sabato 20 ottobre 2018

Noterella su Dio
Forse la realtà di Dio ci appare quando vediamo in altri, o sperimentiamo in noi, anche solo per un momento, la capacità di dare più di quanto riceviamo. E' questo un cuore del vangelo: p. es. Luca 6,35. Sembra solo un grande esigente precetto, ma è una rivelazione: voi siete questo. A volte, nella povera umanità, compare la capacità di creare bene, che supera il male. E' la rivelazione che l'amore creativo esiste. Noi chiamiamo ancora Dio, secondo un linguaggio diffuso in antiche culture, un ente superiore, dalle formidabili virtù e potenze. E lo invochiamo, se crediamo che esista da qualche parte, in aiuto alla nostra debolezza, ai nostri peccati, al destino avverso. Quando, anche solo in una scintilla, appare tra noi ciò che le religioni chiedono a lui, cioè la presenza del buono, del giusto, non abbiamo più bisogno di scalate metafisiche a dimostrare un "Essere perfettissimo" ecc. ecc. Quella apparizione rivelatrice mette in dubbio il pessimismo metafisico - cioè la legge imponente per cui solo la forza e la sopraffazione regnano nei rapporti umani ("O si domina o si è dominati"), e che l'uomo è egoista (dogma del capitalismo: niente si fa per niente)  - e ci persuade dolcemente che in noi agisce anche uno Spirito più largo del nostro animale (e rispettabile) istinto di conservazione. Se non viviamo sempre solo per noi stessi, ma anche per altri, è segno che in noi c'è una realtà vivente e creatrice, che non è la stretta conservazione, accanita quando si sente minacciata. Già il prodigio della dedizione materna, del soccorso gratuito ad un bisognoso, della generosità, del dono, della compassione, sono suggerimenti di ciò che filosofie e teologie e religioni teorizzano a modo loro, nel tentativo, sempre insufficiente e discusso, ma non vano e inutile, di interpretare la vita. In pratica - dio o non dio -  se siamo capaci a volte di favorire la vita, perché non lo facciamo sempre, in giustizia e amore? Non ne siamo sempre capaci, se non coltiviamo e ascoltiamo lo Spirito buono, chiamandolo e pensandolo come meglio crediamo. Le persone migliori e più illuminate della nostra specie umana lo hanno immaginato o chiamato come realmente Vivente, più di noi, in noi.

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