La
guerra (non santa) a papa Francesco
Enrico Peyretti (22 aprile 2020)
Le
chiese cristiane,
anche nel dialogo profondo con le altre religioni, danno oggi un
contributo
di civiltà umana e spirituale, quindi un respiro, come ogni ricerca
del vero, del buono, del giusto, del bello. Aiutano le persone a non
annegare nel funzionalismo, come puri strumenti, tra il mito e la
paura del futuro. Forse
proprio per questo sorgono opposizioni
dure contro il risveglio evangelico, e in
particolare contro l'azione
di papa Francesco. Qui
raccolgo alcune osservazioni da varie persone attente, su questa vera
e propria "guerra al papa", condotta da determinate forze.
Nella
divulgazione televisiva,
questa "guerra" è stata documentata da Rai3 in Presa
diretta il 13 gennaio e in Report il 20 aprile 2020.
1-
Teologia imperiale statica, o teologia della sottomissione
Una
prima osservazione legge la contestazione al papa come opposizione
teologica.
Per
una
certa teologia, Dio deve essere un riferimento di sicurezza e di
ordine, perciò la
sua
legge è tutta definita e definitiva, il male è ben individuato: Dio
lo punisce, e anche la società deve vietarlo e punirlo. Non
c'è bisogno di comprendere di
più e meglio la parola di Dio, dobbiamo solo eseguire. È
un tradizionalismo angusto e statico, mentre la tradizione viva e
vitale è dinamica, cammina e cresce.
Francesco,
col
vangelo di Gesù, presenta Dio come padre di misericordia che tutti
ama, accoglie e sempre perdona e rianima, e ispira larga fraternità.
Per quegli avversari,
ciò è
causa di disordine,
licenza, disobbedienza. Pensare
che «la
Scrittura cresce con chi la legge» (Gregorio Magno) e che «il
genere umano passa da una concezione piuttosto statica dell'ordine, a
una concezione più dinamica ed evolutiva» (Concilio, GS 5), per
loro è allontanarsi da una verità tutta già vista e posseduta.
È
pur
vero che quella teologia usata contro Francesco,
ha
avuto un peso storico: Dio
visto come "fondamento dei troni" (lo denunciava Ernst
Bloch), ragione ultima delle gerarchie del mondo, sorvegliante
dei sottomessi e giudice definitivo e terribile. Quella
teologia oggi
è
utilizzata da poteri politici ed economici diversi, ma uniti
in
questa
lotta.
Essi
sanno
bene che il vangelo è pericoloso per la loro pretesa assoluta e
sovrana, perché crea dignità umana e libertà di coscienza. J. B.
Metz opponeva religione "borghese" a religione
"messianica".
Quei
poteri,
che producono disastri sociali e ambientali, temono
di essere contestati anche moralmente, e allora cercano di sostenersi
con ragioni
alte, anche religiose, facendole
pesare
sopra
strati
popolari culturalmente indifesi.
Si armano di strumenti di influenza e fanno un rozzo uso politico di
una religione superstiziosa, miracolistica, addomesticante, con
l'apparenza di un valore tradizionale.
2.
Teologia nazionalistica
Tra
le forze anti-Francesco, c'è anche quel tradizionalismo identitario,
quella religiosità etnica, nazionalista, diffusi nell'Europa
orientale e in Russia, che si presenta anche con rozze ricadute
italiane nella destra nazional-fascista, nell'ideologia populista del
"prima noi", nel razzismo che disprezza le diversità e i
bisogni altrui, verniciando tutto ciò di religione nazionale.
La
religione etnica simil-cristiana intende risalire alla chiamata
divina del "popolo eletto", Israele, come se l'elezione
fosse "selezione", mentre è invece un incarico, una
missione verso tutti i popoli, ai quali infatti si allarga il
messaggio di Gesù, come già annunciavano i profeti ebraici.
3.
A-teologia tecnocratica
Nemico
di Francesco è anche quel "progressismo
relativistico", ultracapitalistico e laicistico, delle imprese
multinazionali, aziende e gruppi economici, di cui hanno scritto
Nello Scavo nel libro I
nemici di Francesco e
Sergio Paronetto in Papa
Francesco: l'uomo più pericoloso al mondo.
A quella posizione si può ricondurre il
progetto "transumanista" (v. L. Manicardi, Memoria
del limite).
Leggo
Thierry
Magnin, in Munera (www.muneraonline.eu
)
n. 3/2019, Transumanesimo,
una sfida alla finitezza umana.
È
l'idea di potenziare
l'essere umano, fino a superare la mortalità, in base ad un
paradigma tecnocratico e utilitaristico, nel dominio del mondo. La
tecnoscienza salverà gli umani, liberandoli da
tutti i limiti.
La tecnica con la sua potenza diventa una filosofia dell'esistenza, e
il progresso umano consiste nella massima prestazione tecnica ed
economica. L'essere umano vale in quanto funzionante con forza sul
mondo e le cose.
Questa
idea dell'uomo è molto lontana non solo dalla visione cristiana, ma
dalle grandi sapienze umane antiche, simili nella loro varietà,
che hanno prodotto le civiltà diverse e sorelle nella storia umana.
Si vedano gli studi sul "consenso etico tra culture" o
ethos mondiale, di Bori, di Kueng, Kuschel, Boff, espresso
nell'universale "regola d'oro".
In
queste antiche provate sapienze, l'uomo è umile e grande: è carne,
anima, spirito. La vita umana è materia viva, è
anima
sensibile e intelligente, è
ricerca
e accoglienza del mistero più
grande.
La riduzione della persona umana a razionalità funzionale, che fa
uso economico delle persone, si scontra con le culture dei valori
oltre l'utile, e quindi anche con il messaggio evangelico. Oggi chi
porta più chiaramente questo messaggio è papa Francesco: così
libera
l'anima
e lo spirito delle persone, che invece il progetto tecnocratico vuole
usare come pedine della produzione materiale potente.
Dunque,
contro il papa non c'è solo
un tradizionalismo angusto,
ma
anche un "progressismo" tecnocratico. Questo concetto di
potenza dei forti e abili non sopporta la critica evangelica delle
dure diseguaglianze sociali, e non riconosce che tutti i popoli siano
un'unica famiglia umana, invece di competere duramente
nell'efficientismo. Queste forze, insieme a un certo clero e notabili
ecclesiastici, conducono campagne mediatiche miliardarie per fermare,
nel prossimo conclave, la chiesa di Francesco: meno gerarchica, più
fraterna e sinodale (che vuol dire "camminare insieme"),
solidale con tutta l'umanità.
Dunque,
fanno guerra al papa non solo tradizionalisti,
ultraconservatori, o fascisti che strumentalizzano la religione, ma
uomini moderni dei centri di potere. Tutti
questi non sopportano un papa che rappresenta esigenze di giustizia
contrastanti con i loro progetti.
Ateismo
tecnocratico, umanesimo autosufficiente e potente, si oppongono alle
religioni autentiche, cioè alla coscienza sia del limite umano (la
pandemia dovrebbe insegnarci qualcosa) sia della liberazione
spirituale, che ci fa crescere insieme nella pace e giustizia, la
possibile felicità di tutti. La vita spirituale contesta l'homo
oeconomicus,
perché propone valori non monetizzabili sul mercato competitivo.
4.
Teologia capitalistica della prosperità
Papa
Francesco ha denunciato subito l'economia oggi imperante: «Questa
economia uccide» (Evangelii Gaudium, n. 53). Questo giudizio è
imperdonabile per chi intende la vita come commercio e utilità. È
motivo sufficiente per abbattere papa Francesco, e a questo scopo
tutto serve, la religione passiva, la calunnia, l'utilitarismo, il
materialismo come lo spiritualismo, le trame di palazzo e di curia,
la potenza politica, l'accusa di eresia e paganesimo, la
corruzione... e anche la proposta di un cristianesimo più allettante
di quello di Gesù Cristo. Tutto serve.
Ecco
allora che la destra
statunitense, sia
cattolica
sia
"evangelicale",
propina a tutto spiano una
“teologia
della prosperità”, ossia la dolce dottrina per cui la ricchezza
è segno
della benedizione divina. Questa era anche un'idea giudaica che
prosperò sino all'epoca di Gesù, il quale però indica i poveri
come prediletti da Dio, e denuncia il pericolo della ricchezza non
condivisa.
Soltanto
nella parabola del ricco Epulone ("mangione") e del povero
Lazzaro, in Luca 16, l'Ade, che è il luogo di tutti i morti, compare
come terribile luogo di fuoco, a punire il ricco egoista. Il fuoco
compare anche in Matteo 25 per coloro che rifiutano di soccorrere il
prossimo bisognoso. Gesù usa il
linguaggio
corrente del suo ambiente, ma il suo messaggio non dice che Dio
tortura ferocemente in eterno i peccatori di egoismo (come dirà poi
l'immagine tradizionale dell'inferno), ma dice che la loro vita
finisce
nel
nulla, come il fuoco distrugge ciò che tocca. L'Ade
infuocato è un severo ammonimento pedagogico contro la ricchezza
opulenta: altro che benedizione o benevolenza divina! La "teologia
dell'opulenza" della destra cristianoide statunitense (che ha
prodotto Trump), è l'opposto della evangelica "teologia della
liberazione", o teologia popolare della dignità e del riscatto
dei poveri.
È
importante questo aspetto: la guerra a papa Francesco non
è solo teologica-morale, ma è anche teo-politico-imperiale. Cioè,
la potenza materiale (Mammona) va contro lo spirito di umanità e
libertà, che è il vangelo, predicato da Francesco. Non attacca
tanto una dottrina cristiana, ma la carità e umanità operante: la
guerra a Francesco è guerra ai poveri, perciò al vangelo dei
poveri. È
la stessa guerra che clero e impero fecero a Gesù. Perciò la
memoria della sua passione è "sovversiva" (J. B. Metz). È
sempre la guerra
del tempio-palazzo contro la strada di tutti, contro la fede e il
culto «in
spirito e verità»,
che Gesù insegna alla Samaritana, in Giovanni 4, rivelandosi a lei
come messia. Gesù
realizza e supera la religione, così come la carità realizza e
supera la legge. «In
spirito e verità», scriveva Bori, unisce la dimensione verticale
(Dio è oltre ogni immagine, si trova solo nello spirito) e quella
orizzontale (Dio si trova nella giustizia), e supera, compiendola, la
questione di quale sia la vera religione. L'accusa a Francesco di non
essere vero cristiano e papa è falsa e malevola, perché - con la
pazienza di non abbandonare nessuno, di stare in mezzo al gregge, di
farsi anche condurre, di avere l'odore del gregge – egli procede
davvero al fedele compimento graduale, per processi e non strappi,
del vangelo di Gesù nel mondo di oggi.
oooooooo
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