Una dichiarazione di fede (25 giugno 2015)
Ad
una corrispondente, che non conosco di persona, in una lista mail, ho
risposto con questa che mi è venuta una specie di dichiarazione di
fede. La comunico agli amici che ne fossero curiosi.
Ciao, Enrico
Ciao, Enrico
Cara
Luisa, ti ascolto volentieri, anche - anzi! - quando mi correggi!
Credo bene alla gioia che hai sentito con l'unzione degli infermi.
All'occasione sarei contento di riceverla. Non disprezzo i
sacramenti, i riti. Anch'io ho studiato teologia, per 4 anni
all'Università Gregoriana, col titolo finale di licenza. Ma oggi
(avrò 80 anni a ottobre), mi preoccupo meno dell'ortodossia, della
dottrina, del culto, e sto - cerco di stare - attaccato allo Spirito
vivo nella vita vissuta. Ero diventato prete e ho voluto essere
laico, uno del popolo. Partecipo attivamente ad una piccola comunità
ecclesiale "periferica". Non credo in una speciale
sacralità dei preti. Non mi pento del presbiterato, e ancor meno di
averlo lasciato, in pace con la chiesa e col mio vescovo di allora,
Pellegrino. Ho parlato con papa Giovanni e con papa Montini, che mi
conosceva da tempo, non coi successori, mai visti da vicino, perché
non ne ho avuto né cercata l'occasione. Della gerarchia dico: non
senza, non contro, non sotto. Rispetto vescovi e papi, amo Francesco,
ma non dipendo da loro. Sono sia cattolico che protestante, e
interreligioso. Ho tanti amici non credenti. Ho frequentato Bobbio e
scritto un libro con 39 lettere sue e molti colloqui. Credo nel
sacramento diffuso (che siano 7 o 700, fa lo stesso), nello Spirito
che "replevit orbem terrarum", nella chiesa che è tutta
l'umanità (diceva don Michele Do), nel sacerdozio universale, nella
"pluralità delle vie" (Pier Cesare Bori, con Pico della
Mirandola) su cui Dio viene a noi, e noi a lui, nelle varie religioni
e anche non-religioni. Certo, credo soprattutto a Gesù, che è luce
piena venuta a me, come a te, ma so che riflessi diversi dell'unica
luce sono dappertutto. Non confondo luci e nebbie. C'è anche il
male, ma il Bene (nome più vero di Dio) è all'Origine e alla Meta.
Ti ho scritto in libertà, voglio rispettare e amare le differenze.
Ti sono grato di questa occasione per una sintetica dichiarazione
personale di fede. Oggi non sono nessuno, salvo marito, padre, e
soprattutto nonno, alunno di 4 nipotini. Lavoro nella cultura di
pace. Soffro molto per le violenze che ci offendono tutti nelle
vittime. Tutto il male è nel dominio. Al di sopra di questi momenti
scuri, e altri tristi (muoiono sempre più spesso gli amici, oggi
Renato Solmi) oso dire che sono felice. Io ti ringrazio tanto. Forse
siamo coetanei, o quasi. Certamente "amici di mail". Un
abbraccio, Enrico
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