Libri
Il
messaggio e i tempi
Luigi
Bettazzi: "Sognare
eresie. Fede, amore e libertà"
(Edizioni Dehoniane, Bologna 2021, pp. 165, euro 12,00)
Per
il cammino sinodale della Chiesa, questo libro è importante. Il
vescovo Luigi Bettazzi compie 98 anni. Scrive un libro all'anno per
tenersi vivo e continuare a svilupparsi. In questo Sognare
eresie
propone il senso vero di "eresia" (scelta, preferenza):
«scegliere la formulazione di verità tradizionali in modo nuovo,
più agevolmente comprensibile e coinvolgente nella mentalità di
oggi» (p. 7). Così, affronta problemi di interpretazione nel primo
e nel secondo Testamento, nella persona di Gesù, nella nostra vita
cristiana, negli esiti ultimi della nostra esistenza.
Come
intendere i racconti della creazione, del peccato originale,
dell'elezione di un popolo, della violenza religiosa? La ragione
analizza la realtà, l'intelligenza intuisce i valori (p. 14). I
vangeli sono scritti «con parole che vanno comprese nel significato
che ad esse davano gli scrittori» (p. 31). Così si interpretano
sempre meglio tanti passi del «gioioso annuncio». Incarnazione,
Trinità, amore, gioia, il dolore, la teologia del sacrificio
espiatorio, sono discusse e spiegate qui in modo serio e semplice,
così da risultare un
catechismo aggiornato per chi si interroga sui contenuti della fede
cristiana.
Gesù
è salvatore di tutti: ma chi non è battezzato? Che ne è del limbo
tradizionale? Basta la fede? Bettazzi intende che, poiché ogni
persona nasce nella grazia (non nel peccato), basta credere, cioè
essere aperti a Dio e agli altri, per avere la vita eterna (cfr p.
72-76).
Che
cosa è il Regno di Dio, annunciato da Gesù? Viene
alla fine di tutto? No, è già in mezzo a noi, è l'umanità
descritta nelle beatitudini, aperta a Dio, che è amore e
misericordia. La Chiesa è composta dai "convocati",
comunità di credenti collegate tra loro. Si formano i vari
ministeri-servizi. Col tempo, dopo Teodosio, la Chiesa diventa
l'istituzione che conosciamo, e il papa, con lo Stato pontificio,
darà alla Chiesa "un volto anche politico", con le
relative scissioni, in Oriente e poi in Europa. La sua forma è
"piramidale" fino al Concilio Vaticano II, che «rovescia
la piramide ponendo al vertice il popolo di Dio».
La gerarchia ha il compito «non di comandare ma di servire». È
il contrario del clericalismo che papa Francesco deplora come grande
male della Chiesa, e anche di quella emarginazione della donna
ereditata dal mondo ebraico.
Allora, «forse
si potrà ripensare a nuove impostazioni ministeriali», come fece la
Chiesa primitiva aprendosi "alle genti" e battezzando i non
circoncisi, su cui era sceso lo Spirito santo prima dell'acqua del
battesimo ( Atti degli Apostoli, cap. 10). Purché si veda che la
tradizione non è bloccata sul passato, ma inserisce la verità di
sempre nel mondo che si evolve (pp. 76-94).
È
paradossale che si vedano come eresia anche alcuni modi di pregare.
L'Autore scrive sulla preghiera con solidi appoggi biblici ed
esperienze semplici e preziose. Tra l'altro ripropone la tradizione
della lectio
divina,
anche indicando il metodo pratico: lettura, meditazione,
contemplazione. Nella preghiera, l'amore per Dio e il desiderio di
lui, se è sincero, comporta l'amore per i fratelli, specialmente se
bisognosi. E richiede l'umiltà, richiede la pace con gli altri -
«vai prima a riconciliarti...» - ed è vera anche se silenziosa,
nello Spirito santo, nella gratitudine. È
farci umanità in ascolto di Dio. E confida: «Spero sempre di
intuire un Gesù che mi sorride» (p. 108). La preghiera eterna di
Gesù risorto è la nostra preghiera. Gesù assicura che il Padre
darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono (Luca 11,13).
Gesù,
morto per amore, è vivo, «uscito dal tempo», ma resta a pregare
con la sua Chiesa. L'eucaristia «non è tanto il rito che ci dà la
presenza reale davanti a cui poi pregheremo» (...), ma «è appunto
la nostra grande preghiera, perché ci unisce alla preghiera eterna
di Gesù». Perciò non si assiste, ma si partecipa, si prende parte,
perché è la preghiera di tutti, non solo del prete: sarebbe bello
che il canone fosse recitato tutti insieme, come già fanno alcune
comunità (p. 118). Paolo parla (1 Cor 11,20) di una cena del Signore
che non risulta avere un presbitero che la presieda. Esempi storici
(Giappone nel 1600; Amazzonia) mostrano che la Chiesa è popolo di
Dio anche quando la gerarchia è assente o presente solo raramente.
Si può dire che, come c'è il battesimo di desiderio, così una
comunità priva di un ministro ordinato, se rinnova il memoriale
dell'Ultima cena, rende presente Gesù con una «eucaristia di
desiderio». Perché non consentire la partecipazione all'eucaristia
in un'altra confessione cristiana? Sarebbe un'efficace esperienza di
ecumenismo. Eresia? Semmai un sogno, un auspicio (p. 122). «La
priorità del popolo di Dio sulla gerarchia dovrebbe sconfiggere ogni
rivalsa di clericalismo, cioè di predominio del clero sui fedeli».
Venendo
poi alle "eresie sociali" - sempre secondo coscienza, nella
quale principalmente incontriamo Dio, secondo il Concilio - l'Autore
percorre la propria esperienza: educato alla sottomissione, poi la
Fuci, gli studi critici, il Concilio, infine la presidenza di Pax
Christi, che lo impegnò sul tema e l'azione per la pace, con la
presenza anche in paesi sofferenti per guerre e dittature, poi con
l'iniziativa di un dialogo umano e civile con Berlinguer. Altre più
recenti "eresie" di Bettazzi sono più note: l'offerta,
proibita dal Vaticano, di darsi ostaggio per la liberazione di Aldo
Moro; la fama di essere vescovo di sinistra (lui dice "vescovo
mancino"...).
Ultimissime
eresie? Riflessioni aggiornate su morte, eternità, vita nuova,
giudizio finale, paradiso, inferno, corpo spirituale, purgatorio,
indulgenze, ecc. Siamo tutti eretici, se eresia significa scelta,
perché l'essere umano ha il potere e il dovere di scegliere, entro
dati limiti reali, evitando sia la volontà di dominio, sia la
sottomissione a forze dominanti. Che cosa è veramente la libertà?
Non indifferenza, ma libertà di realizzarsi, libertà di amare. La
mia libertà implica la libertà degli altri. La libertà degenera
nel «populismo come derivazione incestuosa della democrazia»,
quando si accampano diritti senza doveri. Un caso significativo è
quello dell'aborto, per il quale si ottiene la non punibilità.
L'embrione è già un essere umano? C'è chi lo ritiene solo una
parte della madre. La legge italiana distingue tra i primi mesi e gli
ultimi. Oggi si ritiene che l'ovulo appena fecondato sia un essere
umano allo stato potenziale, subordinato, nell'opinione comune,
all'umanità pienamente attuale della madre. Oggi il magistero della
Chiesa sposa, almeno per precauzione, la prima tesi: l'ovulo
fecondato è un essere umano. Ma c'è una questione stimolante: circa
il 40% degli ovuli fecondati viene disperso prima dell'insediamento
nell'utero. È
possibile che la natura condanni quasi metà dei progetti-uomo a
fallire? Il teologo Enrico Chiavacci proponeva l'umanizzazione al
formarsi della corteccia cerebrale (secondo-terzo mese), e
all'accoglienza dalla madre, che impersona l'umanità. La Chiesa
dovrebbe essere consapevole della grande differenza tra le situazioni
(contraccezione, aborti) in cui è in gioco l'inizio di una vita
umana. Dio non ci comanda solo un ordine di cose dettato dalla
ragione, ma ci apre all'intuizione più ampia, all'amore generoso.
Lo
scopo di questo scritto, conclude l'Autore, è ascoltare
interrogativi e idee di molte persone, nella comunità cristiana. La
tradizione è dinamica, perché l'umanità è multiforme e in
costante sviluppo. I profeti disturbano perché vedono avanti. Il
solo parlare di quelle intuizioni ha fatto emarginare l'Autore, il
quale, all'età che ha, vorrebbe, anche con fatica, proporle al
discernimento della comunità. È
misterioso il rapporto tra la nostra limitata libertà e
l'onniscienza di Dio: noi sappiamo che siamo responsabili e che Dio
non soffoca, ma aiuta la nostra libertà, sostenuta e accresciuta
dallo Spirito Santo. La "religione" ha il compito di
portare questo messaggio fondamentale nella storia, e
«perciò
corre il rischio di identificarlo con le modalità temporanee» , di
«rendere
perenne ma fragile ciò che è funzionale a quel tempo e a quella
umanità». Siamo creati per realizzare la nostra libertà, che
cresce in ogni momento, e sarà il nostro io per sempre.
Enrico
Peyretti, 18 novembre 2021
Libri
Il
messaggio e i tempi
Luigi
Bettazzi: "Sognare
eresie. Fede, amore e libertà"
(Edizioni Dehoniane, Bologna 2021, pp. 165, euro 12,00)
Per
il cammino sinodale della Chiesa, questo libro è importante. Il
vescovo Luigi Bettazzi compie 98 anni. Scrive un libro all'anno per
tenersi vivo e continuare a svilupparsi. In questo Sognare
eresie
propone il senso vero di "eresia" (scelta, preferenza):
«scegliere la formulazione di verità tradizionali in modo nuovo,
più agevolmente comprensibile e coinvolgente nella mentalità di
oggi» (p. 7). Così, affronta problemi di interpretazione nel primo
e nel secondo Testamento, nella persona di Gesù, nella nostra vita
cristiana, negli esiti ultimi della nostra esistenza.
Come
intendere i racconti della creazione, del peccato originale,
dell'elezione di un popolo, della violenza religiosa? La ragione
analizza la realtà, l'intelligenza intuisce i valori (p. 14). I
vangeli sono scritti «con parole che vanno comprese nel significato
che ad esse davano gli scrittori» (p. 31). Così si interpretano
sempre meglio tanti passi del «gioioso annuncio». Incarnazione,
Trinità, amore, gioia, il dolore, la teologia del sacrificio
espiatorio, sono discusse e spiegate qui in modo serio e semplice,
così da risultare un
catechismo aggiornato per chi si interroga sui contenuti della fede
cristiana.
Gesù
è salvatore di tutti: ma chi non è battezzato? Che ne è del limbo
tradizionale? Basta la fede? Bettazzi intende che, poiché ogni
persona nasce nella grazia (non nel peccato), basta credere, cioè
essere aperti a Dio e agli altri, per avere la vita eterna (cfr p.
72-76).
Che
cosa è il Regno di Dio, annunciato da Gesù? Viene
alla fine di tutto? No, è già in mezzo a noi, è l'umanità
descritta nelle beatitudini, aperta a Dio, che è amore e
misericordia. La Chiesa è composta dai "convocati",
comunità di credenti collegate tra loro. Si formano i vari
ministeri-servizi. Col tempo, dopo Teodosio, la Chiesa diventa
l'istituzione che conosciamo, e il papa, con lo Stato pontificio,
darà alla Chiesa "un volto anche politico", con le
relative scissioni, in Oriente e poi in Europa. La sua forma è
"piramidale" fino al Concilio Vaticano II, che «rovescia
la piramide ponendo al vertice il popolo di Dio».
La gerarchia ha il compito «non di comandare ma di servire». È
il contrario del clericalismo che papa Francesco deplora come grande
male della Chiesa, e anche di quella emarginazione della donna
ereditata dal mondo ebraico.
Allora, «forse
si potrà ripensare a nuove impostazioni ministeriali», come fece la
Chiesa primitiva aprendosi "alle genti" e battezzando i non
circoncisi, su cui era sceso lo Spirito santo prima dell'acqua del
battesimo ( Atti degli Apostoli, cap. 10). Purché si veda che la
tradizione non è bloccata sul passato, ma inserisce la verità di
sempre nel mondo che si evolve (pp. 76-94).
È
paradossale che si vedano come eresia anche alcuni modi di pregare.
L'Autore scrive sulla preghiera con solidi appoggi biblici ed
esperienze semplici e preziose. Tra l'altro ripropone la tradizione
della lectio
divina,
anche indicando il metodo pratico: lettura, meditazione,
contemplazione. Nella preghiera, l'amore per Dio e il desiderio di
lui, se è sincero, comporta l'amore per i fratelli, specialmente se
bisognosi. E richiede l'umiltà, richiede la pace con gli altri -
«vai prima a riconciliarti...» - ed è vera anche se silenziosa,
nello Spirito santo, nella gratitudine. È
farci umanità in ascolto di Dio. E confida: «Spero sempre di
intuire un Gesù che mi sorride» (p. 108). La preghiera eterna di
Gesù risorto è la nostra preghiera. Gesù assicura che il Padre
darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono (Luca 11,13).
Gesù,
morto per amore, è vivo, «uscito dal tempo», ma resta a pregare
con la sua Chiesa. L'eucaristia «non è tanto il rito che ci dà la
presenza reale davanti a cui poi pregheremo» (...), ma «è appunto
la nostra grande preghiera, perché ci unisce alla preghiera eterna
di Gesù». Perciò non si assiste, ma si partecipa, si prende parte,
perché è la preghiera di tutti, non solo del prete: sarebbe bello
che il canone fosse recitato tutti insieme, come già fanno alcune
comunità (p. 118). Paolo parla (1 Cor 11,20) di una cena del Signore
che non risulta avere un presbitero che la presieda. Esempi storici
(Giappone nel 1600; Amazzonia) mostrano che la Chiesa è popolo di
Dio anche quando la gerarchia è assente o presente solo raramente.
Si può dire che, come c'è il battesimo di desiderio, così una
comunità priva di un ministro ordinato, se rinnova il memoriale
dell'Ultima cena, rende presente Gesù con una «eucaristia di
desiderio». Perché non consentire la partecipazione all'eucaristia
in un'altra confessione cristiana? Sarebbe un'efficace esperienza di
ecumenismo. Eresia? Semmai un sogno, un auspicio (p. 122). «La
priorità del popolo di Dio sulla gerarchia dovrebbe sconfiggere ogni
rivalsa di clericalismo, cioè di predominio del clero sui fedeli».
Venendo
poi alle "eresie sociali" - sempre secondo coscienza, nella
quale principalmente incontriamo Dio, secondo il Concilio - l'Autore
percorre la propria esperienza: educato alla sottomissione, poi la
Fuci, gli studi critici, il Concilio, infine la presidenza di Pax
Christi, che lo impegnò sul tema e l'azione per la pace, con la
presenza anche in paesi sofferenti per guerre e dittature, poi con
l'iniziativa di un dialogo umano e civile con Berlinguer. Altre più
recenti "eresie" di Bettazzi sono più note: l'offerta,
proibita dal Vaticano, di darsi ostaggio per la liberazione di Aldo
Moro; la fama di essere vescovo di sinistra (lui dice "vescovo
mancino"...).
Ultimissime
eresie? Riflessioni aggiornate su morte, eternità, vita nuova,
giudizio finale, paradiso, inferno, corpo spirituale, purgatorio,
indulgenze, ecc. Siamo tutti eretici, se eresia significa scelta,
perché l'essere umano ha il potere e il dovere di scegliere, entro
dati limiti reali, evitando sia la volontà di dominio, sia la
sottomissione a forze dominanti. Che cosa è veramente la libertà?
Non indifferenza, ma libertà di realizzarsi, libertà di amare. La
mia libertà implica la libertà degli altri. La libertà degenera
nel «populismo come derivazione incestuosa della democrazia»,
quando si accampano diritti senza doveri. Un caso significativo è
quello dell'aborto, per il quale si ottiene la non punibilità.
L'embrione è già un essere umano? C'è chi lo ritiene solo una
parte della madre. La legge italiana distingue tra i primi mesi e gli
ultimi. Oggi si ritiene che l'ovulo appena fecondato sia un essere
umano allo stato potenziale, subordinato, nell'opinione comune,
all'umanità pienamente attuale della madre. Oggi il magistero della
Chiesa sposa, almeno per precauzione, la prima tesi: l'ovulo
fecondato è un essere umano. Ma c'è una questione stimolante: circa
il 40% degli ovuli fecondati viene disperso prima dell'insediamento
nell'utero. È
possibile che la natura condanni quasi metà dei progetti-uomo a
fallire? Il teologo Enrico Chiavacci proponeva l'umanizzazione al
formarsi della corteccia cerebrale (secondo-terzo mese), e
all'accoglienza dalla madre, che impersona l'umanità. La Chiesa
dovrebbe essere consapevole della grande differenza tra le situazioni
(contraccezione, aborti) in cui è in gioco l'inizio di una vita
umana. Dio non ci comanda solo un ordine di cose dettato dalla
ragione, ma ci apre all'intuizione più ampia, all'amore generoso.
Lo
scopo di questo scritto, conclude l'Autore, è ascoltare
interrogativi e idee di molte persone, nella comunità cristiana. La
tradizione è dinamica, perché l'umanità è multiforme e in
costante sviluppo. I profeti disturbano perché vedono avanti. Il
solo parlare di quelle intuizioni ha fatto emarginare l'Autore, il
quale, all'età che ha, vorrebbe, anche con fatica, proporle al
discernimento della comunità. È
misterioso il rapporto tra la nostra limitata libertà e
l'onniscienza di Dio: noi sappiamo che siamo responsabili e che Dio
non soffoca, ma aiuta la nostra libertà, sostenuta e accresciuta
dallo Spirito Santo. La "religione" ha il compito di
portare questo messaggio fondamentale nella storia, e
«perciò
corre il rischio di identificarlo con le modalità temporanee» , di
«rendere
perenne ma fragile ciò che è funzionale a quel tempo e a quella
umanità». Siamo creati per realizzare la nostra libertà, che
cresce in ogni momento, e sarà il nostro io per sempre.
Enrico
Peyretti, 18 novembre 2021