mercoledì 20 febbraio 2019

19 02 21 Marco 8, 27-33 – Un Cristo dimezzato

19 02 21 Marco 8, 27-33 – Un Cristo dimezzato

[27] Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?".
[28] Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti".
[29] Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo".
[30] E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
[31] E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.
[32] Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.
[33] Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

Se la persona di Gesù è il nostro riferimento per la vita, per il senso della vita, questo brano ci interroga. Gesù chiede agli amici di capire la coscienza che egli ha di sé, di essere inviato dal Padre, profeta di salvezza, messia. E perché non vuole che si sappia in giro, lasciando che la gente lo creda uno dei profeti passati, tornato vivo? Il motivo è che egli sa di dover soffrire lo scontro col sistema religioso, fino ad essere ucciso, e lo dice apertamente ai suoi amici, ma sarebbe pericoloso che lo sapessero le folle. Il fatto è che è difficile credere e accettare l'insegnamento di un messia sconfitto e schiacciato. Dev'essere vincitore! Forse per questo, per correggere le attese nazionali, Gesù annuncia sempre il regno di Dio, non la restaurazione di quello di Davide, di Israele. E a Pietro appassionato, che lo riconosce come Cristo, ma rifiuta quella sorte di dolore, Gesù rimprovera proprio di non pensare secondo Dio. Pietro ora accetta un Cristo dimezzato: tutta la luce, ma senza sofferenza. E noi? Sistemiamo Gesù nel nostro quadro religioso naturale, o riconosciamo in lui un modo inatteso di essere il Cristo? I nostri piccoli o grandi dolori trovano posto e senso nel seguire Gesù?
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