domenica 24 marzo 2019

19 03 25  +  Luca 1, 26-38  +  Teorema duro o metafora iulluminante?


[26] Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
[27] a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
[28] Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
[29] A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
[30] L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
[31] Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
[32] Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
[33] e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
[34] Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".
[35] Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
[36] Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
[37] nulla è impossibile a Dio".
[38] Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. 

 

Per accogliere con fede questo vangelo, dobbiamo credere letteralmente alla concezione fisicamente verginale di Gesù nell'utero di Maria, senza il naturale intervento del padre umano? La chiesa ha aggiunto la necessità di credere anche ad altri conseguenti miracoli fisico-ginecologici: la intatta verginità di Maria nel parto e dopo il parto. Se invece che una affermazione teoretica, intendessimo il racconto dell'annunciazione come una illuminante metafora, perderemmo forse qualcosa delle bella verità di questo vangelo? Anche l'angelo è una metafora della presa di coscienza di Maria; anche l'ombra dell'Altissimo è una metafora. Gesù - che abbiamo poi conosciuto, nella sua vita adulta, profeta massimo del Padre, presenza del suo Spirito nella nostra umanità, unione perfetta con il Padre, cioè uomo come noi, ma straordinario come nessuno di noi - questo Gesù è dunque pensato, nell'annuncio che la chiesa ne fa, come nato in modo straordinario: che paragone più straordinario possiamo immaginare che nascere da una vergine? Anche in altre mitologie religiose si trova lo stesso racconto. Maria è grande nella fede senza bisogno di essere un miracolo ginecologico, e Gesù è uomo comune ma unico, senza bisogno di forzare la natura. Può nascere come tutti, ed essere una presenza di Dio nella nostra carne quale mai si è avuta. La verginità di Maria può essere una metafora per dire che qui c'è un'azione divina che rende straordinaria e unica, nel caso di Gesù, quella comune azione umana di concepimento e nascita. Col tempo, e con l'idea pessimistica e impura della generatività sessuale, è parso necessario insistere (con particolari di cattivo gusto) sulla realtà anatomica dettagliata della verginità. La quale produce una estraneità di Gesù dalla nostra condizione umana, quando invece egli è stato in tutto, eccetto che nel peccato, uomo come noi, perciò redentore, con tutta la sua nascita, vita e morte, della nostra umanità, da lui condivisa in tutto. Si può riascoltare il vangelo di Nazareth così, nella fede più pura, in continuità essenziale con la chiesa di sempre.


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