Domenica
1 dicembre 2019 - Avvento - Meditazione sul tempo
Mi
pare che il tempo spirituale dell'avvento guardi ben oltre l'attesa
del giorno della nascita di Gesù (convenzionalmente fissata nel
soslstizio d'inverno). Mi pare che suggerisca di raccogliere da buone
fonti qualche riflessione sul tempo.
Dio
viene in Gesù in modo eminente, nella “pienezza dei tempi”, e
viene sempre.
Come
pensiamo
Dio? Nel passato, all'origine (sì, anche) ma alle nostre spalle?
Oppure lo pensiamo di
fronte, all'orizzonte, che ci viene incontro?
Il
tempo viene:
ogni giorno è l'occasione nuova: non solo quella eccezionale, ma
sempre l'occasione quotidiana: il tempo è una sorgente continua, non
una cascata che va giù.
Ogni
giorno e ogni momento sono importanti, decisivi: il “momento buono”
(kairos) è sempre ora, davanti a noi.
Attendere
lui, non solo la sera di Natale. Il vero natale è nascere e
rinascere noi con lui ogni giorno. Vivere in avanti, anche da vecchi.
Il bello deve ancora venire.
È
bello ricordare, ma non con nostalgia (= dolore del ritorno
impossibile), non voltati indietro. Chi muore, diciamo che “è
tornato” alla casa del Padre. Forse meglio: è “arrivato” alla
casa del Padre
Diventare
“come bambini”: guardare avanti, crescere, andare incontro,
scoprire le novità, con curiosità, sempre in movimento, anche
inciampando! Così si cammina!Avere desideri! «Il
tuo desiderio è la tua preghiera»
(S, Agostino). Siamo esseri aperti, chiamati: «Il
mio essere ha
sete di te, o Dio!»
(salmi).
Vivere
è muoversi, cambiare, andare incontro all'avvenire che viene.
Facciamoci trovare
vivi dalla morte: «Attraversare
la morte da vivi»
(Carlo Molari)
La fede
guarda avanti, non è una dottrina fissa: è fiducia, passi nuovi,
tutta rivolta in avanti, è sporgersi in fuori, oltre la sicurezza.
«La
Scrittura cresce con chi la legge»
(S. Gregorio Magno): cioè, si capisce meglio, in modi nuovi. Fedeli
e nuovi. «Lo
Spirito vi guiderà in tutta la verità» (Gv 16,13). La fede cambia
per essere fedele, come la vita cresce sempre: siamo sempre noi e
siamo sempre altri. La Scrittura non è un libro chiuso: «Se
non l'avessimo, potremmo
scrivere noi la Bibbia, perché abbiamo lo stesso Spirito»
(Gregorio Magno, sottolineato da Benedetto Calati).
La
tradizione è preziosa, ma non è fissa, non è una statua morta,
come pensano i conservatori-ripetitori, che si oppongono a papa
Francesco e al Concilio. Disse papa Giovanni all'apertura del
Concilio: «Una
è la sostanza dell'antica dottrina della fede, altra è la
formulazione del linguaggio con cui viene trasmessa» nelle diverse
epoche e culture.
«La
Scrittura cresce con chi la legge», cioè dice cose nuove, cambia
perché è viva. Ciò che è morto non cambia mai.
Avvento
vuol dire: tutto comincia ora, continuamente è un inizio. Vivere è
vita più vita. Vivere è nascere sempre, anche con fatica, sbagli,
cadute e riprese, e scoperte.
Avvento
vuol dire: Dio viene. Ci dà sempre nuova vita.
Più
cresce la vita, più è vinta la morte. Gesù risorge perché è
molto vivo, infinitamente vivo. Ucciso davvero, ma la morte non
poteva trattenere una vita così viva. Questo è dato anche a noi. La
vita
viene, non si perde, perché Dio viene.
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