Abbecedario
della democrazia
Democrazia
sì o no? Democrazia del Capitano, o della piattaforma Rousseau? O
quella dei leader e segreterie?
La
democrazia è il sistema di decidere contando le teste favorevoli o
contrarie, senza tagliare quelle contrarie. Diremo dunque che
maggioranza è giustizia? Oppure la democrazia è anche un sistema di
valori non decisi dai semplici numeri?
Perché,
avendone la possibilità, non decidiamo come piace a noi, che
sappiamo con certezza quel che è giusto, mettendo a tacere (o
peggio) chi vuole il contrario? Così la chiesa ha sempre pensato,
nel tempo della cristianità (reale o immaginata), e così hanno
pensato e fatto le ideologie totalitarie, e gli interessi forti,
incarnazione della forza-verità storica, che dicono: verità e
giustizia e realtà siamo noi, non la maggioranza. Questa semmai
verrà dopo, convinta da noi. No, l'idea della verità politica
incarnata, più decisiva dei numeri, l'abbiamo superata, con dolorose
fatiche storiche. Siamo democratici, decidono i numeri.
Ma
decidono tutto? Ci sono valori che non si identificano né con la
forza, né col consenso maggioritario. Un valore così è la
coscienza libera di ciascuno: nessuno può essere costretto a volere
o ad avallare ciò che non trova giusto secondo la propria
coscienza. La democrazia che conta le teste deve contare teste
libere, rispettate e aiutate nella loro libertà. Legalità non è
necessariamente giustizia. Alla legge regolarmente stabilita, una
coscienza può sentire il dovere di disobbedire, per giustizia,
accettando la sanzione.
Perciò
la maggioranza deve rispettare e anche favorire la libera convinzione
ed espressione di volontà differenti e alternative. Il metodo
democratico e la democrazia come valore politico consistono in due
cose: si decide come vuole la maggioranza; si rispetta e si ascolta,
nel continuo cammino di umanizzazione, la volontà alternativa delle
libere minoranze. Democrazia è azione, ma prima è dialogo, senza
imposizioni. Per questo si basa sul “parlamento”, non solo sul
lancio della parola istantanea (twitter), senza le mediazioni del
“dis-correre”, che si svolge e si corregge nel tempo. La
democrazia è la forma primaria e più elementare di nonviolenza.
Ogni maggioranza che si crede in diritto di tutto, rovina la
conquista storica della democrazia sull'assolutismo.
Il
principio umanistico della dignità inviolabile di ogni persona è
superiore al principio tecnico della maggioranza, perché ne è la
vera ragione sostanziale. Si suppone, con fiducia nella ragione
umana, che i più riescano mediamente a vedere e decidere meglio. Ma
non è una sicurezza: la maggioranza è legittima, ma può sbagliare,
può essere ingiusta, eccome! C'è una cosa che non deve fare:
conculcare le minoranze. Cuore più vero della democrazia non è il
principio di maggioranza, ma il principio di rispetto delle
minoranze. Qualunque opinione che critica ma rispetta le altre, non
può essere conculcata. E se c'è un'opinione che non rispetta le
altre si spera che la maggioranza delle persone ragionevoli la
giudichi e la isoli.
La
democrazia non è verità, ma metodo. E non è solo un metodo
tecnico, ma una civiltà etica. Il risultato tecnico non è sempre
etico. Il valore etico sociale non si attua
se non col metodo del consenso di maggioranza. Il consenso può
produrre un effetto non etico. Dobbiamo custodire le procedure, e
dobbiamo educare il civismo. Sono come il corpo e l'anima della
democrazia vivente: reciprocamente necessari.
La
democrazia è una scommessa sulla ragionevolezza umana, sul senso
della giustizia, sul rispetto dell'altro. Preziosi beni mai
conquistati per sempre. La storia cammina, ma l'umanità – bambini
e vecchi - è sempre di nuovo a frequentare la prima elementare, ad
aprire l'antico abbecedario, insostituibile.
e.
p.
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