sabato 7 novembre 2020

 

L'arte della conversazione   (2 marzo 2020)

A – Secondo te, perché la gente litiga?

B – Secondo me, noi reagiamo e attacchiamo quando ci sentiamo offesi, feriti, quando ci crediamo diminuiti di valore agli occhi degli altri. O anche inascoltati, come invisibili, inesistenti.

A – Dunque, dipendiamo dagli altri, per sentirci validi?

B – Eh, sì, in buona misura sì. Questo è anche bello: abbiamo bisogno gli uni degli altri, per stare in pedi. L'altro è parte di noi, e reciprocamente. Nello stesso tempo, bisogna saper stare in piedi anche da soli, il coraggio della solitudine, pur in attesa.

A – Tu ti sei sentito offeso, diminuito, qualche volta?

B – Beh, confesso di sì. Specialmente dalle persone che senti più vicine, ti aspetti di più una conferma stabile, anche proprio quando traballi. Se ti è negata, se ti senti svalutato, è proprio brutto, fa rabbia, fa disperare. E tu?

A – Devo dire, non so se è superbia, che quasi mai mi sento ferito da critiche o accuse infondate. Se c'è del vero, cerco di farne tesoro. Se sono ingiuste, mi son fatto una corazza, le lascio cadere. Non dico sempre, ma per lo più ci riesco. Se è possibile, mi difendo anche, ma scuoto via la polvere.

B – Ti invidio. Devi avere un'autostima solida, calma. Ma tu riesci davvero a conversare con gli altri? Una conversazione vera, dico, che non sia la chiacchiera del niente, che non sia un monologo, o una lezione magistrale inflitta all'altro? E che non diventi uno scontro, oppure una fredda finzione? Conversare davvero, allo scoperto, è come giocare con le spade: c'è da farsi male.

A – C'è conversazione solo quando c'è stima, attesa, offerta di sé e accoglienza. E pazienza. È un'arte non facile. Ma quando riesci, è un incontro profondo, fa umanità.

B – È vero: ma è anche un problema pratico: chi parla ora, io o te? Chi deve tacere per ascoltare? Darsi sulla voce accade, e se è pesante, fa male. Ma è anche un umano bisogno: ascoltami! Un mio amico ha un sogno ricorrente: cerca di dire una cosa in un cerchio di persone, e nessuno lo ascolta, è come senza voce, invisibile.

A – Occorre una bella moderazione-attenzione-umiltà. Quando si ha bisogno impellente di buttar fuori, di raccontare per togliersi un peso, per condividere, si diventa invadenti senza volerlo. A volte la conversazione è squilibrata, e restano parole non dette, che premono dentro, e l'altro rimane lontano, e ascoltarlo diventa un peso. Bisogna saper attendere, dare ascolto, ma anche chiedere ascolto.

B - È vero. Ora, noi due, qui, ti pare che abbiamo conversato bene, come si deve?

A – Mah, direi di sì, abbastanza. Non mi restano dentro parole impedite da te.

B – Bene. Quando ci rivediamo?



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