A
cosa serve?
A
che serve la poesia? Vecchia domanda. Che cosa è? È
tutto il gran lusso superfluo dell'arte. I ricchi la comprano,
credendo di potersene servire. Re, papi e imperatori hanno comprato
arte, e, al di là delle loro intenzioni di fregiarsene (salvo casi
eccezionali di potenti intelligenti), l'hanno aiutata, favorita,
sostenuta, alimentando artisti. L'arte è più ricca di loro, perché
non si chiede che cosa può e che cosa vale. È, e basta. Si tocca
l'arte quando si è più di quel che si è. C'è arte nel disegno di
un bambino, anche nei più goffi tentativi, come se io mi mettessi a
disegnare. C'è bellezza in un sasso sulla via, senza il quale non
c'è la bellezza del Cervino. Dal
disegno di un bimbo, fino alle opere che vivono millenni, e fanno
vivere.
Sappiamo che c'è differenza, certamente.
Differenza entro uno stesso fenomeno. Ci sono varie teorie, eccome,
sull'arte. L'importante è che è inutile, non serve. Perciò è
necessaria come il pane. Tanti lo hanno già
detto.
Ma tanti continuano a chiederselo, a non saperlo. La cultura non si
mangia, indimenticabile detto di un ministro di
governo. Infatti, l'umanità degli esseri umani non si mangia. Eppure
servono, le opere d'arte. Servono a dire che non tutto serve. A dire
che c'è libertà, e che nulla è più necessario della
non-necessità. Tutto comincia lì. Questo è il bello.
e.
p. (aprile 2019)
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