sabato 18 aprile 2020

22 febbraio 20202 Spiritualità e responsabilità politica

22 febbraio 2020 Intervento nel convegno
Spiritualità e responsabilità politica
Enrico Peyretti

1 – La comunione umana
Non solo i cristiani, ma chi ha una vita spirituale, inserita o no in una tradizione religiosa, sente la profonda comunanza umana, la fondamentale fraternità, più o meno aperta a tutti gli umani. Pur nelle differenze, nelle opposizioni, persino nei conflitti, è possibile a chi riflette, a chi coltiva una vita interiore, riconoscere che i più profondi bisogni, desideri, aspirazioni e timori umani sono comuni. Anche la nostra fragilità, la debolezza che sperimentiamo nei pericoli, ci fa uguali. Questa comunione è il fondamento solido di una politica buona e giusta, pur in mezzo alle difficoltà pratiche, e nella fatica di comprendersi. La “regola d'oro”, espressione di un'etica universale per vivere insieme, si trova, formulata in oltre trenta maniere molto simili (cfr enricopeyretti.blogspot.com, al 24/6/2019) in tutte le culture e le tradizioni sapienziali. Oggi il dialogo interreligioso può allargare questa consapevolezza di fraternità, che ha trovato una espressione importante nel documento cristiano-islamico di Abu Dabi sulla fratellanza umana (http://www.vatican.va/content/francesco/it/travels/2019/outside/documents/papa-francesco_20190204_documento-fratellanza-umana.html)
2 – Fraternité sans Terreur
La Rivoluzione Francese ha modellato la modernità, ma, dei suoi tre principi, la fraternità sembra dimenticata, come un bell'ideale troppo al di sopra della politica reale. Si tratta invece di ritrovare, anche in termini laici, questo essere figli della stessa umanità, corresponsabili del restare o ridiventare umani. Il monogenismo biblico, che non pare scientificamente vero, è vero in un senso più grande, secondo quel detto antico: «Nessuno può dire all'altro: mio padre è più grande del tuo». Questo riconoscerci ci preserva dalle discriminazioni, più letali di ogni infezione.
In una intervista, poco prima di morire (Le Nouvel Observateur, marzo 1980; Repubblica, 13-14 aprile 1980), Jean-Paul Sartre, non credente, individuava “un'idea per la sinistra” nella «fraternité sans terreur», nell'idea più alta della Rivoluzione, senza la caduta nel Terrore. La fraternità civile senza violenza è obiettivo essenziale per ogni posizione politica, sia che privilegi il valore della libertà sia quello della uguaglianza. Il riconoscimento di uguale dignità tra i cittadini preserva la politica dal ridursi alla regola disumana della forza. I cristiani hanno un motivo ancora più alto che li ispira a riconoscere come fratelli anche gli avversari ideali e politici, anche chi va riguadagnato alla convivenza che ha violato.
3 – Soci, non rivali
Se siamo una società, persone che intendono vivere insieme, la premessa morale e psicologica è sentirsi non rivali, ma anzitutto soci in una grande impresa comune. La pluralità di situazioni, idee, programmi, non è ostacolo ma ricchezza della vita insieme, se escludiamo sia la violenza materiale, sia la pretesa di unificare tutto sotto una sola delle visioni presenti, da imporre alle altre. Questa educazione all'alterità rispettata e valorizzata, è necessaria alla politica umana, alla sicurezza reciproca. Abbiamo maestri contemporanei che ci educano alla plurale unità umana, alla relazione: Buber, Levinas, Panikkar, Rizzi, Balducci, Mancini, Bori, … «Dio è nell'Altro, e l'Altro è in noi» (E. Balducci, L'Altro, un orizzonte profetico, passim)
4 - La forza e la ragione
Kant osserva e ammonisce che «Il possesso della forza (Gewalt) corrompe inevitabilmente il libero giudizio della ragione» (Per la pace perpetua. Progetto filosofico, 1795. Secondo supplemento). La convivenza è degradata se viene consegnata alla legge della forza, che si impone sul dialogo ragionevole. Certo, è pur necessario affidare determinate decisioni alla prevalenza quantitativa delle opinioni, nella speranza che corrisponda anche a qualità. Ma questa regola democratica, contare le teste invece di tagliarle, come faceva la ghigliottina, vuole proprio evitare l'imposizione forzosa. La decisione dei più può essere sbagliata, sarà da correggere, ma almeno non è imposta contro le volontà dei cittadini. Inoltre, è necessario che tale decisione risulti da un libero e serio confronto delle proposte: un confronto migliore di certe campagne elettorali urlate nelle teste degli elettori, a suon di falsità, minacce, seduzioni, vuote promesse. La cultura, l'uso della ragione libera, seria, critica, aperta ad imparare e a correggersi, è un valore indispensabile alla politica umana. Perciò l'educazione, la conoscenza, la serietà intellettuale, sono fattori di buona politica, che l'istituzione deve sostenere con massima cura. La prima morale politica è l'onestà e ricchezza del dialogo.
5 – Non dominare
Satana tentò Gesù offrendogli tutti i regni della terra, se avesse riconosciuto il suo potere. Gesù respinge l'offerta: non agirà con la volontà di potenza, non imporrà, ma offrirà il suo vangelo e la legge dell'amore alla libera accettazione, con fede in lui: «Volete andarvene anche voi?» (Giovanni 6, 67). Perciò, i cristiani, i suoi seguaci, sentono l'impegno di guardarsi dalla volontà di dominio, che può tentare chiunque, e intendono servire e non dominare i fratelli della città politica. Non sempre la Chiesa ha respinto quella tentazione: ha anche preteso di governare tutta la società, sempre “a fin di bene”... In certi momenti storici, i papi hanno preteso il potere di nomina e revoca dei re. Nel 900, con fatica il cattolicesimo ha accettato la democrazia, anche se era fondata nell'umanesimo cristiano, e non solo nel razionalismo laicista. Nei primi secoli, la contaminazione costantiniana della Chiesa ha dato alla comunità dei credenti una struttura sempre più verticale. Fino a che, con la riforma di Gregorio VII (Dictatus papae, 1075), l'obbedire al papa sostituiva l'obbedire a Cristo: «solo il papa poteva confrontarsi con la Verità; tutti i credenti, vescovi compresi, dovevano confrontarsi con l’autorità del papa… D’ora innanzi, il problema che si pone ai credenti non è più di vivere secondo la Verità, bensì secondo l’autorità. Anzi, il mondo dei credenti non si discrimina più tra “fedeli” e “infedeli”, ma tra “obbedienti” e “disobbedienti” (ai comandi del papa)» (cfr Giorgio Cracco, Il Medioevo, SEI, Torino 1984, p. 151). Insomma, fedeli al papa, prima che fedeli a Cristo. Per questo, a Milano, i “patarini”, ribelli al clero corrotto, si definivano “fideles Dei” . I due concili precedenti al Vaticano II irrigidirono questa struttura. Oggi, lo stesso papa Francesco riconosce la fine dell'era costantiniana e della cristianità sociologica: essere cristiani significa accogliere il vangelo e volerlo vivere, testimoniandone la vitalità senza imporlo, stando nella società di tutti. Non si è più cristiani per nazionalità e per nascita, ma per fede. Questo chiarifica sia la politica, sia la fede dei credenti.
Proprio riferendosi alla fine della cristianità, Giovanni Ferretti, filosofo e teologo torinese, ricorda che il compito dei cristiani nella società è il dono gratuito (Matteo 10,8), è l'aprirsi all'altro in gratuità (Luca 6,35), all'opposto del principio capitalista e individualista del “non si dà niente per niente”. Egli scrive che il cristiano, nella società, «mira a istituire quelle relazioni di reciproca accoglienza e ospitalità che fanno la ricchezza della convivenza umana». Dunque, la buona politica non sta nelle tattiche per accaparrare potere, ma nella condivisione, nella liberazione e valorizzazione di ogni singola persona. Il “debito” dell'annuncio del Vangelo «non può essere disgiunto dal debito di una prassi verso l'umanità emarginata ed esclusa, come pure dal debito di una presenza pubblica, con la coscienza di avere qualcosa di importante da donare al mondo in crisi di gratuità fraterna e bisognoso di spiritualità e di speranza» (La Voce e il Tempo, 23-02-2020, recensendo il libro di R. Repole, La Chiesa e il suo dono).
6 – L'ambivalenza del potere
Il potere è un'idea e un termine ambivalente. È sia un sostantivo, sia un verbo. Come sostantivo dice una forza, un titolo, che non è di tutti, di comandare ad altri. Si dice: avere potere, prendere, togliere il potere; potere legittimo, illegittimo; volere pieni poteri.
Come verbo, “potere” dice una capacità, una possibilità: io posso, tu puoi, ho la libertà e i mezzi per agire. Dice qualcosa di ogni persona umana, che non deve essere impedito, represso, offeso. Nel senso migliore, “potere” dice quel «pieno sviluppo della persona umana» che il grande art. 3 della nostra Costituzione vuole liberato da ogni ostacolo economico e sociale, tanto che dichiara «compito della Repubblica», quindi della politica, realizzare questa liberazione. Ecco la politica nel suo obiettivo più alto: porre le condizioni per la realizzazione dell'umanità in tutte le persone.
Così vengono ad incontrarsi il potere legittimo di alcuni, deputati dal popolo a dirigere la cosa pubblica, e il potere di tutti di diventare compiutamente umani. Possiamo vedere qui tutto il valore della buona e giusta politica, quella che Adriano Ossicini chiamava «organizzazione della speranza», quella che Paolo VI qualificò come «la più alta forma di carità» (Discorso alla Fao, 16 novembre 1970).
7 - Una politica planetaria
Oggi, nella globalizzazione di tutti i fenomeni sociali, la politica deve essere articolata su scala planetaria. Occorre una costituzione all’altezza dei processi di globalizzazione, che imponga limiti e vincoli ai poteri transnazionali, che hanno spodestato i vecchi poteri statali; occorre un diritto planetario che non solo dichiari, ma tuteli i diritti umani, la giustizia e la pace (cfr www.costituenteterra.it )1. In questa necessaria nuova cultura giuridico-politica, sia il cristianesimo sia le altre religioni, possono dare – e già danno in una certa misura - un contributo proprio, perché di loro natura (sebbene contraddittorie quando si riducono a religioni etniche), portano e coltivano gli spiriti più universali che animano l'umanità.


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1Proprio ieri, 21 febbraio, si è istituita a Roma (e sono contento di avervi partecipato) una Scuola per la Costituzione della Terra, a cui si può partecipare anche a distanza. Informazioni nel sito indicato

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