mercoledì 23 agosto 2017

Storia e presente
Novant'anni di Sacco e Vanzetti

Oggi, 23 agosto 2017, sono novant'anni dall'uccisione giudiziara – anzi, pregiudiziaria – di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, emigrati negli Stati Uniti, anarchici, italiani. È uscita la terza edizione del libro di Vanzetti, Gridatelo dai tetti, curato da Alberto Gedda: sono le lettere e l'autobiografia scritte dal carcere. L'innocenza dei due è stata riconosciuta e dichiarata dal governatore del Massachussets mezzo secolo dopo.
Alcuni testi di Vanzetti sono stati letti da Lino Spadaro in uno spettacolo di Assemblea Teatro, la sera di ieri 22. Luca Zanetti, fisarmonicista, ha accompagnato con musiche originali, dolci e drammatiche, finissime, richiamando in sottofondo Nick and Bart, di Joan Baez, molto toccante.
Nell'ultima dichiarazione spontanea in tribunale, il 9 aprile 1927, Vanzetti dice tra l'altro: «Non soltanto sono innocente di tutte le accuse che mi sono state mosse (…) ma ho combattuto tutta la vita per eliminare i delitti, anche il delitto che la morale ufficiale e la legge ufficiale ammettono e santificano, lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo». «La giuria ci aveva odiati fin dal primo momento perché eravamo contro la guerra», perché è ingiusta, perché siamo cosmopoliti. «Voglio dire all'umanità: tutto ciò che vi hanno promesso con la guerra era menzogna, illusione, inganno, frode, era un delitto». «Sto soffrendo perché sono un radicale, perché sono un italiano. Sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora».
Scrivono le ultime lettere, prima di morire. Nicola Sacco scrive al figlio: «Nel gioco della felicità non prendere tutto per te, ma scendi d'un passo e aiuta i deboli che chiamano al soccorso, aiuta i perseguitati e le vittime, perché sono i tuoi migliori amici, sono loro che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo».
Così chiude Bartolomeo Vanzetti: «Presto i fratelli non si batteranno con i loro fratelli; i bimbi non saranno più privati del sole e allontanati dai campi verdeggianti; non è più lontano il giorno nel quale vi sarà un pane per ogni bocca, un letto per ogni testa, della felicità per ogni cuore. E questo sarà il trionfo della vostra azione e della mia, o miei compagni e amici».
Socrate dice che il morente è veggente. Bartolomeo parla come i profeti, che hanno occhi per vedere i tempi avvicinati e compiuti, perché li leggono nel più profondo della realtà.
Enrico Peyretti