lunedì 30 luglio 2018

Se un bene ti ha baciato

Se un bene ti ha baciato
Da un messaggio ricevuto, di cui sono grato: "Umberto Galimberti (filosofo, Monza 1942) nel suo testo “Paesaggi dell’anima”, Feltrinelli, 2017, Capitoli dal 25 al 31, ci offre una illuminata panoramica su un tema di particolare interesse sociale: l'educazione". Copio alcune righe di Galimberti e le commento:
<< Rispetto al dolore che inchioda, stringe e costringe, la felicità....lambisce, balena,dispare, per questo la felicità appare come un bene transitorio, mentre il dolore si rivela condizione più abituale e consueta”. Pur tuttavia, la felicità lascia una traccia positiva, profonda, perché “è quella pienezza....che nel momento in cui la si possiede, se ne è, in effetti, posseduti”. “L’uomo non sa di essere felice, si sente felice, coglie il fatto che la felicità possa diventare uno “sfondo possibile” >> (Galimberti).
    Perciò, se una volta hai ricevuto un bene, se hai intravisto un bene, il dolore non ti uccide più, dal dolore risorgi, anche se ti ha crocifisso. Se hai conosciuto un bene, ora sai che è più vero del male, dell'offesa, del dolore. Lo sai non con la mente, che a volte ha motivo di dubitare: lo sai nel tuo essere. Se hai conosciuto un bene, ti sembrerà poi di averlo perduto, ma esso si è fatto in te il suo spazio, la sua nicchia inviolabile. Anche se lo senti vuoto, questo spazio è una presenza in te, un richiamo, una vocazione: è una voce che chiama te, ed è la tua voce che chiama il bene.
    Come dice Galimberti, la felicità, il bene, non lo possiedi, ne sei poseduto, come ti possedette il grembo di tua madre, come ti possiede l'aria che ti circonda e ti dà vita, e il cielo a cui alzi gli occhi per procedere a vivere . Possedere, suona subito a noi come schiavizzare. Invece, c'è un possedere che è abbracciare per dare vita, senza dominare, e c'è l'altro possedere che domina e soffoca la vita.
    Infelice chi non ha mai visto un bene, e adora il dominio come legge mortale della vita: "O si domina, o si è dominati", legge diabolica. Forse alla fine della sua vita di cattivo (che vuol dire: prigioniero), ne scoprirà il vuoto, il nulla. Ma il vuoto è invocazione di vita, come il primo respiro del neonato, quando questo uomo nuovo, che ricomincia sempre l'avventura umana (qualunque cosa ne faccia poi), riempie i polmoni ancora vuoti e inaugura la comunione con tutto ciò che è, prende l'universo in sé e si consegna all'universo. Forse il cattivo (se mai c'è un uomo tutto cattivo) nasce quando muore e gli si aprono gli occhi.
    Che cosa sia il bene, la felicità, lo sappiamo tutti, anche se nessuno ne ha la parola che la definisce. Infatti, è infinita. Intima e infinita. Abbraccia gli estremi della nostra miseria e della nostra grandezza, è il minimo e il massimo. La vita insieme, anche la politica, agitata da mille tempeste e dolorose falsità, non è altro, in sé, che questa ricerca di giustizia, introduzione al bene.
    Questo Bene che siamo e sappiamo, e non abbastanza sappiamo e siamo, tante culture lo hanno chiamato Dio. Poi hanno fatto spesso di questa parola a doppio taglio un a droga spacciata a caro prezzo, e persino uno strumento di dominio e un'arma omicida. Anche la parola "bene" è servita a tanti inganni, a tanto male. Le parole sono fragili appoggi, nel nostro zoppicare. Ma noi sappiamo ciò che cerchiamo e ascoltiamo dietro le parole, vivendo, nel silenzio della vita, che è come il silenzio delle radici di una pianta. La fede non è una dottrina ripetuta e definita, e guai se sgarri, ma è una bocca che si apre a respirare vita e riceve vita come in un bacio. Diceva, infatti, il grande monaco dom Benedetto Calati, risolvendo la pericolosa ambiguità di quel nome: "Dio è un bacio" .
    E. P.