martedì 26 febbraio 2019

19 02 26 martedì + Marco 9, 30-37 +

[30] Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
[31] Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà".
[32] Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
[33] Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?".
[34] Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
[35] Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".
[36] E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
[37] "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".

Proviamo a metterci nell'animo di Gesù, attraverso i ricordi raccolti da chi ha scritto di lui, perché egli metta il suo animo in noi. I discepoli, dopo la sua morte, ricordano che egli ogni tanto confidava loro di essere consapevole che sarebbe stato rifiutato e ucciso. E con la loro esperienza pasquale capiscono ora che egli sapeva anche di non finire nella morte, perché il Padre era sempre con lui. Ma mentre Gesù confidava questa sua pena per il rifiuto del vangelo, neppure i discepoli capivano, lasciandolo ancora più solo. Anzi, addirittura gareggiano a chi si sente più grande, pensando forse a progetti di vittoria e di carriera per il giorno che Gesù avrebbe ricostituto il regno d'Isarele (come lo pensavano loro, mentre lui parlava invece di regno di Dio). Gesù sopporta la delusione, con molta pazienza, e cerca di educare questi amici dalla testa dura: "Accogliete i piccoli e i poveri, se volete essere davvero grandi, e così accogliete me povero, e accogliete il Padre che mi ha mandato a voi non con la potenza ma con la vicinanza e l'amore".

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