La liturgia del venerdì santo mi ha toccato particolarmente, quest'anno. La seguo fin da piccolo. Allora, prima della riforma, era in latino, incomprensibile, ma il significato ce lo spiegavano bene, lo capivamo. La croce è uno strumento per uccidere nel modo più tormentoso. La forca, al confronto, è eutanasia, per non dire della fucilazione. In più, uno come Gesù, venne minuziosamente torturato e umiliato, prima di essere inchiodato. Sono vicini a lui le migliaia di scomparsi nel ventre delle prigioni e delle sale di tortura, come minimo psicologica, ma anche fisicamente accurata, che non mancano dove c'è il potere degli uni sugli altri. Dicono gli studiosi che i racconti della passione di Gesù sono le pagine più antiche dei vangeli, e credo che abbiano probabilità di essere veritiere, anche perché non indulgono sui particolari atroci, li dicono solo sobriamente. Un uomo buono e illuminato, che aveva fatto solo del bene, venne schiacciato ferocemente, ad opera dei potenti, si capisce, perché la bontà e la verità li offende, ma anche tradito dal popolo che lo aveva seguito e osannato, e abbandonato persino dai suoi amici più vicini. Una sofferenza indicibile. Vedere la croce nuda e venerarla in silenzio, nella liturgia di oggi, fa vedere e sentire, nella sofferenza di Gesù, l'accumulo di tutte le sofferenze umane, di tutti i tempi, quelle fisiche, naturali o inflitte volontariamente, e quelle morali, più invisibili e profonde, intime. Sto bene in salute, ho tutto, e vengo chiamato a sentire in piccola, piccolissima parte, il dolore del mondo, di tutte le creature viventi. A sentire l'offesa fatta all'uomo giusto, all'uomo buono; il disprezzo volontario, accanito o (forse peggio) inconsapevole, di quanto c'è di buono, di vero, di bello, nella vita. E' vivere la tragedia, che fa vacillare. Per fortuna, e per la mia leggerezza, è una esperienza breve, poi si passa ad altro, la giornata è fatta di tante cose. Ma dentro resta un segno, indelebile. E la liturgia, la memoria di Cristo, ci dice anche che il suo amore per tutti, senza alcuna discriminazione, l'amore anche per i suoi aguzzini, è stato superiore a tutto quel male; è ancora superiore, vivente, più forte del male e della morte cattiva. La memoria cristiana ci trasmette questo. Noi riceviamo, ascoltiamo, vorremmo essere così semplici e umili da accogliere davvero, per viverlo nelle cose di ogni giorno, questo amore di un uomo come noi, più vivo di noi, così che il male non ci spaventi più, e il bene non sia un sogno vuoto. Speriamo.
Enrico
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