sabato 6 aprile 2019











 19 04 06 + Giovanni 7, 40-53 + Tra clericalismo e coscienza
[40] All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".
[41] Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?
[42] Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?".
[43] E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
[44] Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
[45] Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".
[46] Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".
[47] Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
[48] Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?
[49] Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".
[50] Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:
[51] "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".
[52] Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".


Guardando questo vangelo di oggi, trovo una bella combinazione: proprio oggi a Roma si svolge un bel convegno di "Chiesa-di-tutti-chiesa-dei-poveri", su sei esigenze messianiche: "- Riunire i popoli frantumati; - Deporre il denaro dal trono, innalzarvi il diritto; - Invertire le statistiche: non più dieci ricchi e milioni di poveri; - Disimparare l'atrte della guerra; - Rimettere il chiavistello alle acque e il termostato alla terra; - Restare umani, donne e uomini, due universi in una sola carne.
Sono proprio  le parole messianiche da riascoltare nei nostri giorni dal vangelo che vive e risuona sempre.

Nel brano liturgico di oggi continua la discussione: è o non è il Cristo, il messia, il profeta? Si formano due posizioni: una consiste nel guardare a cosa dice, a come agisce (e tra questi la gente semplice e persino le guardie della polizia religiosa!), l'altra esamina da quale etnia viene, se privilegiata o inferiore, e da quale scuola o partito, da quale stirpe è nato, da quale regione più o meno religiosa. Questi secondi sono orgogliosi di conoscere i libri della Legge e disprezzano la gente ignorante. Ma uno di loro onestamente osserva: "Non si può giudicare prima di ascoltare!" Allora i colleghi lo squalificano: "Studia le regole e le tradizioni! Non può essere profeta chi non è del nostro ceto!".

Ecco il perenne problema, tra clericalismo e coscienza viva: riconoscere la profezia, la parola messianica da vivere per salvare, dare significato e bellezza alla nostra vita comune.

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