Memoria
Ekkehart
Krippendorff, l'arte della pace
Francesco
Comina ed io abbiamo composto insieme questo sentito ricordo di un
grande e bravo amico, lavoratore per la pace con lo studio,
l'intelligenza, la passione. Gli siamo grati, nella grande vita della
"compresenza" e della speranza.
Enrico Peyretti
È
morto oggi, 27 febbraio 2018, nella “sua” Berlino, Ekkehart
Krippendorff, 84 anni, uno dei pionieri degli studi per la pace in
Europa. Da cinque anni si era ritirato e non aveva più risposto ai
molti inviti che gli venivano anche dall'Italia, sua seconda patria.
Ebbi la fortuna di passare un giorno con lui nel 2013 a Berlino dove
progettammo un incontro sulla poesia della pace con l'intento di
coinvolgere soprattutto i giovani e gi studenti. Ma già l'anno
successivo non se la sentì di realizzare questo progetto e declinò
all'ultimo l'invito del Centro per la pace del Comune di Bolzano di
partecipare ad un convegno sull'altopiano del Renon sul tema “Mai
più la guerra / Nie wieder Krieg” che lo vedeva come protagonista:
«Non mi sento molto bene – disse in quell'occasione – abbiate
pazienza rimedieremo in seguito». Poi non si riuscì più a
contattarlo.
Krippendorff
cominciò a farsi conoscere in Germania già alla metà degli anni
Sessanta per il suo attivismo politico e come guida dei movimenti del
Sessantotto tedesco tanto da dover lasciare gli incarichi che aveva
alla Freie Universität di Berlino. Il salto alla politica attiva fu
breve e alla fine degli anni Sessanta entrò nell'Spd. Dopo
complicati tentativi di inserirsi, come docente stabile, nelle
università tedesche (il ministro dell'interno del tempo gli proibì
di assumere quel ruolo perché “politicamente non adatto”),
insegnò in varie università degli Usa, che conosceva, di cui
stimava la democrazia e criticava la strategia imperialistica. Dal
1978 al 1999
ha ricoperto l'incarico di professore ordinario di scienza
politica nell'Istituto di Studi Nordamericani "John F. Kennedy"
presso la Freie Universität
(libera Università)
di Berlino, per poi diventarne, in seguito al pensionamento,
professore emerito fino ad oggi.
In
Italia ha collaborato con varie università, è
stato professore di Relazioni
Internazionali alla Johns
Hopkins University di
Bologna e all'Università di Siena, e ha contribuito a
progetti di educazione alla pace come il Centro di ricerca per la
pace (Irene) a Udine e la fondazione di un festival per la pace.
La
sua ricerca sulla pace è stata condizionata molto dalle esperienze
che ha fatto nel dissenso tedesco degli anni Sessanta e di quello
americano durante la guerra del Vietnam e successivamente come
oppositore alla guerra in ex Jugoslavia e alle guerre del Golfo. Il
rigetto della guerra come strumento di soluzione delle controversie -
ma in particolar modo la sua critica acerrima nei confronti di una
violenza endemica e strutturale del mondo - lo hanno portato a
posizioni anche radicali di un pacifismo che però si è misurato
sempre sulla tradizione classica del pensiero e della letteratura.
Nel
suo libro più famoso Staat
und Krieg, Lo stato e la guerra (traduzione
italiana di Francesco Pistolato, Centro Gandhi Pisa, 2008, originale
1985) vede
la nascita dello Stato moderno come intimamente
legata all'apparato militare, per
difendere le classi borghesi
e aristocratiche da minacce esterne, con
un esercito però
formato in gran parte dalle classi subalterne, e dunque un esercito
classista. Il
sottotitolo del libro è L'insensatezza
delle politiche di potenza.
L'ideologia degli stati moderni è il realismo politico, che
Krippendorff, con stringente e brillante argomentazione, dimostra
essere insensato, sostanziale stupidità, accecamento di cui soffrono
i potenti, a danno delle popolazioni che governano.
Altro
testo che ha fatto discutere è Die
Kunst, nicht regiert zu werden, L'arte di non essere governati, col
sottotitolo Politica
etica da Socrate a Mozart
(trad.
ital. di
Vinicio Parma, Fazi
2003, orig. 1999). Il libro
punta l'attenzione su una forma di governo di derivazione anarchica
colta.
E indica alcune figure di riferimento come la Arendt, Gandhi, Wagner,
Mozart, Confucio, Lao Tse, Socrate, Platone, Tolstoj,.
... Di
lui Tiziano Terzani ha
scritto: «Mai
come ora è indispensabile che la politica torni ad essere anche
morale. Il libro di Krippendorff mi ha ridato speranza: è un
incoraggiamento a riscoprire, attraverso la nostra stessa storia, il
meglio dell'uomo».
È da
segnalare anche Politica
internazionale. Storia e teoria
(originale 1986, trad. ital. di Antonella Cipriani e Elisa De
Costanzo, Liguiri 1991). Il
sistema internazionale attuale è il risultato di quella grande
cesura nella storia umana che è la rivoluzione capitalistica del XV
e XVI secolo. Segnaliamo
pure Critica
della politica estera (trad.
ital.
di Elisabetta Dal Bello, Roma, Fazi Editore, 2004).
Uomo
di una cultura vastissima, di sensibilità artistica raffinata, amava
ripercorrere la grande storia letteraria, musicale e teatrale
dell'occidente per trovare i semi della pace e della pietas
umana come antidoto alla barbarie. La morte di Krippendorff pesa
molto sulla cultura sociale e politica dell'Europa.
Egli amava l'Italia, ed è
venuto più volte anche a Torino, al Sereno Regis per convegni e
seminari (di uno, del 3 novembre 1998, possiedo appunti precisi), e
al Goethe Institut, per la presentazione del suo libro da Socrate a
Mozart (mi disse, sottovoce, di non essere stato ben compreso). Ho
avuto il piacere di incontrarlo e ascoltarlo anche a Osnabruck, a
Berlino, a Udine e in qualche altro luogo. Avevamo conoscenze comuni
a Ratingen, presso Düsselforf,
legate a ricordi di comportamenti di pace durante la guerra. A Torino
notò, con l'occhio dell'ospite, che la nostra città è piena di
monumenti militari. È vero, eredità sabauda, ma cè anche un busto
di Gandhi nei Giardini Cavour e, lì accanto, il tiglio di Nanni
Salio. Ora, chi vuole, vi trova anche un itinerario di luoghi di pace
(www.serenoregis.org). Di carattere aperto e cordiale, Krippendorff
lasciava però trasparire con mitezza il segno dei contrasti
sofferti. I suoi libri sono originali, ricchi di sensibilità morale,
artistica, e di ampia cultura storica critica.
Francesco
Comina, Bolzano
Enrico
Peyretti, Torino
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