19 03 25 + Luca 1, 26-38 +
Teorema duro o metafora iulluminante?
[26] Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato
da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
[27] a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di
Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
[28] Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il
Signore è con te".
[29] A queste parole ella rimase turbata e si domandava che
senso avesse un tale saluto.
[30] L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato
grazia presso Dio.
[31] Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù.
[32] Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore
Dio gli darà il trono di Davide suo padre
[33] e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno
non avrà fine".
[34] Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non
conosco uomo".
[35] Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te,
su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che
nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
[36] Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia,
ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che
tutti dicevano sterile:
[37] nulla è impossibile a Dio".
[38] Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
Per accogliere con fede questo vangelo, dobbiamo credere
letteralmente alla concezione fisicamente verginale di Gesù
nell'utero di Maria, senza il naturale intervento del padre umano? La chiesa ha aggiunto la necessità di credere anche ad
altri conseguenti miracoli fisico-ginecologici: la intatta
verginità di Maria nel parto e dopo il parto. Se invece che una
affermazione teoretica, intendessimo il racconto
dell'annunciazione come una illuminante metafora, perderemmo forse
qualcosa delle bella verità di questo vangelo? Anche l'angelo è una
metafora della presa di coscienza di Maria; anche l'ombra
dell'Altissimo è una metafora. Gesù - che abbiamo poi conosciuto, nella sua vita
adulta, profeta massimo del Padre, presenza del suo Spirito nella
nostra umanità, unione perfetta con il Padre, cioè uomo come noi,
ma straordinario come nessuno di noi - questo Gesù è dunque
pensato, nell'annuncio che la chiesa ne fa, come nato in modo
straordinario: che paragone più straordinario possiamo immaginare che nascere da una
vergine? Anche in altre mitologie religiose si trova lo stesso
racconto. Maria è grande nella fede senza bisogno di essere un
miracolo ginecologico, e Gesù è uomo comune ma unico, senza
bisogno di forzare la natura. Può nascere come tutti, ed essere
una presenza di Dio nella nostra carne quale mai si è avuta. La
verginità di Maria può essere una metafora per dire che qui c'è
un'azione divina che rende straordinaria e unica, nel caso di
Gesù, quella comune azione umana di concepimento e nascita. Col
tempo, e con l'idea pessimistica e impura della generatività
sessuale, è parso necessario insistere (con particolari di cattivo
gusto)
sulla realtà anatomica dettagliata della verginità. La quale
produce una estraneità di Gesù dalla nostra condizione
umana, quando invece egli è stato in tutto, eccetto che nel
peccato, uomo come noi, perciò redentore, con tutta la sua
nascita, vita e morte, della nostra umanità, da lui condivisa in
tutto. Si può riascoltare il vangelo di Nazareth così, nella
fede più pura, in continuità essenziale con la
chiesa di sempre.
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