lunedì 9 novembre 2020

 

20 11 01 - Seconda versione

LIBERTA’ DI PAROLA, DOVERE DI RISPETTO

2650 caratteri


Nell’attacco di musulmani fanatici alla Francia illuminista, non c’è bisogno di dire che non c’è paragone possibile fra le vignette offensive e l’uccisione di persone: l’offesa delle stragi è infinitamente più grave di quella delle vignette.

All’origine della fase recente, sul terreno scivoloso dell’immigrazione senza integrazione, e della compresenza di culture senza cultura del pluralismo, stanno le vignette di Charlie Hebdo, irridenti Muhammed e l’Islam, con le risposte violente e il clima di terrorismo.

Il reale conflitto è tra due valori: libertà di parola e dovere di rispettare e non offendere. Non c'è legge che possa stabilire una gerarchia tra questi due valori uguali. Entrambi devono stare insieme. La questione non è teorica, né giuridica, ma di saggezza pratica. Occorre un discernimento sapiente, prudente e buono, con responsabilità delle conseguenze.

Mi pare che oggi sia alla Francia liberale sia ai musulmani fanatici, in maniera estremamente diversa, manchi questa virtù, necessaria per vivere in pace e giustizia.

La libertà assoluta di parola, di immagine, di derisione, che la Francia ferita rivendica per la propria tradizione, non giova alla pace e alla giustizia, non giova al superamento della violenza, non rieduca i fanatici. Una “visione quasi religiosa della Repubblica”, quella parte della tradizione repubblicana che ammette “il diritto alla blasfemia” (così scrive Anthony Smarani, giornalista libanese, Internazionale, 30 ottobre, pp. 43-44), non giova né alla convivenza plurale in Francia, né a vincere il fanatismo religioso islamico.

Calmando le polemiche esasperate, dobbiamo dire che quel discernimento sapiente e buono, quella composizione di libertà e rispetto, con responsabilità delle conseguenze, è la virtù civile oggi necessaria. La libertà di parola è regolata dalla giustizia, cioè dal dovere di non offendere. Ogni persona va rispettata, prima e indipendentemente dalle sue idee. Tutto si può criticare, ma il disprezzo non promuove civiltà e convivenza, non modera e non educa il fanatico, non accresce conoscenza né intelligenza, non costruisce civiltà interculturale. Tanto più questa saggezza civile e politica è necessaria di fronte a chi, in condizioni di debolezza culturale ed eccitazione strumentale, risponde con la violenza anche estrema.

Noi cristiani abbiamo offeso e perseguitato gli ebrei, con una immagine caricaturale e maligna della loro civiltà morale. Abbiamo fatto guerre sante ai musulmani, abusando del nome di Dio. Oggi ci stiamo correggendo. L’orgoglio europeo non conosce davvero l’Islam, la sua spiritualità e cultura, ne ha un’immagine da colonizzatore. Non è giusto e non conviene a nessuno.

Enrico Peyretti, 1 novembre 2020



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