Un tempo per pensare
E' domenica 15 marzo, chiusi in casa. Ho messo
la camicia bianca, come ad ogni festa. Bisogna fare movimento,
camminare, alzarsi e sedersi più volte di seguito, flessioni,
qualche lavoro manuale. Io sto ancora troppo seduto. Ieri
raffreddore e testa pesante: pensavo di essermelo beccato.
Oggi bene. - Importanza delle finestre: esiste il cielo e
il fuori. Là hanno messo un tricolore, e là un panno: "ce la
faremo". Arriva un wh nazionalistico: "patria, Italia,
tricolore, vincere!" (vincere contro il virus, s'intende).
Invece il virus dimostra che il mondo è unico, senza confini,
come l'ambiente, le culture, le religioni, la giustizia,
ecc.: differenti nell'unità dell'unica umanità nell'unico
mondo. - Il punto è qui. Finora pensavamo che la differenza
facesse separazione. Noi cattolici, i cinesi confuciani e/o
comunisti maoisti capitalismo di stato. Da imparare subito,
oggi per il domani: c'è differenza nell'unità, e unità nella
differenza. Difficile? Necessario, per salvarci. - Telefono
a qualche anziano non digitale. Tra le conoscenze vicine
nessun caso, tra le lontane uno, uomo non vecchio, nei primi
giorni. - Ho visto su vatican.va la messa di Francesco:
erano in tre, dentro lo schermo. Ma davanti allo schermo,
chissà quanti: lontani e però vicini, un prodigio nuovo. -
Ci saranno effetti opposti: si imparerà la lezione; si butterà
dietro la schiena l'opportunità (che sta in ogni avversità).
Il virus obbliga a pensare: non è poi così malvagio. Potrebbe
però essere un po' più gentile e nonviolento: non uccidere! Ma
noi cosa gli abbiamo insegnato? Sù, abbiamo tempo per pensare.
Ciao, Enrico
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