Un
possibile schema e sintesi della Evangelii Gaudium,
di
papa Francesco, e alcune domande (maggio 2018)
(Questa
sintesi naturalmente è discutibile, ora è più ristretta, ora più
diluita, sorvola o si sofferma su un punto o l'altro secondo quella
che sembra la loro rilevanza. Ma può essere utile per vedere le
linee generali e, dove occorre, andare al testo completo. Arriva solo
al n. 237, per mancanza di tempo) Maggio 2018
Vangelo:
La gioia di essere amati da Dio (n.1- …
-
non basta credere che ci ami, bisogna entrare in relazione intima
Cap.
I - Missione di comunicare questa gioia
-
chiesa in uscita, non per se stessa (n. 20-...
-
è missione di tutti i cristiani verso tutti gli umani
-
è missione attiva, iniziativa, non è solo per noi
-
è stare con la gente (odore di pecore, n. 24-…), in mezzo alle
case (n. 28-...
Problemi
ed errori nella missione
-
il gregge (il popolo cristiano) ha un suo olfatto per individuare
nuove strade. Il vescovo sta davanti, in mezzo, dietro (n. 31-…
-
una conversione del papato; collegialità, autorità dottrinale delle
conferenze episcopali (n. 32-…
-
non tradizionalismo ripetitivo (n. 33), anche in alcune questioni
morali tradizionali che perdono senso fuori dal contesto (n. 34).
+
Domanda
1:
Fare esempi: quali questioni morali nel n. 34?.
-
concentrare sull'essenziale: amore salvifico di Dio in Gesù. Virtù
misericordia, carità, giustizia. Che cosa si predica come
principale? (n. 34-39)
-
non dottrina monolitica, ma ricchezza dei vari aspetti (n. 40)
-
a volte, linguaggio troppo ortodosso e sicuro non trasmette il cuore
del vangelo. Espressione multiforme della verità. La fede conserva
oscurità, l'amore comprende. Ci sono norme e precetti non più
educativi; non schiavitù ma misericordia. L'ideale evangelico e il
cammino di crescita. Il confessionale non sala di tortura, ma
misericordia. Fare il bene possibile (n. 41-45)
Chiesa
a porte aperte (n.
46-49)
-
sacramenti non premio per i perfetti ma alimento per i deboli
-
chiesa non dogana ma casa paterna, c'è posto per tutti, con la loro
vita faticosa
-
arrivare a tutti senza eccezioni, i disprezzati, i poveri. Vincolo
tra la fede e i poveri
-
meglio chiesa accidentata sulle strade che malata, chiusa nelle sue
sicurezze
Cap.
II - Nella crisi dell'impegno comunitario
(n. 50-...
-
non è compito del papa un'analisi completa, ma fare discernimento
evangelico, studiare i segni dei tempi (n. 51)
I
- Alcune sfide del mondo attuale:
(n. 53-75)
-
no a un'economia dell'esclusione, dove il forte mangia il debole.
“Questa economia uccide”. Teoria dello “sgocciolamento”.
Globalizzazione dell'indifferenza. Idolo denaro sopra l'uomo, ridotto
a consumatore. Gravi diseguaglianze. Tirannia del debito. Denaro
governa invece di servire. Non condividere con i poveri è derubarli.
Occorre riforma finanziaria con cambio di mentalità dei dirigenti
politici. (n. 53-58)
+
Domanda
2:
il papa, nei nn. 53-58, fa politica economica? (v. anche Domanda 4)
-
inequità genera violenza degli esclusi, perché il sistema sociale
ed economico è ingiusto alla radice. Non sono impiantate le
condizioni di uno sviluppo sostenibile e pacifico. Corsa agli
armamenti. Le armi e la repressione creano maggiori conflitti.
Tentativi di “educare” i poveri alla rassegnazione. Corruzione
radicata in molti paesi (governi, imprenditoria, istituzioni)
-
anche affrontare queste sfide è evangelizzazione. Nella cultura
dominante, l'apparenza prevale sulla realtà della vita. Vescovi
Africa e Asia denunciano il deterioramento dei valori e radici
culturali ad opera della globalizzazione. La secolarizzazione riduce
la fede al privato e porta relativismo morale. Nonostante ciò, la
chiesa cattolica resta credibile per la pace, concordia, ambiente,
difesa della vita, diritti umani, il bene che è la famiglia,
indebolita dall'individualismo postmoderno. (n. 59-67)
-
fede e culture. Una cultura popolare evangelizzata ha valori di
solidarietà per produrre una società più giusta. Riconosciamo con
gratitudine ciò che semina lo Spirito santo. Bisogna evangelizzare
le culture per inculturare il vangelo (n. 68-69).
-
alcune tradizioni, rivelazioni private, devozioni, a volte promosse
senza formazione dei fedeli, o per vantaggi economici. Interruzione
della trasmissione generazionale della fede: alcune cause (sette) di
questa rottura (n. 70).
-
sfide specifiche delle culture urbane, nelle città multiculturali.
Divisioni umane nelle città (n. 71-75)
II
- Tentazioni degli operatori pastorali (n.
76-92)
-
molti cristiani testimoniano nella società l'amore di Dio per
l'umanità, pur con limiti e problemi
-
individualismi e crisi di identità quando la vita spirituale non è
passione per l'evangelizzazione: conformismo pratico, accidia, grigio
pragmatismo. «Non
lasciamoci rubare la gioia dell'evangelizzazione!» (n. 76-83)
-
no al pessimismo sterile dei “profeti di sventura” (come disse
papa Giovanni, aprendo il concilio). Portiamo la croce con “tenerezza
combattiva” contro il male. Ci sono luoghi di “desertificazione
spirituale”, ma ci sono segni della sete di Dio. Essere anfore per
questa sete. «Non
lasciamoci rubare la speranza!» (n. 84-86)
-
sì alle relazioni nuove (fa sette esempi) generate da Gesù nelle
maggiori odierne possibilità di comunicazione
-
l'ideale cristiano supera sempre il sospetto, la sfiducia, la “paura
di essere invasi”, la fuga in circoli ristretti. Alcuni vorrebbero
un Cristo senza carne e senza croce, e lui invece ci manda
all'incontro con l'altro, volto a volto, corpo a corpo, in una
«rivoluzione della tenerezza»
-
più dell'ateismo oggi la sfida p la sete di Dio di tanta gente, che
non la spengano nell'alienazione o cin un Gesù senza carne e senza
impegno
-
le religiosità popolare vede Dio, Gesù, Maria che “hanno carne,
hanno volti”, e portano all'amore del prossimo
-
sfida importante è vivere la relazione personale e impegnata con Dio
e al tempo stesso con gli altri. Scoprire Gesù nel volto, voce,
richieste degli altri. Soffrire abbracciando Gesù crocifisso quando
subiamo offese.
-
relazionarci con gli altri in una fraternità mistica, contemplativa,
che sa vedere la “grandezza del prossimo” (fa altri 3 esempi).
Siamo “piccolo gregge”, ma chiamati ad essere sale e luce del
mondo. «Non lasciamoci rubare la comunità!» (n. 87-92)
Altre
tentazioni e sfide dal n. 93 al 109
-
mondanità spirituale: gnosticismo, intellettualismo (tutto dottrina
soggettivistica), pelagianesimo, volontarismo (salvarsi per merito
proprio, con le proprie azioni; la chiesa come forza sociale
influente, politicante). La vera azione della chiesa è nel servizio
quoitidiano umile e faticoso, senza pretesa di dirigere tutto. Questa
è corruzione con apparenza di bene. «Non
lasciamoci rubare il vangelo!» (n. 93-97)
-
la mondanità spirituale porta anche persino a guerre tra cristiani,
tra gruppi nella chiesa, per potere, prestigio, soldi..., in forme
vergognose (n. 100). Tra guerre e violenze nel mondo diviso
dall'egoismo, i cristiani siano esempio di amore e pace. Non
ignoriamo i dolori patiti, ma esortiamo alla riconciliazione. (n.
98-101)
-
i laici sono l'immensa maggioranza nella chiesa, i ministri ordinati
sono minoranza al loro servizio. I laici a volte non trovano spazio
per esprimersi a causa di eccessivo clericalismo. Il loro impegno è
spesso limitato all'interno della chiesa, e meno teso alla
trasformazione della società (n. 102).
-
l'apporto della donna nella società, con le sue sensibilità, è
indispensabile. Allargare presenza femminile più incisiva nella
chiesa. Ma sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo
sposo. La questione non si pone in discussione. La potestà
sacerdotale è una funzione, non una differente dignità o santità,
non esalta il sacerdote sopra gli altri. Maria è più importante dei
vescovi (n. 103-104).
+
Domanda
3:
al n. 104: è proprio giusto vincolare il presbiterato all'uomo
maschio? Non è mancanza di responsabilità verso il dovere di
evangelizzare, e verso la comunità evangelizzatrice? Se l'eucarestia
dipende solo dal prete maschio, è giusto lasciare tante comunità
cristiane senza eucarestia? Non è contro la volontà di Gesù?
-
vocazioni: non riempire i seminari di candidati con motivazioni
sbagliate! Ascoltare gli anziani e i giovani.
-
«Non
lasciamoci rubare la forza missionaria!» (n. 102-109)
Cap.
III – L'annuncio del vangelo
(n.110-175).
I
– Tutto il Popolo di Dio annuncia il vangelo (n.
111-134)
-
il soggetto dell'evangelizzazione è ben più di una istituzione
gerarchica, è un popolo in cammino verso Dio, popolo pellegrino che
trascende sempre ogni pur necessaria istituzione (n. 111).
-
la prima parola viene da Dio, e solo implorando questa iniziativa
divina possiamo anche noi diventare evangelizzatori (n. 112).
-
questa salvezza è per tutti. Dio ha creato una via per unirsi a
ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi (n. 113).
-
la chiesa è popolo di Dio nel grande progetto d'amore del Padre e
fermento di Dio in mezzo all'umanità. La chiesa dev'essere il luogo
della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti,
amati, perdonati e incoraggiati a vivere la vita buona del vangelo
(n. 114).
-
il popolo di Dio si incarna nei popoli della Terra, ciascuno con la
propria cultura, perciò la vita cristiana ha diverse espressioni e
stili di vita. Il cristianesimo non ha un unico modello culturale, ma
«la
bellezza di un volto pluriforme». La diversità culturale non
minaccia l'unità della chiesa. Il messaggio evangelico non si
identifica con nessuna cultura. Non è necessario imporre una
determinata forma culturale insieme alla proposta evangelica. È da
evitare la vanitosa sacralizzazione della propria cultura. Non
possiamo pretendere che i popoli di tutti i continenti, per esprimere
la fede cristiana, imitino la cultura dei popoli europei. La fede non
può chiudersi nei confini di una cultura particolare. Una sola
cultura non esaurisce il mistero di Cristo (n.
115-118).
-
in tutti i battezzati opera la forza santificatrice dello Spirito. Il
popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende
infallibile “in
credendo”.
Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto di fede – il sensus
fidei
– che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio.
L'opera di evangelizzazione non è solo di attori qualificati, che
lascia il resto del popolo fedele soltanto recettivo. Ogni cristiano
è missionario nella misura in cui ha incontrato l'amore di Dio in
Gesù. Quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è
ciò che devi comunicare agli altri, anche se sai di essere
imperfetto (n. 119-121).
-
è una forza evangelizzatrice anche la pietà popolare, che è la
fede incarnata in una cultura determinata, e manifesta una autentica
sete di Dio che i semplici e i poveri conoscono, ed esprimono più in
simboli popolari che non in concetti razionali. Le espressioni della
pietà popolare hanno molto da insegnarci (n. 122-126).
-
c'è una predicazione di tutti nella vita quotidiana, informale,
portando agli altri l'amore di Gesù, col dialogo, con una parola di
vangelo, con una umile testimonianza. L'annuncio evangelico non è
solo con formule stabilite, ma con gesti da persona a persona e anche
gesti collettivi del popolo di Dio. Le chiese particolari
annunceranno il vangelo con categorie proprie di quella cultura
particolare. I processi sono lenti, ma paura e dubbi non ci devono
paralizzare (n. 127-129).
-
i carismi sono doni dello Spirito santo per rinnovare ed edificare la
chiesa. Segno di autenticità di un carisma è la sua ecclesialità,
il suo integrarsi armonicamente nel popolo di Dio, senza gettare
ombre su altri carismi per affermarsi, ma guardando al cuore del
vangelo. Nell'armonia dei diversi carismi, la chiesa può essere un
modello per la pace nel mondo . Lo Spirito santo suscita diversità,
e anche aiuta a fare che siano diversità riconciliate. Né i
particolarismi, né l'uniformità imposta aiutano la missione della
chiesa (n. 130-131).
-
l'annuncio alla cultura è incontro tra la fede, la ragione e le
scienze, e può efficacemente assumere alcune categorie della ragione
e delle scienze. Il vangelo si annuncia non solo ad ogni persona, ma
anche alle culture nel loro insieme. La chiesa apprezza e incoraggia
il carisma dei teologi, il loro dialogo con la cultura e la scienza.
Il loro servizio, se non è solo teologia da tavolino, è parte della
missione della chiesa. Le università, le scuole cattoliche,
contribuiscono validamente all'evangelizzazione della cultura, se
usano creatività per trovare i percorsi adeguati (n. 132-134).
FINO
QUI
II
– L'omelia
(n. 135-144)
-
ripete almeno 7 volte che l'omelia è un “dialogo del Signore col
suo popolo” (n. 137 tre volte, 140, 141 due volte 143).
III
- La preparazione della predicazione
(n. 145-159)
-
che cosa dice a
me
questo testo? (n.153)
-
predicatore contemplativo della parola e del popolo (n.154)
-
una buona omelia deve contenere “un'idea, un sentimento,
un'immagine” (n.157)
-
in ascolto del popolo, situazioni, linguaggio, esperienze (n.154-159)
IV
– Un'evangelizzazione per l'approfondimento del kerygma
(n.160-175)
-
l'annuncio è che il Padre ci ama tramite Gesù (n.164)
-
la comunità liturgica accompagna a sentire la bella verità
(n.166-168)
Cap.
IV – La dimensione sociale dell'evangelizzazione
I
- Le ripercussioni comunitarie e sociali del kerygma
(n. 177-185)
-
la fede implica impegno sociale, per gli altri (n.177-181)
-
la chiesa e le questioni sociali: la fede desidera cambiare il mondo.
Compito delle comunità cristiane (n.182-185).
-
due grandi questioni: i poveri, la pace
II
– L'inclusione sociale dei poveri
(n. 186-216)
-
questa preoccupazione deriva dalla fede in Cristo (n.186)
-
il Padre ascolta il grido dei poveri (questa espressione è ripetuta
12 volte dal n. 187 al n. 193), dunque la chiesa deve ascoltarlo.
-
nuova mentalità: priorità della vita di tutti rispetto alla
appropriazione dei beni (n.187-188)
-
funzione sociale della proprietà e destinazione universale dei beni.
Il possesso privato si giustifica per custodirli e accrescerli in
vista del bene comune [cfr
la “amministrazione fiduciaria” nella economia gandhiana].
Solidarietà come restituzione al povero (n. 189)
-
la pace si fonda non solo sui diritti umani individuali, ma sui
diritti dei popoli. «Il
pianeta è di tutta l'umanità e per tutta l'umanità». «I più
favoriti devono rinunciare ad alcuni dei loro diritti per mettere i
loro beni al servizio degli altri». «Ci scandalizza sapere che
esiste cibo sufficiente per tutti e che la fame si deve alla cattiva
distribuzione dei beni e del reddito». Non solo cibo, ma educazione,
assistenza, lavoro libero e solidale, devono essere assicurati a
tutti, per la dignità di ognuno (n. 190-192)
-
ascoltare il grido dei poveri e sentire nella carne il dolore altrui
è essenziale nell'accoglienza del vangelo, che altrimenti è vana,
non c'è. Non basta difendere l'ortodossia, evitare errori
dottrinali, se manca la fedeltà a questo cammino luminoso di vita e
sapienza. L'opzione per gli ultimi è un segno della bellezza del
vangelo che non deve mai mancare. È alienata una società che
distrae dalla donazione e solidarietà (n. 193-196)
-
Dio si è fatto povero. I poveri hanno un posto preferenziale nel
cuore di Dio. Per la chiesa l'opzione per i poveri è una categoria
teologica, prima che d'altro genere. Ha un primato nella carità.
Scopriamo Cristo in loro. Attraverso di loro Dio ci comunica una
misteriosa sapienza. Attenzione più che attivismo. Apprezzamento.
Amore gratuito. Non ideologia o utilizzo politico dei poveri.
Accompagnarli nel cammino di liberazione. Senza l'opzione per i
poveri, l'annuncio del vangelo rischia di essere incompreso, un mare
di parole. L'opzione per i poveri è principalmente un'attenzione
religiosa prioritaria. Nessun altro impegno (accademico,
professionale, ecclesiale) esonera dalla preoccupazione per i poveri
e per la giustizia sociale. Temo che si commentino queste mie parole
senza una vera incidenza pratica (n. 197-201)
-
necessario risolvere le cause strutturali della povertà. I piani
assistenziali sono risorse provvisorie. Bisogna «rinunciare
all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria,
aggredendo le cause strutturali della “inequità”», che è la
radice dei mali sociali (n. 202)
-
la dignità di ogni persona e il bene comune devono strutturare tutta
la politica economica, non sono aggiunte esteriori. Al presente
sistema economico dà fastidio che si parli di etica, di solidarietà
mondiale, di distribuzione dei beni, di difesa dei posti di lavoro,
di dignità dei deboli, di un Dio che esige un impegno per la
giustizia. La comoda indifferenza svuota la nostra vita di
significato. Un imprenditore fa un nobile lavoro se si lascia
interrogare da un significato della vita più ampio (n. 203).
-
non possiamo più confidare nella cieca “mano invisibile” del
mercato. L'equità richiede più della crescita economica, pur
presupposta. Richiede programmi e processi di migliore distribuzione
delle entrate, creazione di lavoro, promozione integrale dei poveri.
Non propongo un populismo irresponsabile, ma certi rimedi sono un
nuovo veleno, come la pretesa di aumentare la redditività riducendo
il numero dei lavoratori e così creando nuovi esclusi (n. 204).
-
prego Dio che faccia crescere politici capaci di autentico dialogo
efficace per «sanare le radici profonde e non l'apparenza dei mali
del nostro mondo!». La politica, tanto denigrata, è una vocazione
altissima, una forma molto preziosa di carità, perché cerca il bene
comune. La carità è il principio non solo delle relazioni prossime,
ma anche dei rapporti sociali, economici, politici. Prego Dio che ci
regali più politici che abbiano a cuore il popolo, la vita dei
poveri! Governanti e potere finanziario allarghino le loro
prospettive, per dare lavoro degno, istruzione, assistenza a tutti i
cittadini. Che Dio ispiri i loro piani. L'apertura alla trascendenza
può dare una nuova mentalità politica ed economica, che superi la
separazione tra economia e bene comune (n. 205).
-
“Economia” significa adeguata amministrazione della casa comune,
che è il mondo intero. Nessun governo può agire al di fuori di una
comune responsabilità. Sono sempre più difficili le soluzioni
locali, per le enormi contraddizioni globali. Occorre una più
efficiente interazione che assicuri il benessere di tutti i Paesi e
non solo di pochi (n. 206).
-
ogni comunità della chiesa, se parla di temi sociali e critica i
governi, ma non si occupa efficacemente della dignità e inclusione
di tutti i poveri, rischia di dissolversi nella mondanità spirituale
(cfr nn. 93-96), dissimulata con pratiche religiose (n. 207).
-
«Se qualcuno si sente offeso dalle mie parole, gli dico che le
esprimo con affetto, e con la migliore delle intenzioni, lontano da
qualunque interesse personale o ideologia politica. La mia parola non
è quella di un nemico né di un oppositore». Mi interessa solo che
quelli che sono schiavi di una mentalità egoista possano
liberarsene, per raggiungere uno stile di vita e di pensiero più
umano, che dia dignità al loro passaggio su questa terra (n. 208)
+
Domanda 4
– Pur con la spiegazione del n. 208, il papa entra troppo in
questioni politiche, invece di stare sul piano spirituale?
(v. già Domanda 2)
-
esorta i paesi di immigrazione «ad
una generosa apertura, che invece di temere la distruzione
dell'identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali»
(n. 210).
-
crimine della tratta di persone, prostituzione, sfruttamento bambini,
lavoro nero; complicità; maltrattamento e violenza alle donne; i
nascituri sono i più indifesi e innocenti; la chiesa non è
oscurantista nel difenderli: l'essere umano è sempre inviolabile in
ogni fase del suo sviluppo. Come tutti i diritti umani, questo non è
soggetto alle convenienze. Non si deve attendere che la chiesa cambi
posizione su questo: non è modernizzazione o progresso risolvere i
problemi eliminando una vita umana. Abbiamo fatto poco per
accompagnare le donne in situazioni molto dure, ad evitare l'aborto
che sembra una rapida soluzione: «Chi può non capire tali
situazioni così dolorose?» (n. 211-214).
-
anche l'insieme della creazione, a cui apparteniamo col corpo, è
maltrattato dagli interessi economici (n. 215-216).
III
– Il bene comune e la pace sociale
(n. 217-237)
-
frutto della Parola di Dio è anche la pace. La pace sociale non è
solo assenza di violenza mediante il dominio di una parte sulle
altre. È falsa pace quella che mette a tacere i poveri e mantiene i
privilegi ingiusti. Le rivendicazioni sociali giuste non possono
essere soffocate col motivo di una effimera pace di una minoranza
felice. La dignità della persona e il bene comune sono al di sopra
della tranquillità dei privilegiati. Quando quei valori sono
colpiti, occorre una voce profetica (n. 217-218).
-
la pace non è solo assenza di guerra nell'equilibrio delle forze, ma
costruzione di giustizia tra tutti. Una pace che non viene dallo
sviluppo integrale di tutti non ha futuro, ed è seme di nuovi
conflitti e violenze (n. 219)
-
i cittadini di ogni nazione siano responsabili, e non massa
trascinata dalle forze dominanti. La partecipazione alla vita
politica è un obbligo morale. Diventare un popolo è ancora di più,
è un lavoro continuo per sviluppare una cultura dell'incontro in una
armonia tra le diverse forme (n. 220)
-
per la costruzione pace, giustizia, fraternità, che nella convivenza
e armonia delle differenze, sia all'interno di un popolo, sia nel
mondo intero, valgono 4 princìpi presenti nella dottrina sociale
della chiesa (n. 221):
-
1) Il tempo è superiore allo spazio (n. 222-225)
-
il tempo in senso ampio è l'orizzonte della pienezza, del
completamento; il momento esprime il limite di uno spazio
circoscritto
-
nell'agire viviamo in tensione tra il momento e l'orizzonte,
l'utopia, il fine (n. 222)
-
è bene lavorare a lunga scadenza, con pazienza nelle difficoltà,
senza l'ossessione dei risultati immediati
-
un errore nell'azione socio-politica «consiste
nel privilegiare gli spazi di potere invece dei tempi dei processi»
-
«dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi
più che di possedere spazi»
-
questo criterio vale anche per l'evangelizzazione: il Signore ha
detto ai discepoli che non potevano comprendere tutto subito e che
dovevano attendere lo Spirito santo
-
2) L'unità prevale sul conflitto (n. 226-230)
-
il conflitto non va ignorato o nascosto: va accettato. Ma non restare
intrappolati in esso, perdendo l'orizzonte
-
bisogna accettare il conflitto, sopportarlo, risolverlo, trasformarlo
in un anello di un cammino
-
così diventa possibile la comunione nelle differenze, col coraggio
di guardare oltre la superficie, considerando tutta la dignità degli
altri
-
la solidarietà costruisce la storia, «ambito
vitale dove i conflitti, le tensioni, gli opposti possono raggiungere
una pluriforme unità che genera nuova vita»,
conservando «le preziose potenzialità delle polarità in contrasto»
-
Cristo ha unificato tutto in sé, egli è la nostra pace (Efesini
2,14). il vangelo è un saluto di pace. In Cristo la pace è
possibile. Il primo ambito
di pacificazione è la vita interiore, sempre minacciata dalla
dispersione
-
l'annuncio di pace non è solo di una pace negoziata, ma dice che
«l'unità
dello Spirito armonizza tutte le diversità»
-
la diversità è bella
quando in un processo di riconciliazione fa emergere una “diversità
riconciliata”
-
3) La realtà è più importante dell'idea (n. 231-233)
+
Domanda 5 – “Idea” sembrerebbe l'ideale, il valore, il
modello, che è davvero superiore alla realtà limitata, e obiettivo
del suo sviluppo (v. sopra, n. 222). Invece (n. 232) il testo precisa
che “idea” è nel senso di “elaborazioni concettuali”: cioè,
i concetti che ce ne facciamo, le interpretazioni che ne diamo, sono
meno importanti della realtà delle cose come sono, da conoscere,
curare e sviluppare. «Gli
apparati concettuali esistono per favorire il contatto con la realtà
che si vuole spiegare, e non per allontanarci da essa»
(v. sopra, n. 194).
-
«La
realtà semplicemente è, l'idea si elabora».
Bisogna evitare che l'idea
si separi dalla realtà. Non si vive nel regno della sola parola. La
realtà è occultata nei «purismi
angelicati», nel
totalizzare il relativo, nei nominalismi, nei fondamentalismi, negli
«eticismi
senza bontà», negli
«intellettualismi
senza saggezza», che
non coinvolgono. «Ciò
che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento»
-
ci sono politici o
dirigenti religiosi con proposte logiche e chiare, che però il
popolo non comprende e non segue perché «hanno ridotto la politica
o la fede alla retorica»
-
è essenziale all'evangelizzazione che la Parola incarnata cerchi
sempre di incarnarsi. Siamo grati a chi ha incarnato il vangelo nella
storia e nella vita dei popoli. Siamo spinti a incarnare la Parola in
opere di giustizia e carità. Altrimenti si costruisce sulla sabbia.
-
4) Il tutto è superiore alla parte (n. 234-237)
-
tensione tra globalizzazione e localizzazione: né universalismo
sradicato, né localismo chiuso, incapace di imparare dagli altri
-
si lavora nel piccolo, vicino, con una prospettiva ampia
-
«Il modello non è la sfera,
dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze
tra un punto e l'altro. Il modello è il poliedro, che riflette la
confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro
originalità» [Il poliedro è un solido delimitato da un
numero finito di facce piane poligonali. Come primi poliedri da
prendere in considerazione, per la loro semplicità, vi sono i cubi,
i parallelepipedi, le piramidi e i prismi].
-
nell'azione (pastorale o politica) si cerca di raccogliere in tale
poliedro il meglio di ciascuno. Così, inserire i poveri, con la loro
cultura, progetti, capacità; anche chi sbaglia ha qualcosa da
apportare, da non perdere. È l'unione planetaria dei popoli, che
conservano la loro peculiarità, è una società di persone dove un
bene comune incorpora tutti
-
nella chiesa, il vangelo intero incorpora tutte le condizioni sociali
e tutte le espressioni di preghiera, è lievito che fermenta tutta la
massa e tende a comunicarsi a tutti
Da
qui non ho più avuto il tempo di fare la sintesi
IV
– Il dialogo sociale come contributo per la pace
(n. 238-258)
-
Il dialogo tra la fede, la ragione e le scienze (n. 242-243)
-
Il dialogo ecumenico (n. 244-246)
-
Le relazioni con l'Ebraismo (n. 247-249)
-
Il dialogo interreligioso (n. 250-254)
-
Il dialogo sociale in un contesto di libertà religiosa (n. 255-258)
Cap.
V – Evangelizzatori con Spirito
I
– Motivazioni per un rinnovato impulso missionario
(n. 262-283)
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L'incontro personale con l'amore di Gesù che ci salva (n.
264-267)
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Il piacere spirituale di
essere popolo (n. 268-274)
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L'azione misteriosa
del Risorto e del suo
Spirito (n. 275-280)
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La forza missionaria
dell'intercessione (n.
281-283)
II
– Maria, la madre dell'evangelizzazione
(n. 284-288)
Domande
sulla Evangelii Gaudium
+
Domanda
1:
Fare esempi: quali questioni morali nel n. 34?.
+
Domanda
2:
il papa, nei nn. 53-58, fa politica economica? (v. anche Domanda 4)
+
Domanda
3:
al n. 104: è proprio giusto vincolare il presbiterato all'uomo
maschio? Non è mancanza di responsabilità verso il dovere di
evangelizzare, e verso la comunità evangelizzatrice? Se l'eucarestia
dipende solo dal prete maschio, è giustom lasciare tante comunità
cristiane senza eucarestia?
+
Domanda
4
– Pur con la spiegazione del n. 208, il papa entra troppo in
questioni politiche, invece di stare sul piano spirituale?
(v. già Domanda 2)
+
Domanda 5 – “Idea” sembrerebbe l'ideale, il valore, il modello,
che è davvero superiore alla realtà limitata, e obiettivo del suo
sviluppo (v. sopra, n. 222). Invece (n. 232) il testo precisa che
“idea” è nel senso di “elaborazioni concettuali”: cioè, i
concetti che ce ne facciamo, le interpretazioni che ne diamo, sono
meno importanti della realtà delle cose come sono, da conoscere,
curare e sviluppare. «Gli
apparati concettuali esistono per favorire il contatto con la realtà
che si vuole spiegare, e non per allontanarci da essa»
(v. sopra, n. 194).