milano:
02 87383240 ; fondazionememoria@fastwebnet.it
; sito:
http://www.deportati.it
; http://www.anpi.it
20.
Giorgio Vecchio, La
Resistenza delle donne, 1943-1945,
Cooperativa In Dialogo, Milano 2010.
Giorgio
Vecchio, Le suore e la
Resistenza,
Cooperativa In Dialogo, Milano 2010.
- Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet. Storie di sangue risparmiato, Laterza 2013. Il sottotitolo è il vero più giusto titolo. Il libro raccoglie documentati fatti di pace-dentro-le-guerre, di arte del “vivere e lasciar vivere” in mezzo alla fiera dell'uccidere: «Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere» (Christa Wolf). Dopo un'introduzione "Violenza, nonviolenza, storia", i capitoli sono dedicati alle guerre evitate (anche da diplomazie e governi) tra 800 e 900, poi alle molte tregue spontanee e alle fraternizzazioni fra "nemici" da trincea a trincea nella guerra 1914-18; un capitolo su Gandhi; due capitoli su "Senza armi contro Hitler" in Italia e in Danimarca; un capitolo sul Kosovo e uno sul Tibet. «Le guerre scoppiano quando si smette di cercare la pace», chiarisce Anna Bravo. «E' un'idea malsana che quando c'è guerra c'è storia, e non quando c'è pace. Il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato». La nonviolenza non è onnipotente, ma è potente. C'è, anche dentro le guerre, una nonviolenza senza nome e senza teoria, senza saper nulla di Gandhi, che è l'istinto umano profondo del non uccidere, del non distruggere, perché solo a questa condizione si vive da umani. Come quel fante tedesco traumatizzato che urla: «Vedete il nemico laggiù? Ha un padre e una madre. Ha una moglie. Io non lo uccido». Il sistema internazionale può essere pacifico, la guerra non è mai inevitabile. Scoppia a causa dell'industria degli armamenti, e dell'idea fallace che le armi difendano.
22.
Ercole Ongaro, Resistenza
nonviolenta 1943-45,
I libri di Emil, Bologna 2013. L'Autore è direttore dell'Istituto
per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, di Lodi
(Ilsreco). Nei diversi capitoli del volume, egli esamina quale
memoria della Resistenza abbiamo oggi, l'aiuto ai soldati in fuga
dopo l'8 settembre 1943, l'aiuto agli ex-prigionieri alleati, l'aiuto
agli ebrei, le lotte nelle fabbriche, nelle campagne, nella scuola,
la Resistenza degli internati militari, i deportati razziali e
politici, i renitenti alla leva, la Resistenza delle donne, la stampa
clandestina, i Comitati di Liberazione Nazionale, e nell'ultimo
capitolo si chiede: quale senso per la Resistenza armata? Per ognuno
di questi aspetti Ongaro porta dati, documenti, testimonianze
generali, regionali e locali (Modenese e Reggiano, Valtellina,
Comasco, Bresciano, Milanese, Roma, Torino, Genova, Milano, Toscana,
Bolzano). Avendo Ongaro conosciuto e considerata la letteratura
italiana sulla Resistenza nonarmata e nonviolenta, questo suo libro
risulta il lavoro più recente e riassuntivo e integrativo riguardo a
questo aspetto della Resistenza italiana, scoperto e valorizzato
anzitutto da storiche attente al contributo delle donne alla
Resistenza, tardivamente in confronto all'aspetto armato di quella
lotta.
Enrico
Peyretti
enrico.peyretti@gmail.com