19 03 07 + Luca 9, 22-25 +
La croce e le politiche contro i poveri
[22]
"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere
riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser
messo a morte e risorgere il terzo giorno".
[23] Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
[24] Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.
[25] Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
[23] Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
[24] Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.
[25] Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
Questo vangelo è duro.
Sappiamo che il vangelo è annuncio di bene e di gioia. Papa
Francesco esorta a capire che il vangelo è gioia, e a viverlo così.
Gesù ha annunciato alla sua gente percono, misericordia e salvezza.
Non ha condannato se non l'ipocrisia. Oggi stiamo "superando la
mentalità sacrificale" (sottotitolo del libro di G. Ferretti,
Spiritualità cristiana nel mondo moderno, Cittadella 2016).
Gesù annuncia due volte "Voglio miericordia e non sacrifici".
Dio non vuole essere pagato e placato con sacrifici: ci salva gratis.
E così ci impegna alla vita buona. Ma Gesù sa che lui sarà
sacrificato: il sistema religioso lo ripudierà e lo farà morire.
Dice cose opposte alla mentalità religiosa-commerciale, del dare a
Dio una triste religione per avere protezione e benedizione. Gesù
prepara i discepoli increduli
a questo esito, che è
disastroso per una fede facile, ottimista, interessata.
Infatti ne saranno sconvolti, pur avvisati. Ma Gesù dice anche che
la Vita
che è in lui
vincerà sulla morte, il bene non soccomberà. La
richiesta "..
rinneghi se stesso" (ripetuta
nei tre sinittici: Mt
16,24; Mc 8,34; Lc 9,23) che Gesù pone come condizione per seguirlo,
forse vuol dire: non c'è rapporto per chi si basa solo su di sé,
per chi fa l'autosufficiente. L'essere è relazione. Nessuno
si salva facendo conto su se stesso e sui
propri meriti.
Invece, si tenga in relazione con lui ("Se qualcuno vuol venire
dietro di me.."), viva una vita generosa e donativa come la sua.
Una tale vita non si perde. Si perde invece in un pugno di mosche la
vita avida e chiusa, perché la morte non lascia nulla di vivo in una
vita accartocciata su di sé. Il cristiano non ama la croce, non si
sottomette al potere omicida, che ha ucciso Gesù, ma accetta il
costo
della
vita buona, come l'ha accettato Gesù. La croce non è volontà
di
Dio, non
è segno suo: è un
patibolo maledetto,
segno della violenza umana, uguale
alle forche, alle torture, alle stragi di oggi, alle politiche che
respingono e opprimono i poveri.
Quella
croce diventa
un segno di vita, perché il Padre trasforma la morte di
Gesù,
accettata per coraggiosa forte fedeltà alla verità, in vita
invincibile. Le
nostre croci, le
croci delle vittime,
sono soltanto
mali,
che, sulla via di Gesù, diventano forza di vita. Nulla è facile e
liscio. Questo vangelo è consolazione, ed è anche duro da
accogliere.
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