lunedì 15 aprile 2019

19 04 16 martedì + Giovanni 13, 21-33. 36-38  +  Solitudine e abbandono


[21] Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".
[22] I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.
[23] Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
[24] Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì, chi è colui a cui si riferisce?".
[25] Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?".
[26] Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
[27] E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto".
[28] Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;
[29] alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
[30] Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
[31] Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
[32] Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
[33] Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
[36] Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi".
[37] Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!".
[38] Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte". 



Ha lavato i piedi ai discepoli, e ha detto di lavarci i piedi a vicenda. Ha detto che chi accoglie lui accoglie colui che lo ha mandato. Sta prendendo commiato, sa che l'ostilità del potere religioso lo colpirà. Ma il primo colpo non è fisico, è morale: sa, con profonda pena, che uno dei suoi lo tradirà consegnandolo. Sa che anche Pietro, generoso a parole, si dissocerà da lui quando lo vedrà accusato, nelle mani del potere ostile. "Voi mi cercherete e non mi troverete" vuol dire anche che la prima tortura sarà la solitudine e l'abbandono. Ma, nelle parole che Giovanni ci riferisce, è anche consapevole che il Padre a cui obbedisce gli sta già dando gloria. Giovanni avvicina molto passione e gloria, morte e vita. Ma, per Gesù come per noi, c'è un tempo che è solo di dolore e offesa. Solo la fede, nella memoria di Gesù, ci fa guardare oltre.

domenica 14 aprile 2019

19 04 15 Giovanni 12, 1-11 +  "La fede è uno spreco"

[1] Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.
[2] E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
[3] Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
[4] Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:
[5] "Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?".
[6] Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
[7] Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
[8] I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
[9] Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
[10] I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,
[11] perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. 

 

Non trovo di meglio che copiare qualche riga dal commento di Ernesto Balducci, già citato, in un paragrafo intitolato "La fede è uno spreco": <<...  la gratuità del culto ispirato dalla fede e, oggettivamente, l'irriducibilità del mistero del Cristo a qualunque progetto di redenzione sociale>>. <<La fede è uno spreco, un di più calcolabile soltanto in termini di perdita>>. <<La contemplazione del Cristo, la silenziosa adorazione della sua regalità messianica sono, nella chiesa, come un profumo effuso, una dedizione sottratta agli impegni generosi che la liberazione dei poveri esige>>.  <<Il credente sa già che l'amore per i poveri non va posto come alternativa alla preghiera "inutile">>.  <<Il senso ultimo della vita non è nelle funzioni socialmente apprezzabili, è un dono di sé assolutamente estraneo alla meccanica dei progetti umani, come un profumo prezioso che si diffonde attorno>>. Interessante che sia Balducci a dire questo. Si potrebbe anche discutere: in Matteo 25 la vita buona e salva, in Cristo, è dimostrata dal soccorso al bisognoso, senza fede esplicita in lui. Ma è bello sapere, da quel testo come da questo, che la fede non è un dovere, ma una bellezza, come la musica e la poesia, gratuite, non-utili, libere. Maria unge i piedi di Gesù per puro amore e bellezza, in libertà, non per dovere.

venerdì 12 aprile 2019

19 04 12  +  Giovanni 10, 31-42  + Levarselo di torno

[31] I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.
[32] Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".
[33] Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".
[34] Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei?
[35] Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),
[36] a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?
[37] Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;
[38] ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".
[39] Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
[40] Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.
[41] Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".
[42] E in quel luogo molti credettero in lui. 

 

Leggiamo il vangelo ogni giorno, come il cibo. Infatti, è pane di vita. I giudei qui rappresentano il mondo che non crede, che rifiuta Gesù, vuole lapidarlo, levarselo di torno, perché dice di essere la presenza di Dio. La religione vuole tenere Dio molto in alto, fuori, oggetto di omaggi, non criterio di vita quotidiana, non presenza nella carne. La lunga, dura controversia, dal cap. 8, riprende qui. E' la passione culminante, per ora in parole, che diventerà condanna fisica. Come in ogni processo siamo chiamati a decidere da che parte è la giustizia. Ne va di noi stessi.

giovedì 11 aprile 2019

 
19 04 11 + Giovanni 8, 51-59  +  Vita che non muore


[51] In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".
[52] Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".
[53] Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".
[54] Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",
[55] e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.
[56] Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".
[57] Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".
[58] Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".
[59] Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

 

Nella teologia dell'evangelista, Gesù dice che la vita che il suo messaggio comunica a chi l'ascolta e lo vive, è vita che non muore. Gli replicano che lui stesso è mortale, come Abramo e i profeti.  "Chi pretendi di essere?". "Non mi glorifico da me stesso. Quello che voi dite vostro Dio, e non lo conoscete, è Padre mio, e mi glorifica, perché lo conosco e vivo la sua parola". "Io sono, prima che Abramo fosse". Stanno per lapidarlo per bestemmia, ma non è ancora la sua ora estrema. Ha usato l'"io" divino di Esodo 3,14. "La verità di Gesù non consiste nell'inerte tradizione di fatti remoti, ma nella sua indefettibile presenza, la stessa di cui vive oggi la chiesa" (Ernesto Balducci, nel suo commento, Oscar Mondadori, 1973)

martedì 9 aprile 2019

19 04 10  +  Giovanni 8, 31-42  + La maggiore verità accresce libertà


[31] Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;
[32] conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".
[33] Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".
[34] Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.
[35] Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;
[36] se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
[37] So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.
[38] Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".
[39] Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!
[40] Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.
[41] Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".
[42] Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 

 

Proprio quelli che avevano creduto in lui (ultimi versetti del brano di ieri), non accettano di sentirsi dire: "la verità vi farà liberi". Siamo già liberi! protestano. Non so se capisco cosa vuol dire Gesù nella replica. Li accusa di essere nel peccato, cioè (forse) nell'autosufficienza di chi crede di non avere bisogno. Gli hanno creduto, cioè forse sono disposti ad ascoltarlo perché parla da parte del Padre. Ma ora, la loro religione sicura non ha bisogno di una libertà data da una maggiore verità. Peccato è anche la religione quando crede di essere tutto. La controversia si fa acuta: voi cercate di uccidermi, perché vi ho detto una verità maggiore di quella di Abramo. C'è un cammino della fede: non aver bisogno di accrescerla e cambiarla sviluppandola nella storia della salvezza, è avere una fede ferma, chiusa. Abramo ha cominciato, ora voi continuate!


19 04 09 +  Giovanni 8, 21-30  +  L'eterno conflitto


[21] Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".
[22] Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".
[23] E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.
[24] Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".
[25] Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.
[26] Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".
[27] Non capirono che egli parlava loro del Padre.
[28] Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.
[29] Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".
[30] A queste sue parole, molti credettero in lui.



Non so se sbaglio (non vado ora a consultare commenti autorevoli), ma sembra di capire che qui l'autore del 4° vangelo riflette e rimedita, anche con ripetizioni, e mette in parole più severe del solito, che attribuisce a Gesù, il significato della sua unità con il Padre e del rifiuto feroce che il mondo fa di lui. Molti non capiscono, molti (o alcuni?) credono in lui. Più che la cronaca di una controversia nel tempio, sembra di leggere qui l'eterno conflitto tra il mondo che non comprende Gesù e la parte che crede in lui. Non è forse il motivo che risuona in questo vangelo fino dal prologo? Ma nel prologo non è proclamata più fortemente la luce che salva?

domenica 7 aprile 2019

19 04 08  +  Giovanni 8, 12-20  + Ha la luce, e illumina


[12] Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
[13] Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".
[14] Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.
[15] Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.
[16] E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.
[17] Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:
[18] orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".
[19] Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".
[20] Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. Enessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.


Forse vale anche per questo brano, posto di seguito allo sconcertante, per tutti gli spettatori, episodio dell'adultera salvata, la piccola riflessione che ci veniva giovedì o venerdì su parti del cap. 7. Cresce l'ostilità verso Gesù da parte dei censori, che presumono di sapere chi è e chi non è il messia, da chi può venire o non venire la luce attesa. Essi non "conoscono" perché credono di conoscere i criteri di verità. Perciò non sono consanguinei al Padre della verità come è Gesù, che non è "venuto da sé", ma inviato dal Veritiero. Non testimonia soltanto di se stesso, perché ha in sé la luce della vita, e può illuminare ogni vita (cfr Giovanni 1,9). Luce è la coscienza di essere uomo pienamente amato, ricolmato, nutrito, vivificato dalla presenza viva del Padre in lui.

sabato 6 aprile 2019











 19 04 06 + Giovanni 7, 40-53 + Tra clericalismo e coscienza
[40] All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".
[41] Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?
[42] Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?".
[43] E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
[44] Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
[45] Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".
[46] Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".
[47] Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
[48] Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?
[49] Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".
[50] Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:
[51] "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".
[52] Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".


Guardando questo vangelo di oggi, trovo una bella combinazione: proprio oggi a Roma si svolge un bel convegno di "Chiesa-di-tutti-chiesa-dei-poveri", su sei esigenze messianiche: "- Riunire i popoli frantumati; - Deporre il denaro dal trono, innalzarvi il diritto; - Invertire le statistiche: non più dieci ricchi e milioni di poveri; - Disimparare l'atrte della guerra; - Rimettere il chiavistello alle acque e il termostato alla terra; - Restare umani, donne e uomini, due universi in una sola carne.
Sono proprio  le parole messianiche da riascoltare nei nostri giorni dal vangelo che vive e risuona sempre.

Nel brano liturgico di oggi continua la discussione: è o non è il Cristo, il messia, il profeta? Si formano due posizioni: una consiste nel guardare a cosa dice, a come agisce (e tra questi la gente semplice e persino le guardie della polizia religiosa!), l'altra esamina da quale etnia viene, se privilegiata o inferiore, e da quale scuola o partito, da quale stirpe è nato, da quale regione più o meno religiosa. Questi secondi sono orgogliosi di conoscere i libri della Legge e disprezzano la gente ignorante. Ma uno di loro onestamente osserva: "Non si può giudicare prima di ascoltare!" Allora i colleghi lo squalificano: "Studia le regole e le tradizioni! Non può essere profeta chi non è del nostro ceto!".

Ecco il perenne problema, tra clericalismo e coscienza viva: riconoscere la profezia, la parola messianica da vivere per salvare, dare significato e bellezza alla nostra vita comune.

giovedì 4 aprile 2019

19 04 05  +  Giovanni 7, 1-2.10.25-30  + Non conoscono perché credono di conoscere


[1] Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
[2] Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;
[10] Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.
[25] Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere?
[26] Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?
[27] Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia".
[28] Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.
[29] Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato".
[30] Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. 

 

Va di nascosto, ma poi si fa vedere e insegna nel tempio! "Che sia il messia? Ma non è abbastanza strano e misterioso per essere il messia!". "Certo, voi sapete la mia origine umana e terrena, ma io non vengo di mia iniziativa. Sono mandato dal Padre veritiero, che io conosco e voi non conoscete". Così cresce l'ostilità verso di lui da parte dei censori, che presumono di sapere chi è e chi non è il messia, da chi può venire o non venire la luce attesa. Essi non "conoscono" perché credono di conoscere i criteri di verità. Perciò non sono consanguinei al Padre della verità come è Gesù, che non è "venuto da sé", ma inviato - lo ripete due volte - dal Veritiero. 




19 04 04 giovedì  +  Giovanni 5, 31-47  +  L'uomo compiuto  


[31] Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera;
[32] ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.
[33] Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
[34] Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
[35] Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
[36] Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
[37] E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,
[38] e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
[39] Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
[40] Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
[41] Io non ricevo gloria dagli uomini.
[42] Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
[43] Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.
[44] E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
[45] Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
[46] Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
[47] Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?". 



La meditazione di Giovanni sulla persona di Gesù, di cui vede e comprende l'intima coscienza, afferma la sua piena unità con il Padre. Dio è con tutti, intimo a tutti noi, non è sovrano lontano. Ma è con Gesù in modo così pieno e fedele da renderlo la presenza personale stessa del Padre nell'uomo Gesù, tra noi, nella nostra carne, uomo così realizzato e compiuto da essere il nuovo Adamo, l'uomo come il Padre l'ha pensato e chiamato ad essere. Gesù ci salva perché realizza la nostra umanità, se camminiamo verso un vivere come ha vissuto lui, di amore che cresce verso la pienezza, una vita che non muore.

martedì 2 aprile 2019

19 04 03  +  Giovanni 5, 17-30  + Egli è l'immagine trasparente  


[17] Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero".
[18] Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
[19] Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.
[20] Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.
[21] Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;
[22] il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,
[23] perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
[24] In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
[25] In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
[26] Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;
[27] e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
[28] Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno:
[29] quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
[30] Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 

 

Al precedente motivo di ostilità dei Giudei verso di lui, la violazione del sabato, Gesù ne aggiunge un altro: l'uguaglianza con Dio, che è suo Padre. La meditazione di Giovanni sviluppa questa realtà: Gesù opera con il Padre, conosce le sue opere di vita e le prosegue; è nel Figlio che si riconosce il Padre; al Figlio è affidato il giudizio su ogni vita. Egli agisce in unità perfetta con il Padre. Se ogni umano è immnagine di Dio, l'uomo Gesù è "l'immagine visibile e trasparente dell'invisibile volto di Dio" (Michele Do). Tutti gli umani cercano Dio. Ai cristiani è data la grazia di trovarlo nella vita e parole di Gesù, un incontro che è compito di testimonianza. 
19 04 02 + Giovanni 5, 1-16 + Gesù celebra il vero sabato

[1] Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
[2] V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,
[3] sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
[4] Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto].
[5] Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
[6] Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?".
[7] Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me".
[8] Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina".
[9] E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato.
[10] Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio".
[11] Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina".
[12] Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?".
[13] Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.
[14] Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio".
[15] Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
[16] Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.


Il paralitico senza amici e parenti fa pena a Gesù, che gli offre di guarirlo. Lui non lo chiede, pensa solo alla sfortuna di non arrivare in tempo all'acqua miracolosa. Gesù gli ordina di prendere su il suo lettuccio da paralitico. La guarigione è implicita, avvenuta in silenzio: un paralitico non si porta il lettuccio sotto braccio (già! Qualcuno evidentemente lo accompagnava il mattino, gli portava il lettuccio, poi andava per le sue faccende). Ma cosa conta la guarigione? C'è la legge: di sabato non si porta il peso di un lettino. A me, pochi anni fa, a Gerusalemme, è stato proibito di scattare una foto, di sabato, davanti al Muro del Pianto. Nessun rallegramento per il paralitico guarito, solo il rimprovero della legge astratta. Il guarito non sa neppure chi lo ha guarito: sa solo che ora cammina. Poi Gesù lo incontra. Da quel che gli dice, afferma forse che la paralisi era dovuta ai suoi peccati? Non è in generale il pensiero di Gesù (v. Cap. 9). Il "non peccare più" vale sempre, per tutti, ed il peccare è causa di molti mali. Fatto sta che cominciano a perseguitarlo perché fa "tali cose" – cioè guarigione e superamento della legge – di sabato. La legge astratta, ignara della vita, è più pesante del lettuccio, e lega più della paralisi. In realtà, sono proprio Gesù e il guarito che celebrano il sabato pasquale: salute, cammino, gratitudine, insegnamento, portare via le cose inutili.