Noterella
su Dio
Forse
la realtà di Dio ci appare quando vediamo in altri, o sperimentiamo
in noi, anche solo per un momento, la capacità di dare più di
quanto riceviamo. E' questo un cuore del vangelo: p. es. Luca 6,35.
Sembra solo un grande esigente precetto, ma è una rivelazione: voi
siete questo. A volte, nella povera umanità, compare la capacità di
creare bene, che supera il male. E' la rivelazione che l'amore
creativo esiste. Noi chiamiamo ancora Dio, secondo un linguaggio
diffuso in antiche culture, un ente superiore, dalle formidabili
virtù e potenze. E lo invochiamo, se crediamo che esista da qualche
parte, in aiuto alla nostra debolezza, ai nostri peccati, al destino
avverso. Quando, anche solo in una scintilla, appare tra noi ciò che
le religioni chiedono a lui, cioè la presenza del buono, del giusto,
non abbiamo più bisogno di scalate metafisiche a dimostrare un
"Essere perfettissimo" ecc. ecc. Quella apparizione
rivelatrice mette in dubbio il pessimismo metafisico - cioè la legge
imponente per cui solo la forza e la sopraffazione regnano nei
rapporti umani ("O si domina o si è dominati"), e che
l'uomo è egoista (dogma del capitalismo: niente si fa per niente)
- e ci persuade dolcemente che in noi agisce anche uno Spirito più
largo del nostro animale (e rispettabile) istinto di conservazione.
Se non viviamo sempre solo per noi stessi, ma anche per altri, è
segno che in noi c'è una realtà vivente e creatrice, che non è la
stretta conservazione, accanita quando si sente minacciata. Già il
prodigio della dedizione materna, del soccorso gratuito ad un
bisognoso, della generosità, del dono, della compassione, sono
suggerimenti di ciò che filosofie e teologie e religioni teorizzano
a modo loro, nel tentativo, sempre insufficiente e discusso, ma non
vano e inutile, di interpretare la vita. In pratica - dio o non dio
- se siamo capaci a volte di favorire la vita, perché non lo
facciamo sempre, in giustizia e amore? Non ne siamo sempre capaci, se
non coltiviamo e ascoltiamo lo Spirito buono, chiamandolo e
pensandolo come meglio crediamo. Le persone migliori e più
illuminate della nostra specie umana lo hanno immaginato o chiamato
come realmente Vivente, più di noi, in noi.
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