Umanità
NUOVO IMPEGNO PER IL DISARMO TOTALE
Cari lettori sensibili all'impegno per la pace giusta e disarmata, mi sto convincendo sempre di più che il nostro lungo lavoro epocale deve, sì, puntare alla neutralità, alla riduzione e controllo delle armi più micidiali e totali, alla riduzione delle spese militari, ma deve sempre più esplicitamente dichiarare e volere il disarmo totale delle società e delle istituzioni.
E' vero che soltanto il cuore mite e nonviolento disarma la mano armata e l'organizzazione dell'uccidere. Ma è pure vero che alla pace è necessaria la cultura politica della convivenza invece della competizione mortale, invece della geopolitica della minaccia e contro-minaccia mortale, invece del controllo principalmente armato delle tensioni sociali e criminali. Tutte queste sono mete alternative di politica umana, di progresso civile, e sono sempre più da evidenziare, nel tempo i cui gli strumenti di morte scappano persino di mano a chi li possiede, e sono mandati a funzionare da soli, come autonomi meccanismi a scatto (killer robots e simili).
Mettere ogni arma fuori legge, fuori dalla legge del vivere insieme. Possiamo volere di meno? Riprendiamo il pensiero, mai mancato, ma oggi da accentuare, di Gandhi, di Capitini, di Csssola, di tutti gli obiettori: l'uomo non è degno di avere in mano, nell'arma, la vita e la morte di un altro essere umano. O le armi, o l'umanità.
Se ci sono le armi, ci sarà la guerra. Lo stato armato non è pacifico. Non si investono tanti soldi per niente! Per niente non si fa nulla (dogma del capitalismo). Si investono miliardi per uccidere esseri umani: non per altro! Minacciare di morte è uguale all'uccidere.
Se non si vuole la guerra, bisogna non volere le armi. Bisogna non fabbricare le armi. Bisogna non vendere le armi: commercio di sangue umano.
Vogliamo pace, e perciò disarmo. I movimenti per la pace dovranno arrivare a vietare non solo le armi atomiche, sempre puntate sul genere umano, ma tutte le armi.
Come è vietato uccidere, è vietato possedere una pistola. A che serve? A uccidere. Non sa fare altro. Si fa pagare per uccidere.
Noi disarmati rischiamo meno di chi è armato. Lo stato disarmato rischia meno dello stato armato, e superarmato.
Da una invasione (finanziaria? territoriale?) un popolo intelligente e addestrato si difende meglio, con meno dolore e meno vittime, con la resistenza nonarmata e nonviolenta, che con l'esercito. Conoscere la storia vera delle resistenze nonarmate e nonviolente, ci libera dall'immagine della guerra regina della storia.
L'esercito è pericoloso per chi ce l'ha. Ed è uno spreco enorme, a danno della vita e della dignità di tutti.
Non licenziare i militari, ma addestrarli alla difesa civile: per esempio distribuire i vaccini (se vi piace, con la piuma sul cappello).
L'umanità soffre il travaglio del parto, della propria realizzazione vera. Noi anticipiamo col desiderio, con la ragione, con l'azione, col dialogo tra le culture, con l'ascolto delle vittime, la realizzazione umana.
Come sarà una società e una politica nonviolenta? Gandhi dice di non poterlo prevedere nei dettagli: <<Ad una persona che non ha mai visto le regioni artiche, una loro descrizione, per quanto precisa, può dare un'idea molto vaga. Lo stesso avviene per l'ahimsa>>. <<Lo stato nonviolento non avrà esercito, ma probabilmente avrà ancora bisogno di una polizia. Questo, lo confesso - dice Gandhi - è un sintomo dell'imperfezione del mio ahimsa, ma le sue file saranno composte da seguaci della nonviolenza. Questi saranno i servitori e non i padroni del popolo>>. <<La forza di polizia disporrà di alcune armi, ma ne farà uso solo raramente, se non addirittura affatto. Di fatto i poliziotti saranno dei riformatori>>. << L'India sta cercando di sviluppare una vera democrazia, ossia libera dalla violenza, perché la democrazia e la violenza non possono coesistere>> (Testi di Gandhi raccolti e indicati nel mio Esperimenti con la verità. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini 2005, p. 72).
Pensiamo e lavoriamo insieme.
Enrico Peyretti (7 dicembre 2021)
«Dobbiamo vigilare contro l’acquisizione di un’ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale, sia palese che occulta. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà e processi democratici. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può trovare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa e i nostri metodi e fini pacifici, in modo che sicurezza e libertà possano prosperare assieme».
Dwight
D. Eisenhower, Presidente
degli Stati Uniti d’America
Discorso di addio alla
nazione, 17 gennaio 1961
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